Maria Campisi: “I reperti archeologici di Focà sono fruibili dopo quasi 100 anni”
E’ fruibile dopo quasi cento anni dal rinvenimento fortuito il complesso di reperti archeologici scoperto nel 1925 a Focà di Caulonia, località Aguglia (fondo Stinco), tra il colle di Focà e il lato sinistro del fiume Allaro.
Conservato come deposito temporaneo dallo Stato presso una proprietà privata locale, per più generazioni, il complesso è costituito da sette blocchi di forma parallelepipeda piuttosto irregolare e un rocchio di colonna dorica con venti scanalature a spigolo vivo.
I massi di durissimo calcare bianco conchiglifero, al momento del rinvenimento da parte di un agricoltore locale, erano sovrapposti in più assise e riaffiorarono insieme ad ossa umane e altri reperti relativi ad un edificio monumentale.
In quel periodo il Sovrintendente Paolo Orsi volgeva, per raggiunti limiti di età, verso il termine della sua brillante carriera e veniva successivamente sostituito dal Sovrintendente E. Galli. Sul posto però, fintanto che il Galli si insediava nella nuova sede reggina della Sovrintendenza, venne inviato il fedele disegnatore di Paolo Orsi, Marco Carta.
La relazione archeologica, datata 16 giugno 1925, è resa ancor più preziosa dalle annotazioni personali del grande Paolo Orsi ed è corredata da piante e sezioni dell’edificio e dai disegni realizzati dal Carta anche circa altri materiali riaffiorati: due statuette, di cui una maschile, più grande, e una femminile, più piccola, un rocchio di colonna scanalata e un frammento architettonico “fortemente stuccato”.
Lo scavo, effettuato a mezzo Km a S.E. dai piedi del colle di Focà, sulla sinistra del fiume Allaro, mise a nudo un ambiente costruito con grossi conci con le fondazioni poggiate su detriti alluvionali a 3 metri di profondità dal piano di campagna: “La struttura murale è greca, benchè i conci sono ben connessi e senza malta, ma nulla si può dire a che servisse. Lo scavo è stato fatto in modo che si vede il solo interno del fabbricato. I conci quasi affioravano al suolo ed alcuni di questi furono dal contadino strappati. Ora sono in parte visibili tre o quattro filari di questi abbastanza grossi ma di poco spessore, e degradanti nell’assise superiore. Nella parte S.E. si nota anche una porta (…). Nell’interno erano buttati diversi altri conci appartenenti al medesimo edificio e verso la parte centrale (…) si trovarono diversi frammenti di terrecotte figurate, cioè due mascherette e frammenti piccoli di panneggi di grandi statue fittili”.
In giro, attorno allo scavo furono osservati diversi resti di rottami fittili, principalmente di pithoi. Secondo Paolo Orsi la destinazione d’uso di questo edificio era pubblica, ipotizzando che si trattasse di un piccolo santuario, probabilmente appartenente alla tipologia “extramuranei” o di frontiera.
Maria Campisi – Consigliere comune di Caulonia