Yasmine, la bambina trovata da sola in mezzo al mare
Qualche giorno fa, una bambina di undici anni chiamata Yasmine, è stata salvata a largo di Lampedusa.
Yasmine era da sola, unica sopravvissuta a un tragico naufragio. Yasmine è stata ritrovata in mezzo al mare, alle tre del mattino, al freddo e al buio, aggrappata alla camera d’aria di un salvagente con la determinazione con cui ci si aggrappa al sogno di un’esistenza all’altezza dei propri sogni.
Yasmine è stata individuata tra le tenebre perché, con voce flebile, invocava soccorso dicendo “Help, help!”: quando si è in difficoltà, risulta ancestrale l’istinto di chiedere aiuto all’altro, probabilmente perché in fondo ognuno di noi è consapevole che nessuno si può salvare da solo.
Yasmine è arrivata dalla Sierra Leone, dopo aver visto parte del suo passato sparire in fondo al mare e portando con sé, sulla terraferma, un carico enorme di sofferenza.
Quando ho letto la sua storia non ho potuto fare a meno di pensare a cosa abbia potuto provare e stia provando, quella bambina di undici anni: me la sono immaginata prima in balìa delle onde scure e gelide e adesso, seppur finalmente al sicuro, catapultata in un presente di cui non conosce nulla e troppo piccola per comprendere che cosa sia il futuro.
Chiunque di noi avrebbe potuto essere Yasmine: lei è solo nata in un’area più sfortunata di questo meraviglioso ma tormentato mondo.