Una lettera di speranza dopo la tragedia: il sindaco di Roccella scrive a Laryn, sopravvissuta al naufragio

Una lettera di speranza dopo la tragedia: il sindaco di Roccella scrive a Laryn, sopravvissuta al naufragio

Laryn è l’unica della sua famiglia ad essere sopravvissuta nel tragico naufragio del 17 giugno nel quale ha perso la mamma, il papà e il fratellino. Laryn è sopravvissuta grazie ad un ragazzo siriano che l’ha tenuta sulle spalle fino all’arrivo dei soccorritori. Un ragazzo che l’ha voluta incontrare una ultima volta prima di allontanarsi da Locri per continuare il suo viaggio verso il Nord Europa. E a Laryn ho voluto parlare ieri sera a conclusione della emozionante Veglia di Preghiera organizzata dalla Diocesi di Locri.

LETTERA A LARYN

“Vedi Laryn, la vita di ogni uomo o donna, in ogni parte del pianeta, qualsiasi sia la sua condizione economica, qualunque sia il colore della sua pelle, è un susseguirsi di momenti di gioia e di momenti di dolore, di eventi che portano felicità e di prove dure, a volte durissime, inimmaginabili, dolorosissime. E di fronte a quelle prove, ogni donna o uomo cui è dato di doverle vivere, qualsiasi sia la lingua parlata si farà la stessa domanda: perché? Perché a me, perché a mia madre, perché a mia figlia, perché? E’ una domanda che ogni uomo e ogni donna si fa sapendo che non c’è risposta e che l’unica risposta può essere cercata nella fede, nel Dio che guida le loro vite e le loro coscienze. Anche tu Laryn ti farai questa domanda, ti chiederai il perché di quello che hai vissuto, che è indicibile, irraccontabile. Di quello che è successo alla tua mamma, al tuo papà e al tuo fratellino. E quando sari più grande cercherai nella fede, nel tuo Dio, un balsamo per le tue ferite, tanto profonde che nessuno di noi può immaginare di sopportare. Un giorno lo farai Laryn.

Ma già oggi quel perché, i tuoi occhi che chiedono perché, devono tormentare le nostre coscienze. Tutti dobbiamo avere davanti a noi i tuoi occhi che ci chiedono: perchè mamma, papà e mio fratello sono in fondo al mare? Perché sono rimasta sola? E non dobbiamo permettere a nessuno, nessuno, sia esso un semplice passante o un rappresentante delle istituzioni, un parroco o un politico, un medico o un insegnante. A nessuno dobbiamo consentire di mettere nel tuo animo il dubbio che smamma e papà abbiano sbagliato, che siano stati irresponsabili nel mettere tutta la loro famiglia su quella barca, assieme ad altre 80 persone, una barca che è fatta per navigare con massimo 7 persone.

C’è una cosa che voglio dirti Laryn. Mamma e papà non hanno sbagliato, perché hanno fatto quello che ognuno di noi che è mamma o papà avrebbe fatto al loro posto e al posto delle migliaia di mamme e papà che sono sbarcati sul molo di Roccella. Vedi Laryn, mamma e papà hanno preso quella barca sapendo che forse non ce l’avreste fatta, che forse sareste morti in fondo al mare. Lo sapevano che c’era quel forse. E lo hanno fatto proprio per quel forse, per quel forse costato 10.000 dollari, per quell’unica possibilità di vita che c’era per voi. E che era li’ dopo il mare, in una terra bellissima l’Europa. Perchè restando lì, dove non c’è vita, il rischio di morire sarebbe stato maggiore e il rischio di vivere una vita senza libertà sarebbe stato una certezza. Mamma e papà hanno preso quella barca per regalare a te e al tuo fratellino il bene più prezioso per una donna ed un uomo: la possibilità di crescere in una nazione libera e democratica, dove ci sono diritti e doveri, dove c’è la pace e dove il futuro è possibile. Volevano dare a te e a tuo fratello la possibilità di vivere. E lo hanno fatto nell’unico modo che l’egoismo dell’Europa, il nostro egoismo, oggi rende possibile: salendo su una barca con altre 80 persone, pagando uomini senza scrupoli, rischiando tutto in mare.

Per questo tutti noi dobjiamo prendere un impegno con te: quando qualcuno al bar o ad un convegno o in una predica o in un comizio dirà che tua mamma e tuo papà non dovevano partire, dobbiamo alzarci in piedi e spiegharlo. Che noi i tuoi occhi li abbiamo visti, così come abbiamo visto gli occhi di migliaia di donne, uomini e bambini che non partivano, ma scappavano. Che dalla guerra, dalla persecuzione, dalla violenza non si parte. Si scappa. E chi scappa non torna indietro non può tornare indietro. E andrà avanti, costi quel che costi per amore dei propri figli, fino ad arrivare in Europa. Diciamoglielo che deve avere il coraggio di dire quello che pensa, anche se indicibile. Che non dovete scappare, che se lo fate poi dobbiamo recuperare i vostri corpi e il corpo di un bambino di un anno con il pannolino e una sola gamba non lo vogliamo vedere. Che se muore lì, nel suo paese, in un campo profughi, non ci interroga, non ci interessa. Che è questo che ci importa, che non veniate qui. Laryn, in quei giorni passati in mare hai visto alcune barche passare, guidate da uomini, che non si sono fermati, che non hanno dato l’allarme. E hai perso la speranza, non solo di essere salvata. Hai perso ogni speranza nella umanità. Ma poi qualcuno i soccorsi li ha chiamati e sono arrivati. E hai capito, Laryn, quello che noi abbiamo visto da anni. Che fino a che in mare ci sarà una donna o un uomo della Capitaneria di Porto Italiana o della Guardia di Finanza e a terra una uomo o una donna della Croce Rossa, di Medici Senza Frontiere, dell’Unicef, di Save The Children, dell’Ordine di Malta; fino a che gli occhi e le mani delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine diranno a chi arriva “ce l’hai fatta, sei in Europa, sei libero”. Fino a che tutto questo ci sarà, c’è speranza. Non solo che una donna, un bambino o un uomo sia salvato, ma che sia salva l’umanità, il nostro essere umani.

Ecco Laryn. Gli uomini sono questo. Sono capaci di farsi la guerra e costringerti a scappare, di dirti che fai male a partire, di pensare che se arrivi qui in Europa dai fastidio. E sono capaci di sostenerti sulle spalle per 3 giorni, di prendere le tue braccia, metterti sulla barca e portarti a terra, di darti subito una coperta, una carezza, un bacio, di curarti e stare vicino a te in ospedale. Di questa prova indicibile, Laryn, ricorda le spalle del ragazzo siriano, le braccia del nostromo che ti ha messo sulla barca, di chi ti ha preso in braccio qui a Roccella, di chi ti ha curato a Locri. Perché quelli, Laryn, sono gli esseri umani.Sono quelli che hanno capito quello che San Paolo scrisse duemila anni fa. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, Non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, Non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Ricorda Laryn, ciò che dobbiamo ricordare tutti, ciò che ci fa andare avanti, ciò che è verità pura che qui, su questo molo di Roccella, abbiamo la fortuna di vivere. Ricorda Laryn. Ricordalo: che la carità non avrà mai fine.

Vittorio Zito – Sindaco di Roccella Jonica

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