L’ANPI accusa: “Reggio è morta iniziativa fortemente politicizzata dalla destra fascista”
Si è svolta sabato 3 dic la manifestazione “Reggio è morta”; apparentemente lanciata da ignoti soggetti “civici”.
Nei fatti, tuttavia, la manifestazione si era già palesata come iniziativa fortemente politicizzata a destra; sia per Chi la stava promuovendo e pubblicizzando che per il profilo della stessa.
Il corteo dei circa 200 partecipanti (a dispetto di fantasiose cronache) è stato aperto dai militanti di NFP (sigla-acronimo di PNF: Partito Nazionale Fascista); ovvero dai referenti di quel movimento neo-fascista cittadino che continua, da anni, a praticare inequivocabilmente “apologia di fascismo” in modo scandalosamente impunito.
Non solo loro (che non nascondono minimamente il loro credo anticostituzionale, reazionario ed illegale) ma anche “Il Popolo di Archi” con il suo referente Luciano Surace (già candidato con il cdx alle ultime elezioni comunali) che, come gli aderenti di NFP, si professa apertamente fascista e mussoliniano propagandando a più livelli e contro ogni legge l’ideologia fascista; in ogni sede ed in ogni dove; addirittura stampando e divulgando illegalmente “giornali di quartiere” a supporto della figura del Duce.
Lo stesso Surace, durante la manifestazione, si fa e divulga sui suoi canali social un selfie con la vergognosa didascalia “La Marcia su Reggio. Siamo passati e passeremo” (con tanto di emoticon con la mano del saluto romano). Questa è solo l’ultima delle sue eclatanti ed inaccettabili espressioni a sostegno delle idee fasciste; le ha palesate anche all’interno di altre manifestazioni pubbliche passate sempre organizzate da movimenti di destra e le palesa con dichiarazioni razziste, omofobiche o contro i movimenti femministi e per i diritti LGBT.
Sia il Surace che NFP sono stati più volte segnalati (anche in Prefettura) ma, ancora, inspiegabilmente senza sostanziali e concreti provvedimenti.
La democrazia è una conquista frutto della Resistenza e della Liberazione dal nazi-fascismo; il nostro Paese, sopravvissuto a quei crimini, si è dato una delle Costituzioni più avanzate e progressiste del mondo in termini, soprattutto, di diritti e garanzie delle libertà individuali e collettive.
Chi rinnega la nostra carta Costituzionale rifacendosi a idee di un Regime dittatoriale, dichiarate criminali ed illegali, va perseguito come previsto per legge.
Non sono affatto “bravate” e non è folklore; non lo è se gruppi organizzati, in città, si radunano e programmano iniziative pubbliche ed attività politiche di divulgazione e promozione dell’ideologia fascista.
Non entriamo in merito ai contenuti ed alle tematiche della protesta; proprio perché siamo per la libera e democratica espressione del dissenso e contro ogni forma di repressione di esso purché si stia, per l’appunto, dentro i princìpi costituzionali.
Abbiamo il dovere, tuttavia, di rappresentare presso ogni sede ed ogni organo preposto lo scenario cittadino di un’estrema destra che vorrebbe tingere di nero ogni orizzonte colorato, plurale e rispettoso delle specificità politico-culturali.
I nostalgici del Duce non possono e non devono trovare alcuna agibilità politica; non possono e non devono operare in barba ai valori assoluti ed inalienabili della libertà e della giustizia sociale senza che ne paghino le conseguenze previste dalla legge.
Vogliamo ricordare che la legge 20 giugno 1952, n. 645, recante “norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale, comma primo, della Costituzione” (c.d. legge Scelba) ha vietato la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista e previsto i reati di apologia di fascismo, di istigazione e reiterazione delle pratiche tipiche e proprie del partito e del regime. Costituisce in particolare apologia del fascismo (art. 4) la propaganda per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità proprie del partito fascista; la pena prevista è la reclusione da 6 mesi a 2 anni e la multa da euro 206 a euro 516. La stessa pena è inflitta a chi pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. Aggravanti sono previste: se il fatto riguarda idee o metodi razzisti (reclusione da 1 a 3 anni e multa da euro 516 a euro 1.032) o se alcuno dei fatti che costituiscono apologia sono commessi col mezzo della stampa (reclusione da 2 a 5 anni e multa da euro 516 a euro 2.065). Analogamente, la legge n. 645 punisce le manifestazioni fasciste (art. 5) cioè il reato di chi, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste; la pena è quella della reclusione fino a tre anni e la multa da euro 206 a euro 516. Sia per l’apologia che per le manifestazioni fasciste è prevista, in sede di condanna, la pena accessoria dell’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici, dall’elettorato attivo e passivo e da ogni altro diritto politico.
Chiediamo interventi immediati ed improcrastinabili da parte della Digos e, ripetiamo, di ogni altro soggetto preposto.
Come ANPI non arretreremo di un passo e, qualora non verranno adottate le dovute misure, rappresenteremo la stessa istanza a livello nazionale per il riconosciuto ruolo che svolgiamo anche a livello istituzionale.
Ufficio Stampa ANPI Reggio Calabria