Bentornati a Destralandia

Bentornati a Destralandia

Di Cosimo Cavallaro

Sono trascorsi poco più di due anni dalla fine del governo giallo-verde, uno dei peggiori della storia repubblicana e, non paghi dei soprusi elargiti a pioggia contro gli emarginati, rieccoci qui a constatare che non abbiamo ancora raschiato il fondo del barile. E mentre sono ancora in corso i ringraziamenti a quel 27% degli italiani, che con il loro voto hanno consegnato il nostro Paese alla Destra, già assistiamo agli effetti che questa scelta inopportuna produce nelle coscienze degli italiani che lottano, giorno dopo giorno, per custodire quel minimo di integrità morale che ci conserva umani. Ed è un film per il quale avevamo già pagato il biglietto quello a cui stiamo assistendo, con la differenza che alcuni attori della politica hanno accettato un ruolo di secondo piano con la certezza che qualunque sodale li avesse sostituiti, avrebbe seguito pedestremente le loro orme consolidate nel paradigma destroide della storia attuale.

E mentre la maggioranza dei cittadini europei si arrovella per scovare soluzioni ai grandi e piccoli problemi del nostro tempo, dalla siccità alle alluvioni causate dai cambiamenti climatici, ai costi esorbitanti dell’energia che si riversano su bollette dai costi improponibili, a novelli virus sconosciuti alla scienza medica che rischiano di causare nuove pandemie, all’inflazione che erode gli stipendi e i risparmi impoverendoci inesorabilmente, dal ponte di comando del nuovo governo partono i primi ordini ai sottoposti arruolati nelle truppe sul campo con l’obiettivo di “distrarre le masse”.

Ma noi che non ci riteniamo degli sprovveduti sappiamo benissimo quali armi userà la destra per raggiungere lo scopo. Oltre cinquant’anni trascorsi all’opposizione ci hanno insegnato che mostrare i muscoli alle minoranze, ovvero a coloro che con le loro azioni o la loro miseria “disturbano” l’operosità produttiva di chi nella vita intravvede il solo obiettivo della ricchezza individuale, porta consensi anche da quei cittadini fragili che, sottoposti alla pressione delle problematiche sopra elencate e incapaci o impossibilitati a trovare soluzioni efficaci, sono pronti a gettarsi tra le braccia dei primi politici capaci di sedurli con le loro promesse.

“La pacchia è finita”, ci dicono, ed ecco che basta un “rave-party” per promulgare un decreto tanto imperfetto quanto liberticida. Un attacco spropositato alla libertà di riunione che impedisce per legge, con tanto di galera e di ammenda, qualsiasi adunanza di cittadini qualora fossero verificabili pericoli per la salute e la sicurezza pubblica. Ma chi stabilisce, cari legislatori, che un raduno potrebbe essere pericoloso? E ancora: quali sono le adunanze prive di rischi?

Ma il piatto forte per la destra nostrana ed europea sono coloro che fuggono dalla disperazione. Ed è su questo argomento che, come funghi, spuntano a tappeto le dichiarazioni dei vincitori e gli articoli della stampa più servile. Quasi non lo sapessimo questi campioni del disprezzo dei diseredati ci fanno notare che “il problema dell’immigrazione non può essere di pertinenza esclusiva italiana ma deve coinvolgere l’intero continente europeo”.

Sacrosanto, anche se aggiungerei che dovrebbe rendere complice l’intero pianeta! Ma perché questi signori parlano di Europa in termini generici e non ci dicono che nel nostro continente sono proprio i loro sodali di destra (per coloro che lo avessero dimenticato vorrei ricordare che essere di destra non è una questione “partitica” ma accettare, condividere e comportarsi secondo l’etica propagandata da chi ritiene che la propria etnia e cultura siano perfette e superiori a tutte le altre, pertanto sono le uniche accettabili) a rifiutare una quota di migranti sul loro territorio? Pronti ad accogliere milioni di disperati ucraini (azione meritoria e condivisibile) questi governi erigono muri di filo spinato e tollerano pattuglie di “patrioti” ai confini della propria nazione per impedire l’ingresso e ricacciare nel nulla migliaia di esseri umani, provenienti da Paesi in difficoltà, che bussano alle loro porte perché non hanno vie d’uscita alla disperazione.

Niente di nuovo sotto il sole di questo caldo autunno. L’uso dei disperati per fini politici in tutte le nazioni del mondo è storia vecchia. Ma fa rabbrividire il nuovo concetto di accoglienza inventato dall’attuale governo italiano che, per salvare la faccia, ha autorizzato l’ingresso nei porti alle navi delle ONG concedendo lo sbarco “umanitario” ai soli migranti minorenni e con conclamati problemi di salute ma rispedendo, a non si sa quale mittente, quelli che chiama con un obbrobrio dialettico di puro burocratese: “carico residuale”.

Un escamotage vergognoso che fa piangere chi non ha più lacrime così come farebbe sorridere, se l’argomento non fosse tragico, la difesa dell’operato governativo a cura del novello ministro degli esteri il quale, arrampicandosi sui vetri come tanti democristiani di passata memoria, candidamente ci fa sapere che l’ostacolo all’ingresso dei migranti sono proprio le ONG ovvero i comandanti delle navi che non rispettano le regole in quanto non procedono all’identificazione delle persone che salvano in mare.

In altre parole: se i migranti sono identificabili nulla osta all’approdo nei porti italiani. Ma poiché risulta che le persone soccorse dalle Organizzazioni non Governative incidono solo per il 18% dei richiedenti asilo, noi filibustieri di sinistra ci spingiamo oltre e affibbiamo le responsabilità agli stessi emigranti in quanto costoro, mentre la barca o il gommone veleggia alla deriva, invece di trastullarsi in attesa che una nave li soccorra, dovrebbero compilare il loro curriculum vitae in modo da accelerare le procedure di ingresso. Operazione non necessaria qualora il richiedente fosse munito di carta di credito valida.

Ho voluto terminare con una evidente provocazione polemica ma purtroppo quando la Legislatura è in mano ad un governo forte con i deboli non è tempo di contese ma di chiedere all’Opposizione parlamentare, che considerando la formazione che ha vinto le elezioni dovrebbe essere di Sinistra, di fare il proprio dovere senza ambiguità e, soprattutto, senza divisioni opportunistiche.

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