Reggio Calabria, tentò di uccidere presunto boss della cosca De Stefano-Tegano: condannato a 15 anni
(ANSA) – E’ stato condannato a 15 anni di carcere Emilio Molinetti, imputato per il tentato omicidio di Giorgio Benestare, detto “Franco”, ritenuto un esponente di spicco della cosca De Stefano-Tegano.
La sentenza è stata emessa dal Tribunale di Reggio Calabria che ha accolto la richiesta del pm della Dda Stefano Musolino.
Si è concluso così il processo di primo grado nato dall’inchiesta coordinata, oltre che dal pm Musolino, anche dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Giuseppe Lombardo e dal sostituto della Dda Walter Ignazitto.
Figlio del boss Gino Molinetti detto la “Belva” e imputato nel processo “Malefix”, Emilio Molinetti era stato arrestato assieme a Marco Geria che, lo scorso novembre, è stato condannato a 10 anni con il rito abbreviato. Entrambi erano imputati per tentato omicidio, ricettazione e danneggiamento a mezzo incendio. Tutti reati aggravati dall’agevolazione mafiosa.
Al centro del processo c’è l’attentato subito da “Franco” Benestare che si è costituito parte civile. Il boss è stato investito il 26 maggio 2021 nel quartiere Archi da un furgone Fiat Doblò bianco mentre percorreva a piedi via Croce Cimitero, riportando gravissime lesioni.
“In particolare – è scritto nel capo di imputazione – l’autista dell’autoveicolo aumentava la velocità una volta individuato il pedone e lo colpiva indirizzando la traiettoria del mezzo contro la vittima designata”. Grazie alle immagini di impianti di videosorveglianza, gli investigatori della Squadra mobile hanno ricostruito la dinamica dell’attentato ai danni di Benestare che è stato a lungo ricoverato in ospedale.
Secondo l’accusa, dopo aver saputo della presenza del boss che camminava nel quartiere, gli imputati avrebbero recuperato il furgone, che era stato rubato nei mesi precedenti, e avrebbero atteso il momento propizio per tentare di ucciderlo. Quello che in apparenza sembrava un incidente stradale, per la Dda si è poi rivelato un tentato omicidio.
Dopo l’arresto, Geria ha ammesso di essere stato a bordo del furgone. Nel corso dell’interrogatorio, però, Geria non ha voluto dire con chi era.
Durante il processo il pm ha spiegato che sul furgone c’era Molinetti e l’impianto accusatorio è stato accolto dal Tribunale.