Violi: “La Calabria condannata dall’autonomia differenziata”
Continua lo scempio delle nostre istituzioni, è l’ ora dell’autonomia differenziata, in sostanza significa che le tasse pagate dai cittadini rimangono nelle casse regionali, esse serviranno per pagare i servizi essenziali: scuole, pensioni, sanità, viabilità, ecc. Allo stato rimane l’ordine pubblico: Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e poco altro. In sostanza la Nazione è divisa in 20 “Statarelli” ognuno dei quali si gestisce con le proprie risorse a disposizione. Lo Stato si chiama fuori dalle responsabilità, al più sarà presente per riscuotere le tasse delle accise sui carburanti. Ci sarà così un lampo di orgoglio delle regioni più povere che si rimboccheranno le maniche per far crescere le loro economie e colmare il divario che esiste con le regioni più ricche. Così dicono i nostri governanti (nominati dai capi partito e non eletti dal popolo).
“Facile a dirsi!” disse Vespa, mentre intervistava uno di loro. Aggiungiamo: sarà facile la gestione di regioni che hanno la maggior parte del prodotto interno lordo come Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ma quelle regioni come la nostra, che sono state il serbatoio della manodopera di quelle ricche finché il tasso di natalità era alto, come faranno a risollevare le loro economie se loro i figli non hanno potuto intraprendere iniziative proprie in loco e sono andati a servire, per generazioni, le regioni più ricche per un pezzo di pane? Ora che di figli sono rimasti pochi, e appena finiscono le scuole dell’obbligo vanno via, chi rimane ad intraprendere e ammodernare i le aziende che i padri hanno faticosamente messo su? Non è mai nato uno sviluppo industriale, non è mai nata una mentalità imprenditoriale, qui il lavoro è sempre ruotato intorno ai servizi: esercizi commerciali, per intenderci, edilizia, agricoltura di sostentamento, impieghi statali… adesso neanche questi sono più ambiti dai giovani che preferiscono altro. Ma con l’autonomia differenziata immagino altri scenari: Le stesse regioni che l’hanno fortemente voluta, si troveranno ad emanare leggi e leggine differenti in territori confinanti, non ci sono benefici ma solo caos: 20 scuole diverse, 20 diversi modi di gestire la sanità ecc. Qualcuno nell’opposizione ipotizza un referendum che metta le cose a posto, ma ci sono molti dubbi anche sulla raccolta delle firme per poterlo attuare.
Un altro obbrobrio è stato fatto qualche giorno fa con la riforma Nordio, altro nominato, che dall’alto dei suoi 90 anni, invece di godersi gli ultimi anni di riposo, ha pensato bene di dare un po’ più di potere ai suoi pari ai danni dei più inermi. Svuota il codice penale per favorire i burocrati togliendo l’abuso di ufficio in modo che possano gestire arbitrariamente la “cosa pubblica”, mentre dà una stretta alle intercettazioni telefoniche e alla liberta di stampa per non parlare delle ingerenza dello stato contro coloro che non rientrano nei canoni di sesso governativi ( maschi e femmine) .
Un altro campo di attacco a quel che resta della democrazia è il premierato: un modo per garantirsi potere vita natural-durante per l’attuale premier, ovviamente. Ma come non ci sono le elezioni? gli Italiani possono scegliere! No, da tempo gli italiani non scelgono più: I dissidenti non vanno a votare perché si sono resi conto che con la legge elettorale attuale non scelgono più i loro rappresentanti ma li sceglie il capo partito, mentre gli altri che sono favorevoli accorrono in massa in soccorso dei governanti, ammaliati dai racconti di quasi tutti gli organi di informazione che sono ormai in mano alla destra politica.
Essi raccontano che tutto va bene, che da quando ci sono loro il prodotto interno lordo dell’Italia cresce dello 0,7% mentre prima, era un disastro, che stanno combattendo per cacciare i migranti, che stanno rendendo difficile la vita ai gay trans e personaggi che sono contro la morale (loro), che hanno aumentato l’occupazione (sarà vero?) ecc.
Già prima di essi c’era stato il governo Conte e poi il governo Draghi e quando qualcosa non va, dicono, candidamente, “la colpa è di chi ci ha preceduto” come per il debito pubblico sempre crescente. Già, ma durante governi precedenti il PIL, subito dopo la pandemia di Covid, cresceva del 7% e senza i soldi del PNRR che invece sono a disposizione di questo governo, già come mai adesso con questo fiume di denaro in mano, il PIL cresce appena di un decimo rispetto a prima? Che fine hanno fatto quei soldi? Come mai non sono stati “messi a terra” per risollevare l’economia? Semplice, la parola d’ordine è commissariare, si commissaria tutto, ormai, dalle fabbriche ai musei ai parchi nazionali, i dirigenti sono commissari, super pagati, per sperperare risorse senza produrre benefici, l’importante è che siano compiacenti, al servizio di chi li ha mandati al posto di quelli che avevano diritto di occupare i posti. Ma questa è una storia vecchia che dura almeno da 30 anni, da quando la destra è salita per la prima volta al potere con i governi Berlusconi, e nei brevi periodi in cui ci sono stati governanti eletti “non di destra” non c’è stato nemmeno un tentativo di invertire la tendenza.
Forse sarebbe necessario partire dal basso, da chi ha un lavoro umile non adeguatamente pagato, da chi non distingue le differenze tra un politico e un altro, da chi è disorientato, da chi pensa che chi ha il potere deve gridare, lanciare slogan, inveire contro i nemici, contro gli stranieri che “rubano il lavoro” e “ infestano le strade”, contro l’opposizione che protesta e critica che “ha tutte le colpe di quello che non va” .
Bisognerebbe offrire un’alternativa, la possibilità di scegliere chi mandare al potere, di scegliere persone capaci in grado di dare valore alle cose importanti, cioè agli interessi di molti non di qualcuno, di qualche amico o parente, e che non si ispirano ai modelli peggiori delle autocrazie (vedi Ungheria). All’amico che mi ha detto “però, questa ragazza al potere sta facendo bene” rispondo: “Guardati in giro, c’è di meglio, prima che sia troppo tardi”. Sono sicuro che leggerà, ma non sono convinto che cambierà idea!
Prof. Francesco Violi