D’amore non si muore

D’amore non si muore

Per nove mesi una mamma immagina come sarà stringere fra le braccia il proprio bambino. Quel giorno tanto atteso finalmente arriva, anche se dopo ore di dolore e sofferenza.

A quella mamma viene detto che il dolore svanirà non appena i suoi occhi incroceranno quelli del suo bambino, ed è così.

Ma il dolore non svanisce, semplicemente cambia posto per dare spazio all’amore più grande che possa esistere.

Subentra poi la stanchezza, quella accumulata durante mesi di notti insonni per il pancione e i fastidi che una gravidanza porta, quella che il travaglio e il parto fanno arrivare a livelli che solo chi ci passa sa cosa significhi.

Ma a una mamma non è permesso essere stanca, perchè la società ha stabilito che doveva metterlo in conto quando ha scelto di avere un figlio che non sarebbe stata una passeggiata.

Viene lasciata lì, sola a letto con il suo bambino, senza che nessuno possa darle una mano, perchè le regole sono queste e perchè tanto ”mica sei la prima, e allora le nostre nonne come facevano?”.

Finchè crolla sopraffatta e dopo qualche ora viene svegliata per ricevere la notizia che nessuno mai vorrebbe avere, per ritrovarsi fisicamente sola ma stavolta in compagnia dei sensi di colpa, del rimorso e del dolore più grande che possa esistere solo perchè nessuno le ha dato il diritto di essere stanca.

Tutto ciò accade nello stesso Stato che ha visto lottare persone per poter tornare allo stadio, andare ai concerti e riempire studi televisivi; persone che hanno intasato piattaforme online per comprare monopattini e bici elettriche.

Nessuno però ha scelto di lottare per la solitudine delle madri negli ospedali.

Il nostro Stato ora è guidato da una donna, una madre, come spesso lei stessa sottolinea con enfasi. E spero che si adoperi affinchè cose del genere non si ripetano mai più.

Perchè d’amore non si muore, di negligenza sì.

Foto di 🇸🇮 Janko Ferlič su Unsplash

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