Murales rimosso a Caulonia: Cosimo Cavallaro scrive a Luana Franco

Murales rimosso a Caulonia: Cosimo Cavallaro scrive a Luana Franco

Cara Luana, ho letto le tue riflessioni nell’articolo (A Caulonia rimosso il murales dell’artista Francesco Trimboli. La riflessione di Luana Franco – Ciavula) e vorrei dirti che non c’è nulla di cui meravigliarsi perché questa è solamente una delle tante facce della cultura di destra: distruggere. In passato i conservatori, reazionari e oscurantisti, bruciavano i libri (ricorda la gigantesca biblioteca di Alessandria o il “Nome della Rosa”). Sono passati millenni ma la cultura distruttrice, insita nel DNA, non si è emancipata.

La distruzione è una schizofrenia che matura nel nostro “pensiero debole”. Una forma estrema di reazione alla paura di tutto ciò che è diverso da noi, di ciò che non si conosce ma, soprattutto, non si capisce. Una patologia che colpisce a livello limbico e che impedisce, a chi ne è vittima, di controllare le emozioni estreme reagendo d’istinto. Spesso con violenza incontrollabile perché la colpa, di ciò che si ritiene sbagliato o ingiusto, è sempre dell’altro ovvero: del nemico.

Caulonia, conclusa la rigenerazione urbana sul lungomare con l’ausilio dei volontari della Pathos – Ciavula

Si distruggono opere pubbliche e artistiche, boschi e spiagge immacolate, panchine e giochi per i bimbi. Per meschini interessi economici si distrugge l’Amazzonia, incantevoli siti naturali, intere specie animali e, attraverso le guerre, si distruggono nazioni con i loro abitanti. Ma si distrugge anche l’ambiente in cui tutti viviamo e, con esso, le forme di vita finora conosciute sul nostro pianeta e la biodiversità. Noi compresi! Ed allora, di fronte a questi sconquassi, cosa vuoi che sia la cancellazione di un murales a Caulonia Marina?

Ma io ti capisco cara Luana perché, se il rischio consolidato di distruzione del pianeta è frutto della speculazione finanziaria, gli ancor più meschini interessi intrisi di ideologia, patrigni di quelli economici, utilizzano forme similmente violente per costringerci ad accettare il disfacimento. Ed è tra queste che si insinua la distruzione di un murales, opera di un artista libero di esprimere la sua cultura, intesa come tentativo di cancellazione della memoria degli oppositori, veri o presunti, al regime di turno.

E mentre noi, giustamente e sacrosantamente, ci indigniamo per gli attacchi alla cultura e ai diritti civili conquistati con le lotte fino all’estremo sacrificio dei nostri antenati, il Potere, quello con la P maiuscola, prosegue nella sua opera di demolizione a tutto tondo, per costruire una società simile ad un impero in cui poche corporazioni beneficiano del lavoro di intere nazioni. Un’operazione immensa, difficile da comprendere e che, nel nostro Paese, si sta manifestando attraverso eventi apparentemente slegati tra loro ma facilmente riconducibili ad un unico disegno: la supremazia della cultura di una destra di potere.

Mi riferisco alla revisione e ai ritardi del PNRR (con tanto di tagli alla difesa del territorio, alla lotta alle mafie, alle opere sociali, etc.), la cancellazione a tappe, per non insospettire, del Reddito di Cittadinanza, la stesura della legge sull’Autonomia Differenziata, il bavaglio all’informazione attraverso l’occupazione della RAI, i condoni a pioggia agli infedeli al Fisco, la mancata cancellazione delle accise sui carburanti nonostante fosse un cavallo di battaglia della destra, i favoritismi alle solite associazioni compiacenti e votanti, la controriforma della Giustizia e, ciliegina sulla torta, il solito rigurgito xenofobo, mascherato da lotta agli scafisti sull’orbe terracqueo, che era già in atto senza bisogno di scomodare un governo di destra.

Cara Luana, quelli che, come me, non sono nati ieri sanno che la destra sociale è un’utopia come tante altre perché essere di destra significa coltivare una visione prevaricatrice nell’organizzazione sociale e, non, semplicemente, appartenere ad un partito politico. Ma sanno anche che i regimi non sono mai dichiarati e non si annunciano con squilli di trombe, agiscono protetti dall’ignavia delle “masse” e si avvalgono di servi che, troppo spesso, attuano comportamenti peggiori di quelli dei loro padroni. 

E se si pensa che questo è il prezzo che dobbiamo pagare al progresso; se la modernità consiste nel farsi governare da coloro che sanno unicamente sostituire il manganello con la ruspa, è meglio rimanere sottosviluppati. E senza ponte sullo stretto!  

Cosimo Cavallaro

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