Bruno Grenci sulla demolizione delle scuole di Caulonia: “Distrutti anche memoria e ricordi”
Riceviamo e pubblichiamo
Avevo deciso di stendere un velo pietoso sulla distruzione di due strutture che erano state sedi di scuola elementare e di scuola media a caulonia marina. La preghiera di scrivere qualcosa in merito, che mi ha rivolto un onesto padre di famiglia amareggiato e scandalizzato, e un paio di scritti tra il romantico e lo sguaiato (in inglese diremmo trash), che parlano di Visione, che ho visto su Facebook, mi portano a riprendere il tema.
Ho visto invece i commenti coraggiosi e schietti di Ilario Lucano, di Maria Celi e di Giuseppe Fuda che condivido.
È difficile oggi che una persona che lavora onestamente; che viaggia e si guarda intorno; che si informa e abbia un poco di intelligenza; che provenga dal mondo semplice e genuino del novecento, non sia preso da un moto di rabbia per lo scempio che è stato fatto con la demolizione delle due scuole.
PREMESSA PER I SORDI, MISTIFICATORI E PROFESSIONISTI DELLA MALAFEDE: io, noi, perché ora scopro che non ero solo, non eravamo, e non siamo, contro una scuola nuova. Si poteva benissimo avere l’edificio nuovo, anche meglio di quello che è stato inaugurato alcuni giorni fa, in un altro luogo. Anche lì vicino. E chi ha un poco di esperienza amministrativa lo sa. Punto.
La cultura non è solo conoscere Leopardi, Galileo o Dante. O meglio, è anche questo, ma siamo nel campo delle conoscenze scolastiche e nozionistiche; nel campo delle conoscenze letterarie, filosofiche, scientifiche; e, ancora, di approfondimenti cognitivi o esperienze professionali.
Ma poi vi è un concetto di cultura in senso antropologico. Ovvero il bagaglio di conoscenze acquisite in famiglia, nel gruppo sociale di appartenenza, nel contesto storico vissuto, spesso tramandate e trasferite oralmente, o/e per imitazione, e/o abitudini.
Ho fatto questa prosopopea sulla cultura per dire che si sono incontrate, come in un corto circuito, quanto meno in questo caso delle due scuole distrutte, le due culture: quella in senso antropologico: vecchio stampo, sapiente e contadina; e quella delle conoscenze scientifiche: più avanzata, contemporanea, che viene definita della sostenibilità, ecologica e rispettosa dell’ambiente. Il contrario di consumismo, distruzione , usa-e-getta. Tutte e due queste culture sono per le tante “erre”: riparare, recuperare, riciclare, riqualificare, riutilizzare, ripensare.
I nostri visionari, invece, hanno pensato bene di usare la D come distruzione. Ovvero distruggere due immobili di buona manifattura, sui quali negli ultimi anni si erano spesi centinaia di migliaia di euro in ristrutturazioni. E si è trattato anche di distruzione di ricordi e memoria.
Nel frattempo il comune di caulonia paga fior di quattrini per tenere in affitto, per un tempo provvisorio/lungo e incerto, i locali in cui c’è la biblioteca e tutti gli altri uffici comunali. Locali, per altro, molto più angusti, cadenti e fatiscenti delle scuole demolite. Ma i visionari sono capaci di questo e altro.
Nel giardino della scuola elementare distrutta hanno divelto e strappato gli alberi, con il senso di saccheggio e di disprezzo, e in una spesa di alcuni milioni di euro non hanno pensato di salvare o rimpiazzare gli alberi.
In quel progetto di milioni di euro non hanno previsto un impianto fotovoltaico per produrre energia elettrica almeno per lo stesso edificio. E ci sarebbero altre cose su cui opinare. Che pian piano verranno a galla.
Ho sentito che all’inaugurazione c’era tanto entusiasmo e partecipazione. È giusto che sia così; i bambini e le mamme hanno bisogno dell’entusiasmo e della spinta motivazionale.
Ma penso, e avverto, che i visionari “de noantri” spesso confondono gli strumenti con i fini. I contenuti con il contenitore. Il software con lo hardware. E la cosa difficile sarà costruire i fini, i contenuti, il software. Che, tradotti in termini pratici vogliono dire empatia; educazione civica e sociale; relazionalita’; ethos civico; identità; patriottismo. E non necessariamente saranno le strutture materiali, i contenitori, a creare queste ultime, che qualcuno definisce le sovrastrutture. A meno che, volendo continuare a parafrasare, non siano diventati d’un colpo tutti marxisti-materialisti-strutturalisti.
Viva i bambini e la loro scuola… non quella materiale, ma quella della conoscenza e della vita. Di Maria Montessori, di don Lorenzo Milani, di Loris Malaguzzi.
Bruno Grenci