A Cosenza un seminario sugli aspetti repressivi del DDL Sicurezza

A Cosenza un seminario sugli aspetti repressivi del DDL Sicurezza

Sabato 26 ottobre, alle ore 17, presso l’Aula Magna della scuola media G.B. Vico in in Piazza Cappello a Cosenza è in programma un seminario sul DDL 1660 (Decreto Sicurezza), che introduce misure volte a trasformare diverse forme di protesta e resistenza in reati, prevedendo pene severissime.
L’iniziativa informativa vedrà la partecipazione di Maurizio Nucci (avvocato), Emilio Sirianni (magistrato), Italo Di Sabato (Osservatorio Repressione), Peppe Marra (Movimenti No Ponte) e Peppe D’Alesio (Rete Liberi/e di Lottare – Fermiamo insieme il DDL 1660).
Il seminario offrirà un’analisi approfondita sugli aspetti repressivi dei “decreti sicurezza”, con un focus specifico sul disegno di legge 1660 recentemente approvato alla Camera.
Gli interventi forniranno gli strumenti per rafforzare l’opposizione a questa legge liberticida e oppressiva, tipica di uno stato di polizia. L’obiettivo è sensibilizzare il maggior numero possibile di persone e costruire, anche sul territorio, iniziative per contrastare efficacemente questo disegno di legge prima che approdi in senato.

Il 18 settembre è stato approvato alla Camera il DDL 1660, che introduce misure volte a trasformare diverse forme di protesta e resistenza in reati, prevedendo pene severissime. Il blocco stradale, inclusi gli scioperi, sarà criminalizzato con condanne fino a due anni di carcere. Le proteste all’interno delle carceri o nei CPR saranno punibili con pene fino a vent’anni, e chi manifesta contro le grandi opere, se ritenuto pericoloso, rischia la stessa condanna. Anche la semplice propaganda a sostegno delle lotte sociali potrebbe essere punita con pene fino a sei anni, considerata una forma di “terrorismo della parola”. Chi occupa una casa sfitta o solidarizza con chi lo fa rischia fino a sette anni di prigione.
Chi oppone resistenza attiva alle forze dell’ordine potrebbe essere condannato fino a quindici anni, mentre per la resistenza passiva sono previsti fino a quattro anni. Le forze dell’ordine avranno inoltre il diritto di detenere una seconda arma anche fuori dal servizio. Inoltre, gli agenti infiltrati in organizzazioni sindacali e politiche terroristiche o “eversive” vengono coperti con l’immunità penale per reati associativi (DL Renzi 7/2015) e non solo (es. anche per fabbricazione e detenzione di armi).
Il DDL interviene pesantemente anche sul sistema carcerario, prevedendo la detenzione immediata per le madri incinte o con figli di età inferiore a un anno. In assenza di permesso di soggiorno, verrà vietato l’acquisto di una SIM, impedendo di fatto l’unico mezzo di comunicazione con le proprie famiglie.
Queste sono solo alcune delle nuove fattispecie di reato introdotte dal DDL 1660 che, attraverso un forte inasprimento delle pene mira frenare le proteste contro le guerre e contro la costruzione di nuovi insediamenti militari, i picchetti operai, le proteste contro le “grandi opere”, la catastrofe ecologica, la speculazione energetica, e le forme di lotta di cui i movimenti si dotano per aumentare la propria efficacia, come i blocchi stradali e ferroviari e le occupazioni di case sfitte. Non è casuale che il 5 ottobre a Roma la manifestazione nazionale per la Palestina e il Libano sia stata una vera e propria prova generale della forza statuale oppressiva e repressiva.
Tuttavia, questo provvedimento rappresenta qualcosa di più inquietante: un progetto di controllo general preventivo, mirato a una diffusa normalizzazione sociale. Il disegno di legge non si limita, difatti, a colpire specifiche categorie, ma estende la sua forza verso i lavoratori e le lavoratrici, studenti e studentesse, famiglie in difficoltà, le classi popolari e i settori più fragili della società. Esprimere dissenso, scioperare, partecipare a proteste pacifiche, difendere i propri diritti e ciò che oggi è considerato legittimo esercizio della partecipazione civile, con il DDL 1660 potrebbe diventare reato.
Questa legge liberticida, espressione del governo Meloni, rappresenta un enorme passo avanti nel processo di restrizione degli spazi di agibilità sociale, sindacale e politica, da tempo portato avanti dai governi di centrodestra e di centrosinistra.
Il rischio è di scivolare verso una deriva autoritaria, in cui ogni voce critica verrà soffocata e il confronto democratico sostituito dalla repressione. Se non ci sarà una convinta mobilitazione collettiva e di massa, il DDL non potrà essere efficacemente contrastato.
La recente costituzione di reti territoriali promossa dal coordinamento nazionale “Rete Liberi/e di lottare – Fermiamo insieme il DDL 1660” è un passo cruciale per sensibilizzare l’opinione pubblica e costruire una resistenza diffusa contro questo provvedimento.

Rete No DDL Sicurezza – Cosenza

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