Che cos’è la chiesa cattolica?
Otto anni fa papa Francesco ebbe a dire che «la chiesa non è un negozio, non è un’agenzia umanitaria, la chiesa non è una ong, la chiesa è mandata a portare a tutti Cristo e il suo Vangelo». A voler essere pignoli, Bergoglio spiegò cosa dovrebbe fare la chiesa cattolica, senza però spiegare cos’è la chiesa cattolica. Probabilmente non fu una coincidenza. Per quanto possa suonare bizzarro, non è affatto facile capire (e far capire) cos’è la chiesa cattolica.
Nel suo libro Da animali a dèi, Yuval Noah Harari ha ricordato che la casa automobilistica Peugeot, a differenza di un oggetto, di una pianta o di un animale, non esiste nella realtà, ma soltanto nel mondo fittizio del diritto quale «persona giuridica». La chiesa cattolica, che sicuramente non è un oggetto, una pianta o un animale, a differenza della Peugeot non è però nemmeno una persona giuridica.
Almeno secondo la definizione che ne danno i vocabolari. Perché la chiesa, nell’ottocento e per gran parte del novecento, prediligeva definirsi una «società giuridicamente perfetta». Con questa altisonante espressione ritiene ancora oggi che, poiché è stata fondata da Gesù, il suo potere deriva esclusivamente da Dio. È pertanto completamente autosufficiente: non è tenuta a rispondere ad alcuna realtà umana, fisica o giuridica che sia.
Si legga papa Leone XIII nell’enciclica Immortale Dei (1885): «si deve ritenere che la Chiesa sia una società perfetta nella sua peculiare natura e nel suo assetto giuridico non meno di quella civile, e che al potere statale non deve essere consentito di sottomettere e subordinare a se stesso la Chiesa, o di limitarne l’azione, o di sottrarle uno qualsiasi degli altri diritti che da Gesù Cristo le sono stati conferiti». E che ovviamente spetta soltanto al papa identificare. Pura teocrazia: lo spazio per i poteri civili è soltanto quello che la chiesa stessa concede graziosamente loro.
Nessun manuale di diritto economico, però, presta attenzione a una dottrina teologica del genere. E non potrebbe essere altrimenti. La chiesa cattolica non possiede un codice fiscale (anche perché non le si chiede di pagar le tasse), non è intestataria di proprietà, non ha un consiglio di amministrazione, non produce atti a valenza legale e non ha un bilancio (nemmeno consolidato).
E non può quindi andare in bancarotta: può succedere alle sue diocesi, ma non certo alla chiesa cattolica, che nemmeno ne risponde. Le figure giuridiche a cui maggiormente si avvicina sono forse il brand e la società occulta, ma si tratta di due tipologie su cui nessun leader cattolico concorderebbe. Per di più, oggi le gerarchie ecclesiastiche evitano accuratamente di presentarsi come comunità o società perfetta, perché contrasterebbe non poco con l’umiltà che tanto vanno sbandierando a partire dal Concilio Vaticano II.
Secondo il Catechismo (1992) la chiesa «incorpora i battezzati». Che in teoria, quindi, potremmo paragonare agli azionisti di un’impresa o agli iscritti di un partito. Ma anche in questo caso ci sbaglieremmo: la chiesa considera infatti come suoi membri attuali persino i morti.
Ritiene infatti di essere composta da una chiesa “militante” (i battezzati vivi), “purgante” (i battezzati morti, che stazionano nella sala d’attesa del purgatorio) e “trionfante” (quelli che sono arrivati a meta e si godono la brezza piacevole del paradiso). Roba forte, senza dubbio: solo per i feticisti della teologia più estrema. Ma resta il fatto che nemmeno questa definizione aiuta a far luce.
Ne troviamo però un’altra ancora: lo stesso Catechismo definisce la chiesa anche quale «Popolo di Dio». Ma, come esistono tante tribù in un popolo, esistono anche tantissime chiese diverse, e tra di esse non vi è sempre il riconoscimento dei battesimi altrui, qualora vi siano cambi di casacca.
La chiesa cattolica potrebbe dunque al massimo rappresentare un’espressione equivalente a «il popolo della sinistra» (o della destra), composto da una massa indistinta di simpatizzanti, di cui una parte si impegna e in qualche caso viene eletta (grazie a quelli che erano stati eletti in precedenza) in varie articolazioni quali i gruppi parlamentari e i partiti, quelli sì riconosciuti giuridicamente.
Ne risulta l’impossibilità di sapere quanti sono, in un determinato istante, sia i componenti del popolo della sinistra, sia quelli che appartengono alla chiesa cattolica, in quanto è possibile uscirne senza comunicarlo a nessuno.
Anche perché, se avete compiuto delitti latae sententiae (tutti non considerati tali dalla legislazione, a parte la violenza fisica contro il papa o i vescovi), siete automaticamente scomunicati e quindi estromessi dalla comunità cattolica. Persino quando le autorità ecclesiastiche non sanno che avete commesso tali “delitti”, e anche qualora non ne venissero mai a conoscenza.
Rimangono tuttavia enormi differenze tra un partito e la chiesa cattolica. L’iscrizione a un partito dura di norma un anno, mentre nella chiesa cattolica il battesimo è ritenuto «un sigillo indelebile» che marchia a vita. Gli iscritti di un partito possono votare e cambiare il gruppo dirigente, eleggendo nuovi responsabili e modificando gli obbiettivi.
Nella chiesa cattolica non ci sono congressi e i battezzati non hanno diritto di voto; non hanno quindi la facoltà di cambiare linea o di rovesciare le gerarchie, che si auto-riproducono per cooptazione. In tal modo, il gruppo dirigente finisce quindi per rappresentare un mero apparato di potere che, per assurdo, potrebbe continuare ad agire come agisce ora anche se venissero meno tutti i fedeli, gestendo in maniera esattamente identica le medesime attività e i medesimi beni.
Non possiamo quindi sorprenderci se papa Pio XI sostenne nel 1938 che «se c’è un regime totalitario, totalitario di fatto e di diritto, è il regime della chiesa» e se il cardinal Bertone, allora numero due del Vaticano, affermò risolutamente nel 2008 che «la chiesa non è e non potrà mai essere una democrazia». Tuttavia, anche le loro affermazioni non servono a comprendere cos’è la chiesa cattolica.
Giunti a questo punto, penserete che stia provocatoriamente evitando la risposta più semplice: «la chiesa cattolica è una religione». Non è esattamente così. Esiste sicuramente il cristianesimo cattolico, così come esistono l’islam sunnita, l’induismo shivaita o il buddhismo mahayana. Tutte queste sottocategorie religiose si dividono a loro volta in una molteplicità di organizzazioni. Ma la chiesa cattolica non viene definita in questo modo nemmeno dai documenti più importanti emanati dal papato.
Nel Catechismo troveremo soltanto 28 occorrenze della parola «religione», due dell’espressione «religione cristiana», nessuna di «religione cattolica». Il passaggio che forse si avvicina maggiormente a quello che stiamo cercando afferma che, «nel linguaggio cristiano, il termine ‘Chiesa’ designa l’assemblea liturgica, ma anche la comunità locale o tutta la comunità universale dei credenti» (e torniamo al paragone con «il popolo della sinistra»). Ma troviamo anche scritto che «la chiesa è a un tempo visibile e spirituale, società gerarchica e corpo mistico di Cristo.
È una, formata di un elemento umano e di un elemento divino. Questo è il suo mistero, che solo la fede può accogliere». Una volta ancora, il fumosissimo linguaggio teologico non è di alcuna utilità per districarsi in un sistema di scatole cinesi, e peraltro scarica su di noi, poveri di fede, l’incapacità di comprendere il «mistero» di cosa sia la chiesa cattolica. Abbiamo però quantomeno assodato che, anche per Giovanni Paolo II, cosa sia la chiesa cattolica rappresenta un «mistero».
Lo stesso papa ha peraltro promulgato anche il Codice di diritto canonico, che contiene una (sola) ricorrenza dell’espressione «religione cattolica», forse scappata alla revisione delle bozze. Il canone 1369 prescrive inoltre che «chi proferisce bestemmia od offende gravemente i buoni costumi o pronuncia ingiurie o eccita all’odio o al disprezzo contro la religione o la Chiesa, sia punito con una giusta pena».
Da notare la «o»: nero su bianco, Giovanni Paolo II ci conferma che la chiesa è cosa diversa dalla religione (qui probabilmente intesa come sinonimo di ‘fede’). Forse, la ritrosia del magistero a usare questa formula discende dalla convinzione di detenere l’unica verità rivelata: solo il cristianesimo può essere definito “religione” e solo il cattolicesimo rappresenta «l’unica Chiesa di Cristo» (come autorevolmente ricorda la costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II). Alla fine, se si googla un po’, l’espressione «religione cattolica» compare quasi soltanto nei programmi scolastici delle scuole pubbliche italiane…
Il canone 113 sostiene poi che «la chiesa cattolica e la Sede Apostolica sono persone morali in forza della stessa disposizione divina. Nella chiesa, oltre alle persone fisiche, ci sono anche le persone giuridiche, soggetti cioè nel diritto canonico di obblighi e di diritti che corrispondono alla loro natura». Un concetto arzigogolato e per di più indimostrato, come quello di dio su cui si fonda. Parafrasando Harari, esiste soltanto nel mondo fittizio della teologia.
C’è però un organo di governo (autoproclamato) della chiesa cattolica, ovvero la Santa Sede. Il Codice di diritto canonico si limita ad affermare che «col nome di Sede Apostolica o Santa Sede si intendono nel codice non solo il Romano Pontefice, ma anche, se non risulta diversamente dalla natura della questione o dal contesto, la Segreteria di Stato, il Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa [soppresso nel 1989] e gli altri Organismi della Curia Romana».
Non stabilisce però le rispettive competenze. Anche perché il Codice, laddove attribuisce poteri, li attribuisce al solo sommo pontefice. Come è facilmente verificabile esaminando lo stato che governa, la Città del Vaticano, che non si pone alcun problema a definirsi «una monarchia assoluta» in cui il papa concentra su di sé «la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario», nominando ogni subalterno nonché chi eleggerà il suo sostituto: somiglia moltissimo alla fantasia più sfrenata di ogni dittatore.
Il Vaticano è uno stato in cui tutto, letteralmente tutto è di proprietà della sola Santa Sede. A complicare le cose ci si mette il fatto che sia il Vaticano, sia la Santa Sede sottoscrivono accordi internazionali. Come se fossero intercambiabili.
Tuttavia, non hanno firmato né la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (ed è tardi per rimediare) né la Convenzione europea sui diritti umani (e, volendo, potrebbero rimediare anche domani). È un altro aspetto che non stupisce più di tanto: dal punto di vista dei diritti umani rappresentano la negazione degli stessi – a cominciare dalla parità di genere.
Non dimentichiamo che il Vaticano è uno stato nato grazie a un concordato con il regime fascista. Grazie al quale la stessa Santa Sede è considerata uno stato e si vede riconoscere le relative immunità dagli stati che con essa hanno sottoscritto accordi. Nei sacri palazzi non hanno mai ringraziato abbastanza Mussolini.
Né i testi ufficiali, né l’esempio pratico riescono dunque a spiegarci cos’è realmente la chiesa cattolica, se non un vero e proprio mistero della fede. Sulla base delle evidenze raccolte, è però quantomeno possibile affermare che la chiesa cattolica è un concetto teologico elaborato da un apparato di potere che pretende di non dover rispondere a nessuno, e che basandosi su una delega in bianco ricevuta da battezzati in fasce (che in maggioranza continueranno a rivolgersi a essa soltanto per ricevere rituali identitari), gestisce il culto cattolico attraendo, in tal modo, anche concreti e cospicui benefici. Pertanto, è senz’altro vero che la chiesa cattolica non è una ong: ha enormemente più privilegi e diritti di una ong, e non ha per contro alcun dovere.
Fateci caso: sulla dichiarazione dei redditi l’espressione «chiesa cattolica» esiste eccome. Ma poiché la chiesa cattolica giuridicamente non esiste, i soldi incassati con l’8×1000 finiscono tutti ai vescovi.
Raffaele Carcano – UAAR
Che cos’è la chiesa cattolica? – A ragion veduta (uaar.it)
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