Caulonia, alle falde del Kilimangiaro
Di Cosimo Cavallaro
Sarebbe oltremodo interessante condurre una indagine demoscopica tra i cauloniesi maggiorenni (ma sarebbe ancor meglio se partecipassero tutti i calabresi), quelli, per intenderci, che vanno a votare o, peggio, non vanno, per scegliere, non solo gli amministratori locali ma anche quelli regionali e, udite udite, il Parlamento e nientepopodimeno che il Governo nazionale, per chieder loro se sono a conoscenza del fatto che l’Italia fa parte del G7, ovvero delle sette nazioni più ricche e avanzate del mondo.
Da dove nasce l’interesse per un simile sondaggio? La risposta è semplice. Sarebbe interessante capire su quale articolato ragionamento viene apposta una croce sulla scheda elettorale poiché, nonostante il famoso “repetita juvant” (le cose ripetute giovano) dei Latini, molti di noi cauloniesi (e calabresi, e italiani), sono stanchi di lamentarsi e segnalare alla stampa e alle autorità competenti, sempre e costantemente le stesse problematiche, relative ad argomenti vari, nell’indifferenza degli amministratori eletti, siano essi comunali, regionali o governativi. Una classe dirigente che, comunque la si pensi, non è imposta dal Padreterno ma scelta dal voto dei cittadini e che da anni si giustifica e si auto-assolve adottando la tecnica dello scaricabarile (le responsabilità, per tutto quello che non funziona, sono sempre di chi ha governato in precedenza!).
Qualcuno si chiederà “che ci azzecca il G7 con Caulonia” ed anche in questo caso la risposta non è difficile. L’appartenenza ad una nazione avanzata significa che all’interno dei confini nazionali tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito e dal luogo di residenza, in quanto contribuenti, hanno diritto ad usufruire di strutture pubbliche: strade, ponti, ferrovie, acquedotti, ospedali, linee telefoniche ed elettriche, scuole e asili, parchi, etc., con il medesimo standard qualitativo. Ebbene, alzino la mano quei cauloniesi convinti che, nonostante le aliquote sulle tasse siano le stesse in tutte le regioni, la qualità delle prestazioni ricevute sia paragonabile a quella, per esempio, dei cittadini piemontesi. Ma se non alzano la mano alzino almeno la voce per rimandare al mittente la proposta del Governo in carica il quale, quantunque consapevole della abnorme disparità finanziaria e strutturale tra le regioni, insiste nel voler promulgare una delle leggi più inique e impopolari dalla nascita della Repubblica, quella che molti definiscono una “porcata leghista”: l’Autonomia Regionale Differenziata (sul significato concreto della parola “differenziata” in questo contesto, sono convinto che non siano concordi neppure i proponenti della legge stessa. Figurarsi noi umili cittadini, e non tutti, che di differenziata conosciamo solo l’immondizia).
Ma torniamo alla nostra amata Caulonia per disquisire (ancora!!!) su un paio di problematiche che avrebbero dovuto rovinare il sonno dei nostri amministratori da ormai troppi anni ed invece sono ancora qui a rovinare il sonno a noi utenti. Parliamo, incredibile ma vero, di acquedotto e viabilità.
Perseverano e imperversano sulla salute dei cauloniesi le “imboscate” del servizio idrico. In un mondo in cui si pubblicizza l’acqua del rubinetto di casa, invitando i cittadini a berla con fiducia evitando di acquistare tonnellate di plastica della durata di una bevuta, in zona Vasì, ancor oggi, ogni qualvolta apriamo i rubinetti cadiamo in depressione. Il guaio è che il fenomeno non è costante per cui, ad ogni utilizzo, dobbiamo valutare come comportarci ovvero se accettare l’acqua o rifiutarla. La verifica avviene in due passaggi: olfattiva e visiva; se superiamo la prima passiamo alla seconda. E meno male che non siamo daltonici perché negli ultimi sei anni abbiamo visto sgorgare, dai tubi dell’acqua, liquidi dai colori cangianti che vanno dal giallo paglierino al marrone vinaccia passando per il bianco latte. Un arcobaleno anomalo che spunta, saltuariamente, senza alcun preavviso. La cosa più curiosa è che per assistere a questo spettacolo non richiesto paghiamo un biglietto il cui costo è identico a quello delle bollette relative all’acqua potabile (e affidabile) di cui avremmo diritto. La cosa meno curiosa ma più irritante è che, avendo perso la fiducia, oltre a pagare normalmente il servizio idrico, dobbiamo acquistare l’acqua pulita o procurarcela ai fontanili pubblici per bere, cucinare e lavarci i denti. Con buona pace del portafoglio e della salute!
Se casomai avessi l’opportunità di rinascere e il destino dovesse condurmi nuovamente a Caulonia, sicuramente farei il meccanico o, in alternativa, il gommista. Non c’è miglior cliente, per queste categorie di artigiani, dell’automobilista cauloniese. Qualsiasi sia la meta o la direzione da seguire, condurre un automezzo lungo le strade del nostro comune è pur sempre un’avventura da brivido da non consigliare a chi soffre di lombalgia o è debole di cuore. E non basta munirsi di poderosi fuoristrada, come hanno fatto molti cauloniesi ché, illudendosi di mitigare i disagi della viabilità, con il peso del mezzo allargano e rendono più profonde le già sproporzionate buche in quello che fu l’asfalto. Vi sono alcuni tratti di strada (ad esempio da Pezzolo a Ficara) nei quali non c’è slalom che tenga. La sequenza di fosse si è talmente allungata ché, scansata una crepa, si finisce irrimediabilmente nella successiva. E meno male che noi automobilisti non capiamo il linguaggio delle autovetture e, di conseguenza, non percepiamo la sfilza di bestemmie lanciata dalle gomme, dagli ammortizzatori e dalle sospensioni tutte. Con buona pace del portafoglio e della salute e goduria massima di meccanici, gommisti e carrozzieri!
Ironia a parte, tornando agli inizi di questo scritto, si potrebbe dire che Caulonia, così come gran parte dei comuni della nostra sfortunata regione, più che nel gruppo del G7 dovrebbe trovarsi alle falde del Kilimangiaro. Difatti, come in quel luogo ameno della profonda Tanzania, la nostra quotidianità potrebbe essere paragonabile ad un perenne safari. Una caccia interminabile non alle belve feroci ma a soluzioni efficaci per risolvere, in autonomia e in solitudine, le problematiche vitali di tutti i giorni avvalendoci dell’arte di arrangiarsi e coltivando quell’infinita pazienza che, più che ai cittadini, si addice ai sudditi.
Concludendo, sappiamo benissimo che il nostro Paese non possiede risorse naturali sufficienti per mantenere uno standard di vita elevato per tutti i cittadini. Sappiamo anche che sono molti i politici eletti che si dedicano con devozione e competenza per migliorare le prestazioni della pubblica amministrazione. Purtroppo, in questa nostra Italia, uno dei problemi più grandi continua ad essere l’iniqua spartizione della ricchezza. Il modello economico che ci siamo scelti non prevede la solidarietà come bene primario e intangibile. E salire a bordo di quello che chiamiamo “ascensore sociale”, è sempre stato difficile per coloro che, storicamente, sono partiti in svantaggio. Diverso è il discorso per chi ha ereditato condizioni favorevoli e che si guarda bene dal condividere il proprio benessere con chi è rimasto al palo (ecco uno dei motivi per cui, in questo Paese, parlare di “patrimoniale” è come bestemmiare). Con queste premesse è evidente che, finché saremo in Democrazia, è importante il nostro voto. Quando le risorse finanziarie sono adeguate son tutti bravi ad amministrare ma, nei momenti di crisi, amministratori e politici preparati e intellettualmente onesti sono indispensabili. Quando i fondi a disposizione sono scarsi bisogna possedere un’ottima organizzazione personale e una lungimirante visione del futuro, saper ascoltare circondandosi di persone capaci e oneste ma, soprattutto, consolidare l’etica della giustizia che consenta di svincolarsi dalle pressioni dei lobbisti, dei furbetti e degli speculatori di turno. Divulgare costantemente propaganda o alzare il tono della voce al limite dell’arroganza, come d’uso nell’universo destroide, non ha mai risolto né i problemi finanziari, né quelli etici. Semmai li ha aggravati.