”Basta polemiche inutili. San Rocco festa di popolo, non solo religiosa”. Le riflessioni di Antonio Larosa

”Basta polemiche inutili. San Rocco festa di popolo, non solo religiosa”. Le riflessioni di Antonio Larosa

Una manciata di giorni dopo la “sbornia” della Festa (solito puntuale successo), con la mente ormai depurata dagli eccessi e dal vortice caleidoscopico dell’ultimo fine settimana agostano, tornano a mezzo social e/o lungo le strade cittadine – che sembrano quasi voler costituire un simulacro di opinione pubblica a Gioiosa Ionica – le più trite e superflue polemiche di fine Agosto: San Rocco è davvero una festa di popolo con una sua religiosità? O non vi è un eccesso di paganesimo artificiale e materialista che quasi “corrompe” la spiritualità dei veri credenti? Non è forse giusto che la Chiesa-Istituzione intervenga a disciplinarne modalità, orari, percorsi, soprattutto per quel che riguarda processione e suono dei tamburi?
Gli schieramenti sono più o meno quelli di sempre, attestati nelle proprie trincee difensive in una surreale e inefficace guerra di posizione: da una parte, chi ritiene che preghiera e devozione religiosa non debbano manifestarsi con una Festa così esagerata come quella di San Rocco a Gioiosa Ionica (il rimbombo ossessivo dei tamburi, lo sperpero di risorse per i cantanti o per i fuochi d’artificio, il marketing social-dipendente incentrato sulla storicamente umilissima figura di San Rocco); dall’altra parte, con risposta speculare che auto-alimenta la contestazione in oggetto, chi ribadisce che la propria religiosità si esprime anche e soprattutto con gli eccessi che ruotano intorno a San Rocco (a partire dalla lunga e indisciplinata processione della domenica e dal suono dominante dei tamburi).
Personalmente, continuo a collocarmi in una dimensione laterale e obliqua, continuo a pensare che entrambe le posizioni colgano a fatica la vera essenza della Festa di San Rocco: che è quella di andare ben oltre religiosità, fede, devozione, che è quella di costituire una dichiarazione d’identità e di appartenenza per una comunità intera a prescindere dal credo spirituale.
Ragiono da laico che ha un approccio razionalista anche ai fenomeni della spiritualità religiosa, immagino la cosa possa non essere gradita ai più: ma rivendico totalmente il diritto di considerare la Festa di San Rocco come la celebrazione della nostra Gioiosa e della sua anima più profonda, una ritualità unica e specialissima che ha pochi eguali nell’antropologia del nostro territorio.


Il 3 Settembre di cinque anni fa, su questo stesso giornale on line così scrivevo (link: https://www.ciavula.it/2018/09/san-rocco-a-gioiosa-ionica-una-festa-che-percuote-e-disorienta/ ):
“La mia opinione, che ho manifestato ed esplicitato in più di un’occasione, è che il San Rocco di Gioiosa Ionica è un unicum specialissimo ed originalissimo, un’eccedenza rispetto ad alcuni canoni concordati o imposti, quasi una mossa del cavallo a stento tollerata e che sollecita immediati arrocchi difensivi e conservativi. La processione è quindi pagana, volgare, licenziosa, esibizionista, consumistica: aggettivi del nostro tempo, attributi della nostra quotidianità, scagliati contro la Festa di San Rocco semplicemente perché evento fuori dal proprio controllo esclusivo (sociale, culturale, economico).
C’è, nella festa gioiosana, un’anima popolare – di genti di estrazione plurale, di devozione umilissima e quasi primitiva, di organizzazione ed intrapresa umane, di micro-economia cittadina, di antropologìa paesana, di spirito comunitario – che continua a percuotere e a disorientare soprattutto chi si ostina ad incasellare tutto in spazi pre-ordinati, chi risponde talvolta in modo anche inconsapevole a poteri e istituzioni meccanicamente orientati. Vale per la struttura puramente ecclesiastica, non sempre disponibile nella comprensione di una Festa che è molto di più di una semplice ricorrenza religiosa e di fede; vale per parti anche significative di opinione pubblica, oggi travestite da ricerca giornalistica o da indagine storica, abili nel maneggiare usi e costumi come corpi contundenti, tutte assorte nel tentativo ricorrente di svilire un evento che è proprio per sua natura”.
Viviamo un’epoca di debordante artificialità, in cui troppi contesti e troppe situazioni anche di successo risultano essere letteralmente senz’anima, confezionati a tavolino quasi fossero prodotti da supermercato: San Rocco a Gioiosa Ionica mantiene una sua naturalezza di fondo, umanissima e perciò stessa costellata di difetti e di imperfezioni, sulla quale sarebbe il caso di investire con lucidità invece che inscenare “polemicuccie” paesane di dubbio gusto e valore.
Perché questa ansia di disciplinamento da parte della Chiesa? Perché questa ricerca di controllo e di normalità per una Festa di popolo che invece oggi si reclama come libera ed eterodossa? Perché questa voglia continua di assegnare alla Festa patenti di vera religiosità? San Rocco è diventata una celebrazione grande e ricercata, con una sua oggettiva potenza sociale, con una sua ricchezza anche economica: nel successo e nella crescita della Festa, io intravedo anche lo sviluppo tout court della nostra Gioiosa, in un rapporto quasi simbiotico a confermare – mi piace ratificarlo ancora – identità e appartenenza di una comunità intera, qualunque sia l’approccio spirituale e religioso che si privilegia.

Angelo Antonio Larosa – cittadino di Gioiosa Ionica

(Foto di repertorio)

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