Cambiamenti climatici, incendi e piromani

Cambiamenti climatici, incendi e piromani

Di Cosimo Cavallaro

Non vengono da Marte e non sono neppure alieni. Si nascondono tra noi, protetti dall’omertà di amici e parenti, e, forse, conducono una vita normale nella quale trovano posto anche gli affetti. Tra i lettori di questo articolo, probabilmente, ci sarà qualcuno che, a sua insaputa, intrattiene rapporti conviviali, magari al bar, a parlare di minchiate (perché con simili “crape” il confine della mediocrità è dietro l’angolo), sorseggiando un caffè.

Stiamo parlando dei piromani, scarti di umanità che, pur vivendo tra noi, occultano la loro vera identità con maschere infuocate (e insanguinate). Eppure, è complicatissimo individuarli e, qualora si riuscisse, non si può sbatterli in gattabuia e buttare via la chiave perché, fortunatamente per loro, vivono in un Paese democratico senza meritarlo. Di questi assassini impuniti, che ogni anno firmano i loro crimini contro l’umanità con spietata durezza, non sappiamo quasi nulla. Non riusciamo a capire, ad esempio, se distruggono in proprio per miserabili interessi personali oppure, come molti sospettano, siano solo i sicari di organizzazioni criminali che mirano a incassi faraonici sotto forma di speculazione o, peggio, di accaparramenti, più o meno leciti, di denaro pubblico spalmato a pioggia dallo Stato alle Regioni costrette, per causa loro, a dichiarare lo stato di emergenza. E se, per raggiungere lo scopo, ci scappa il morto: pazienza.

Un dramma ciclico quello degli incendi che si ripete ogni anno in quasi tutte le nazioni del mondo e che dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, quanto la crudeltà, l’ingordigia e la stupidità siano dannose per l’umanità e per il pianeta. Un accanimento, contro la nostra unica “casa comune”, che noi umani, ottimisticamente definiti homo sapiens, ma che di “sapiens” ci è rimasto ben poco, esercitiamo ogni giorno attraverso incendi, disboscamenti, inquinamento, cementificazione, sovraproduzione e sprechi. E abbiamo un bel che stracciarci le vesti quando scopriamo che anche il nostro clima mediterraneo si è tropicalizzato.

Quando l’ennesimo tornado, sempre più disastroso, minaccia una città come Milano. Ogni anno, di fronte al dramma, società civile, politica e informazione suonano la grancassa salvo poi, terminata l’apprensione del momento, accantonare nel limbo i disastri in attesa dei successivi. Un silenzio assordante e complice che altro non è se non l’annuncio di nuovi e più disastrosi eventi. Per non parlare delle soluzioni proposte da politicanti, con ambizioni da statisti, per i quali ogni problema è puramente economico e può essere risolto con il denaro. Non piove? E dov’è il problema? Basta costruire bacini artificiali che conservino l’acqua piovana! E così facendo, in un crescendo di strutture e sovrastrutture, il mondo lievita a vista d’occhio come un enorme cantiere di mattoncini Lego nel quale sguazzano festanti bambini viziati.

Il tutto in assenza di un visionario che abbia il potere e il coraggio di alzare la voce e ricordarci che il mondo non può crescere all’infinito. Che bisogna frenare prima di andare a sbattere, rivedere il modello economico, rallentare la produzione di beni di consumo destinati a finire rapidamente nell’immondizia, ridurre il consumo di terra, acqua e aria perché non sono risorse infinite. Che dobbiamo cessare immediatamente ogni stupida quanto crudele guerra perché il pianeta, già arso, non può più permettersi il lusso di dissipare nell’atmosfera tonnellate di anidride carbonica ed energia termica sprigionate da migliaia di missili e bombe di ogni forma e potenza. E coloro che non riescono a domare il brivido eiaculatorio della bestialità guerresca, si affittino una palestra e un paio di guantoni e si affrontino vis a vis su un ring. Ne guadagnerà la loro rispettabilità e il pianeta.

È tempo di accorgersi che questo minuscolo geoide, vagante nell’universo e che chiamiamo Terra, è esausto. Ma anche che il problema non è del pianeta ma di noi esseri viventi. Alla Terra non interessa se chi la calpesta è un homo sapiens o uno scarafaggio. Alla Terra non importa se si viaggia in Ferrari o a dorso di cammello e non importa se la sua superficie è formata da oceani, catene montuose, foreste o deserti. La Terra sopravviverà a qualsiasi evento endogeno. Noi umani no.

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