L’industria delle armi e i conflitti globali. L’analisi del Prof. Violi
Riceviamo e pubblichiamo
Dopo un attentato fallito ad uno dei due contendenti per la presidenza americana, guardare al mondo con tutti i conflitti in atto per cercare i motivi che lo hanno scatenato sembra logico, ma l’attentato non ha nulla a che fare con le guerre né con la spregiudicatezza della campagna elettorale! Lo sviluppo tecnologico più avanzato non nasce per scopi civili ma militari: costruzione di armi sempre più letali in grado di uccidere più persone possibili ed eludere le difese dell’avversario. Gli USA avevano fino a poco tempo fa lo sviluppo più ampio di queste tecnologie, ma ora di gran carriera stanno emergendo altri soggetti come la Cina e la Russia, non si capisce bene se da partner o in modo indipendente.
Sembra assurdo che lo sviluppo di un microprocessore o di una scheda elettronica avanzata non avvenga per migliorare la vita ma per uccidere, per annientare altri esseri umani. Una volta che le tecnologie vengono superate da altre ancora più performanti, le vecchie vengono passate al mondo civile e entrano a far parte delle nostre apparecchiature tecnologiche, computer, telefoni, elettrodomestici ecc. Le armi sviluppate dovrebbero, nelle intenzioni una nazione come gli USA essere usate come deterrente, come monito per gli avversari che intendano risolvere le controversie con la forza e con le guerre. Ma ora questo equilibrio precario sembra, definitivamente, essere crollato. Un paese come la Russia, candidamente e senza preoccupazione alcuna procede per la sua strada e invade un altro con la forza, sicuro che nessuno oserà attaccare il suo regime, forte, dotato di armi nucleari tali che distruggerebbero migliaia di volte la vita sulla terra. Fino ad ora le armi usate sono, se così si può dire, convenzionali, cioè distruttive limitatamente alle zona dove vengono impiegate, sono spesso armi sofisticate, droni, proiettili che cercano da soli il bersaglio, pochi fucili, missili, mine ecc. La coalizione nata in occidente condanna questa guerra come violazione del principio di sovranità di una nazione da parte di un’altra, condanna le atrocità sui civili, le mire espansionistiche di Putin, impone sanzioni, emette un mandato di arresto internazionale per lo stesso dittatore per crimini di guerra, intanto fornisce aiuti con armi e supporto logistico tecnologico la nazione aggredita, nella speranza che l’aggressione si fermi. ma tutto ciò non sembra avere alcuna efficacia nulla sembra cambiato, tutto continua come nel primo giorno.
Anzi no, un effetto c’è: stravolge le nostre economie; la corsa agli armamenti è quasi d’obbligo con grande piacere per i produttori di morte che si arricchiscono a dismisura. La maggior parte di loro sono americani, ma cosa pensano gli americani di questa crisi? Niente, la maggior parte di loro non sa dove si trova l’Ucraina i loro pensieri si sviluppano intorno ai loro affari il “business” lo chiamano, quanti soldi guadagnano a settimana, pensano alle stragi nelle scuole degli assassini annoiati (come l’attentatore di Trump), al football americano . Insomma a coltivare gli affari interni ignorando, complice anche la stampa che si disinteressa delle vicende altrui, tutto ciò che viene attorno e nel mondo. Gli americani sanno che gli USA confinano con il Messico perché i messicani cercano in tutti i modi di attraversare il confine clandestinamente. Comprano solo prodotti cinesi come nel resto del mondo, mangiano schifezze, riempiti con esaltatori di sapidità, ai fast-food. Se sono ricchi ostentano, con un consumismo sfrenato, il loro stato con disprezzo per gli altri, se poveri pensano a come fare per arrivare a fine mese e a non ammalarsi perché non avrebbero i soldi per curarsi, non potendo pagare l’assicurazione.
Chi può colleziona armi da fuoco, cosa assurda in un paese normale, ma dicono faccia parte del loro cultura, una cultura di forza e autodifesa. La maggior parte di loro spera di non usarli mai ma qualcuno lo fa e siccome non c’è nessun nemico da cui difendersi spara contro le folle inermi, in cerca di un attimo di gloria prima di essere abbattuto. La verità è che le industrie di armi fanno affari d’oro e mai si cambierà la legge che consente il possesso di armi. Stesso discorso vale per le industrie di armi avanzate e strategiche, che vendono sistemi di difesa e offesa in tutto il mondo con guadagni colossali, la maggior parte di economia americana si basa sulle armi, alimentata dalle guerre e i conflitti vari.
La lotta al terrorismo e gli attentati alle Torri Gemelle sono solo un ricordo ormai, sono un ricordo l’intervento in Afghanistan e in Iraq con tutte le conseguenze e gli errori commessi, oggi l’America e i suoi alleati vorrebbero dettare le linee guida per il mondo intero, non vogliono il dominio ma essere da esempio per gli altri paesi non alleati. Non sembra però che abbiano le carte in regola per farlo e le cose peggiorano sempre più: le democrazie vacillano, gli americani, specie se verrà rieletto Trump sono sempre più chiusi su se stessi mentre nel mondo anche in presenza di regimi, che consideriamo non democratici come in Cina, sono sempre più aperti per espandere i loro affari nel mondo, producono di tutto dalle cianfrusaglie al computer più sofisticato, non solo armi, e li esportano in tutto il mondo, producono anche i condizionatori che gli americani usano in modo esagerato per sfuggire al caldo torrido delle estati, in tempo di cambiamenti climatici. Il nostro modo di fare le nostre idee non possono essere accettate, ho molti dubbi sul fatto di essere “ dalla parte giusta della storia” quando aiutiamo l’Ucraina, mentre respingiamo i migranti che cercano un modo per sopravvivere. Ma il colpo di grazia c’è l’ha dato un’altra vicenda, l’azione terroristica contro Israele del 7 ottobre 2023 che ha scatenato una reazione del dittatore Netanyahu del tutto sproporzionata all’azione. La frustrazione di non aver saputo proteggere il proprio territorio suscita nel dittatore una ferocia paragonabile a quelle dei personaggi peggiori della storia, persino di Putin con le sue azioni in Ucraina.
E la cosa peggiore sta proprio nella “ incapacità” di fermarlo sia da parte degli alleati come l’America e l’Europa, quest’ultima insignificante, come sempre, nella scena internazionale, e sia da parte del parlamento israeliano e dal dissenso interno. Le ragioni profonde del conflitto mediorientale affondano le radici in rivalità millenarie, ma dopo la costituzione “forzata” dello stato di Israele ha dato un una patria ad un popolo decimato dall’Olocausto della seconda guerra mondiale, ma ha relegato in un ghetto il popolo che prima abitava quel territorio, invece di creare una nazione, appunto, la Palestina. Generazioni di palestinesi sono nate e cresciute in una condizione di precarietà perenne, nella speranza che qualcosa si muovesse, ma nulla è successo in 80 anni. In questo clima gruppi di terroristi come Hamas hanno avuto vita facile e appoggio da parte di giovani frustrati e senza futuro che hanno giurato di distruggere lo stato di Israele. Condanniamo, fermamente le sue azioni e le intenzioni, ma comprendiamo le ragioni della lotta. Netanyahu vuole annientare fisicamente tutti i combattenti di Hamas per cancellare, secondo lui, l’onta del terrorismo una volta per tutte. Pura utopia, ogni morto tra i civili suscita sentimenti di odio e di vendetta di chi sopravvive. Il metodo usato in questa guerra è quello della terra bruciata, come quello dei Russi in Ucraina. L’efficacia sarebbe buona se per ogni 100 civili uccisi ci fosse qualche terrorista! La stampa occidentale riporta indignata le notizie di civili, vittime della guerra in Ucraina ma i morti a Gaza, provocati dall’azione scellerata di un alleato, passano quasi inosservate!
Netanyahu, pur avendo la possibilità di accordarsi per una tregua e l’eventuale liberazione degli ostaggi continua imperterrito nella sua azione. Egli scredita il suo popolo, scredita tutto l’occidente con la sua azione! Paradossalmente, riabilita l’invasione della Russia in Ucraina, infanga la memoria e il sacrificio di milioni di ebrei, che agli occhi del mondo musulmano e non solo, sono passati da vittime a carnefici.
Ma la cosa che fa più rabbia è che qualcuno, come i grandi produttori di armi, ci guadagna, il business deve andare avanti costi quel che costi! Così i grandi della terra, pur avendo la possibilità di accordarsi per una moratoria sulle armi, per limitare l’uso e la produzione hanno paura di pestare i piedi alle “lobby” più che paura di stati guerrafondai come la Russia. E’ necessario un cambio di prospettiva, aldilà delle ideologie bisogna iniziare a ridurre gli strumenti di morte più ignobili come le mine antiuomo per finire con gli armamenti di offesa più sofisticati e le armi nucleari, bisogna fare un patto di non aggressione a nazioni sovrane e di non aggressione reciproca. Ci vorrebbe una collaborazione anche tra nazioni che hanno regimi di governo diversi per risolvere le controversie con il dialogo in cui tutte le parti vengano coinvolte. Questo è possibile se si dà una priorità a questi temi tralasciando, per un certo periodo, i temi frivoli e campanilistici.
Prof. Francesco Violi