Calabria, raccolgono funghi e rimangono intossicati dopo averli mangiati: coppia finisce al pronto soccorso
(ANSA) – Due coniugi di Corigliano-Rossano, residenti fuori regione ma rientrati nella propria città per il ponte del due Giugno, sono rimasti intossicati da funghi velenosi mangiati dopo averli raccolti.
È accaduto il 31 maggio scorso.
Dopo il pranzo, nel corso della notte, sono comparsi i primi sintomi d’intossicazione con forti dolori addominali e vomito intenso il cui aggravarsi ha indotto la coppia a ricorrere alle cure del Pronto soccorso ospedaliero.
Lo rende noto il dottore Ernesto Marra, micologo dell’Ispettorato micologico dell’Asp di Cosenza.
I sanitari hanno quindi attivato il protocollo regionale previsto nei casi d’intossicazione da funghi con la richiesta della consulenza del micologo dell’Ispettorato dell’Asp per individuare la specie responsabile e da qui la richiesta della consulenza del tossicologo del Centro antiveleni finalizzata a somministrare celermente le cure più appropriate. Non essendo disponibili residui della raccolta o del pasto assunto su cui svolgere le indagini macroscopiche e microscopiche, il tempo intercorso tra il consumo e l’insorgenza dei primi sintomi, oltre 12 ore, la gravità degli stessi e la descrizione dei funghi consumati, hanno portato il micologo ad ipotizzare l’Amanita verna quale specie responsabile del caso i cui effetti tossici apparivano compatibili con quadro clinico. Un fungo, viene spiegato, con ogni probabilità confuso con i comuni “prataioli” che la coppia ha riferito di aver raccolto e consumato.
L’Amanita verna, specie a nascita primaverile altamente tossica e responsabile di sindrome falloidea, condivide con i funghi conosciuti come “prataioli commestibili”, solo il colore bianco del cappello “differenziandosi però – è scritto in una nota – per una serie di altri particolari che se non perfettamente conosciuti posso indurre in un pericoloso errore il raccoglitore inesperto. Ad evitare tali gravi episodi, i micologi dell’ Ispettorato delle Asp assicurano, gratuitamente ai privati raccoglitori, la certificazione di commestibilità.
Alla luce di questo nuovo episodio, ancora una volta, vale la pena sollecitare di avvalersi costantemente di tale servizio pubblico prima di portare in tavola i funghi raccolti in proprio”