Aiello: “La sanità sempre più una mangiatoia per aziende private a scapito dei più fragili”
di Pasquale Aiello
IL “diritto alla salute” è sancito, in Italia, dalla carta costituzionale e precisamente all’articolo 32 del testo.
L’unità di misura che stabilisce il grado di civiltà di un paese, di conseguenza, è il funzionamento del rapporto indissolubile tra il diritto alla salute e la sanità pubblica. Un sistema sanitario pubblico, insomma, che dovrebbe garantire una assistenza completa e gratuita a chiunque con la copertura finanziaria della fiscalità di tutti i cittadini. Invece, il SSN italiano, fino a qualche decennio addietro efficiente e valido, versa ora, secondo i rapporti degli osservatori, ma soprattutto le testimonianze degli utenti, in condizioni penose. Una situazione triste ma che nessun governo finora ha voluto sanare. Addirittura si preferisce sacrificare risorse per un diritto costituzionale, la salute, e impiegarle per la guerra che la stessa Costituzione italiana ripudia. I mancati investimenti dello stato nella sanità pubblica, producono, ovviamente, scarsi livelli essenziali di assistenza (LEA), richiesta di contribuzione per visite specialistiche e terapie farmacologiche, liste di attesa con un minimo di sei-nove mesi e carenza di personale infermieristico e sanitario. Ecco allora che in questo quadro a fosche tinte, col sostegno di governi borghesi e affaristi, la sanità diventa sempre più una mangiatoia per aziende private a scapito di una grande fetta di popolazione fragile socialmente, perché malati cronici e anziani, ma anche economicamente perché con redditi e pensioni basse, per cui tanta gente è costretta a rinunciare alle cure.
Questo prezioso diritto in epoca di politiche neoliberiste è diventato ormai un lusso. In Italia il giuramento di Ippocrate rischia di diventare una opzione, sicuramente non per mancanza di professionalità da parte dei medici, che continuano a spendersi instancabilmente, ma perché una classe politica inadeguata da circa vent’anni preferisce chiudere gli occhi rinunciando a mettere ordine nel settore sanitario dove la fanno da padroni corruzione e clientelismo e cedendo il passo ai privati, con la convinzione che potessero essere il rimedio e invece stiamo assistendo al proliferare di affarismo, mafia e ancora più corruzione in nome del profitto. L’incremento dell’alternativa privata è l’obiettivo del sistema capitalistico alimentato e condizionato dai continui tagli di risorse al SSN, 37,5 miliardi effettuate dai governi negli ultimi 17 anni.
In Italia migliaia e migliaia di nuclei familiari si impoveriscono per effetto del peso sanitario da sopportare e molti addirittura smettono di curarsi. Ci si appresta a varare il disegno di autonomia differenziata rischiando di trasformare le regioni in altrettanti statarelli per cui si produrrà un ulteriore indebolimento che porterà alla demolizione della sanità pubblica a vantaggio delle aziende private e dei più ricchi. In realtà l’autonomia differenziata dispone per ogni regione i livelli essenziali delle prestazioni che ovviamente non saranno uguali per cui di fatto decade l’essenza stessa di solidarietà tra regioni, con sistemi sanitari differenti, che al sud saranno sempre più carenti, per via del minore gettito fiscale. Con un sistema sanitario in queste condizioni, l’unica soluzione, per renderlo efficiente, sarebbe un considerevole rifinanziamento. Le risorse? Ci sono e anche abbondanti. Basterebbe recuperare i fondi elargiti al privato, cancellando le convenzioni e riducendo sprechi e consulenze esterne agli amici, che ammontano a circa 25 miliardi all’anno, e si potenzierebbe il SSN, meno soldi per armi e guerre e l’istituzione di una patrimoniale sulle grandi rendite finanziarie. Ma queste sono soluzioni non gradite al governo italiano in carica, in quanto di destra e come tale ideologicamente contrario. Infatti tutto l’esecutivo spinge per la famigerata flat-tax per ridurre ancora le tasse ai ricchi. “la salute non è una merce di scambio” ed è disumano, come dice Gino Strada, soffrire di più o di meno in proporzione al proprio conto corrente. Per questo bisogna intraprendere una lotta che veda insieme gli operatori sanitari e la popolazione tutta per la salvaguardia e la difesa di un bene comune essenziale quale è la sanità pubblica, e non sprecare una grande occasione per modellare la società in cui vogliamo vivere.