Patria, Nazione, tanta confusione

Patria, Nazione, tanta confusione

Di Francesco Violi

Patria, Nazione, tanta confusione. Il concetto di Patria come terra che ha dato i natali al nostro popolo nasce con il Risorgimento. L’Italia pur essendo stata culla di cultura e di arte per millenni, è stata dominata e da altri popoli, dopo la caduta dell’Impero Romano fino alle guerre di indipendenza. Il processo  di costruzione della nazione si conclude con  la prima guerra mondale. Ma la nazione  Italia non era pronta, non era matura per avere una “coscienza di se”:  la maggior parte della popolazione dopo la prima guerra mondiale era provata, povera, poco acculturata, rispetto alle corti dei ricchi, non ha saputo reagire quando lo  spettro del fascismo si è profilato all’orizzonte. Il fascismo ha trascinato gli italiani  dalle guerre di liberazione alla guerra per la sopraffazione di altri popoli, senza che gli stessi cittadini si potessero rendere conto. I fascisti, ignoranti  di fatto,  si sono appropriati del concetto di Patria o Madre Patria, non come unione di una popolazione che ha lingua, usi e costumi simili, ma come “unione” di persone che la pensavano allo stesso modo che perseguitavano con violenza e sopraffazione quelli che avevano idee diverse. Quindi quel concetto di Patria o di Nazione che è stato utile durante le guerre di liberazione, assumeva un significato di parte con slogan tipo “Dio, Patria e Famiglia”. Un concetto che dopo la seconda guerra mondiale, gli Italiani facevano fatica a pronunciare tanta era la vergogna per quella avventura inutile quanto tragica in cui sono strati coinvolti. La vera nascita della Nazione Italia si ha con l’avvento della repubblica e la  stesura  della Costituzione in cui sono stabilite le regole della convivenza democratica che restituiscono a tutti la stessa dignità indipendentemente dalle proprie possibilità economiche. In essa il Fascismo è condannato senza mezzi termini. Il concetto di Patria è diventato ingombrante, non ci sono pericoli imminenti da cui difendersi:  gli immigrati non sono invasori, chiedono un pezzo di pane per poter vivere, non di prevalere su quelli che ci sono già. Devono attenersi alle regole, regole  non come imposizioni, ma fondamenti del rispetto reciproco: dove finisce la propria libertà, inizia quella di un altro… La Nazione è rimasta come opera matura, come  passaggio successivo a quello di Patria, essa non è formata da un’unica etnia, anzi poco ha a che fare con la “razza”, essa comprende un territorio più o meno vasto in cui le persone che vi abitano si riconoscono per la lingua comune, gli usi e costumi simili, le regole di convivenza, la cultura, l’arte, la musica, la laboriosità, e contribuiscono ciascuno per il bene di tutti.  Lo straniero che vuol diventare cittadino dovrebbe adeguarsi a quelle regole semplici ma fondamentali che non  cancellano quelle delle proprie  origini  ma le integrano.

Dopo un periodo più o meno travagliato nella seconda metà del 900’ in cui abbiamo sperimentato e applicato la democrazia nella nostra nazione, ma anche nelle altre, dimenticando quanto avvenuto nel secolo scorso, più per (neo) ignoranza che per convinzione, stiamo cadendo nuovamente nella trappola delle destre xenofobe, che tutto potranno fare fuorché risolvere i nostri problemi. Una nazione può essere parte integrante di un sistema di nazioni: l’Europa, nell’ambito della quale si stabiliscono le regole generali che sono comuni a tutti gli stati che ne fanno parte, ciascuno stato può dire la sua, poi si decide insieme specie sui temi più scottanti e generali, nessuno stato dovrebbe imporre la propria visione, in contrapposizione a quella di tutti gli altri. Ma alcuni stati, tra cui il nostro, vogliono cancellare con un colpo di spugna i problemi, non affrontarli con razionalità. L’Italia, cioè la sua compagine governativa, ha boicottato tutti i provvedimenti per la transizione energetica, negando il cambiamento climatico in atto, per “salvare l’economia”, fa accordi con governi “canaglia” per limitare l’arrivo dei migranti sul territorio nazionale, e quelli che arrivano vuol deportarli invece di cercare una soluzione con tutti gli altri stati europei. La premier cerca accordi tra i “ nemici” dell’Europa come l’Ungheria, pur essendo membro della stessa comunità, o il partito di Le Pen in Francia. Vuole un ruolo importante per un suo “ vassallo” affinché possa influenzare a suo piacimento le scelte e le decisioni. Non ha ancora capito che il voto alle Europee non può essere letto come un voto nazionale, proprio perché è un sistema  proporzionale in cui ogni partito corre per se; il suo partito, pur avendo ottenuto più voti in Italia, potrebbe non incontrare i favori di quella destra europea moderata che costituisce la maggioranza relativa. Vorrebbe “ l’Europa delle Nazioni” vuole cambiare il paradigma, ma cosa vuol dire? Dopo aver disgregato l’Italia con l’autonomia differenziata, vuol fare la stessa cosa dell’Europa per ridurla ad un ruolo di pura rappresentanza senza alcun potere?

Se non puoi cambiare il mondo, cambia te stesso. Ma lei non l’ha capito. Non rappresenta l’Italia né gli italiani, lei rappresenta solo  il suo partito, quelli che l’hanno votata, tutti gli altri sono nemici, anche gli eletti al parlamento europeo che non si fregiano del colore nero. Non voglio nemmeno immaginare cosa penserà se la Von Der Leyen  sceglierà un altro partito, al posto del suo, per far parte del prossimo governo europeo. Augias dice che “la vita si impara”, ha impiegato più di 80 anni per imparare a vivere e proprio quando ha imparato tutto, sta giungendo al tramonto. Ma il percorso è stato apprezzabile! La premier non ha mai cambiato una virgola alle sue idee, non ammette errori fin da quando era agli albori della sua politica fascista e bigotta. Non è necessario guardare lontano per avere qualche esempio, per noi, per tutti, anzi non è necessario nemmeno cambiare compagine politica… Il presidente della regione Calabria, Occhiuto, eletto con Forza Italia, non ha esitato a scegliere i calabresi a scapito dell’ideologia di partito: si è schierato contro l’autonomia differenziata. Egli è il presidente dei calabresi, tutti, anche quelli che non l’hanno votato. Ma come ci mettiamo a elogiare gli avversari politici! No, non è sostegno ma semplicemente riconoscere alcune scelte coraggiose e apprezzare le qualità della persona anche se, probabilmente, non lo voteremo mai. L’asse delle destre avanza ma non sfonda in Europa, ma possiamo dire che è un vero e proprio “ asse”? Orban si tira fuori dagli accordi con Meloni, perché lei è  troppo “atlantista” non ne vuole sapere del “pacifista”  Salvini perché troppo filo russo ( e lui, Orban, no!) non le piace la Le Pen. Anche ad avere la maggioranza, quale  Europa potrebbero guidare cosi divisi? 

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