Aiello: “La criminalizzazione della solidarietà è frutto di una politica perversa”
Di Pasquale Aiello
A Riace, nel cartellone degli eventi estivi 2022, quest’anno si è parlato anche di ‘criminalizzazione della solidarietà’. In un report di Amnesty International è descritto come in numerosi paesi dell’Europa, negli ultimi tempi, tutti coloro che difendono i diritti umani, siano essi amministratori, organizzazioni civili o semplicemente gente comune che hanno prestato aiuto o hanno soccorso per mare e per terra rifugiati e migranti sono stati costretti a subire procedimenti penali ingiusti, persecuzioni e campagne calunniose e offensive.
La solidarietà, fatta passare come reato, li ha trasformati in pericolosi sovversivi per aver disatteso le politiche europee sulla migrazione, concepite ad hoc per bloccare rifugiati e migranti prima di raggiungere i paesi dell’ Unione europea o di respingerli verso i loro paesi di provenienza.
Questi difensori dei diritti umani, sono a loro volta diventati oggetto di vessazioni da parte delle autorità di confine, per aver offerto a chi ne aveva bisogno, aiuto e assistenza e essersi opposti a espulsioni illegali perpetrate dalla polizia di frontiera mettendo così in rilievo tutta la spietatezza e il cinismo prodotti dalle politiche sull’immigrazione.
In Svizzera numerose persone, tra cui il pastore evangelico Norbert Valley, sono state processate e condannate semplicemente per aver offerto rifugio a cittadini stranieri o averli aiutati ad accedere alle procedure di protezione. In Francia la guida alpina Pierre Mumber è stato processato per aver offerto tè e vestiti caldi a quattro richiedenti asilo dell’Africa occidentale.
In Croazia le Ong “Are you Syrious” e “Centro di studi per la pace” sono state sottoposte a minacce e intimidazioni e infine processate per “favoreggiamento dell’immigrazione irregolare”.
In Grecia Sarah Mardini e Seán Binder, due soccorritori che avevano ricevuto apposita formazione, sono stati per mesi in regime di fermo per aver aiutato i rifugiati approdati sull’isola di Lesbo, e la lista di Amnesty è ancora lunga.
Una politica perversa, praticamente, ha fatto in modo che un atto di umanità, quale è l’accoglienza e la solidarietà, fosse denunciato dalle autorità come una minaccia alla sicurezza e una truffa allo stato portando i colpevoli in tribunale e costringendoli a impiegare le proprie risorse per difendersi.
Questo rapporto dimostra come i governi e le istituzioni hanno tirato fuori una molteplicità di divieti, sanzioni e punizioni per perseguitare individui o associazioni che difendono i diritti delle persone che migrano. E’ quello che è successo anche a Mimmo Lucano, diventato ormai famoso come sindaco dell’accoglienza ma anche per essere rimasto vittima egli stesso della criminalizzazione della solidarietà.
Il 30 settembre 2021 un glaciale collegio giudicante del tribunale di Locri, con una inconsueta e anomala sentenza, ha condannato l’ex sindaco di Riace a 13 anni e 2 mesi di reclusione in primo grado nell’ambito dell’operazione “Xenia”. Neanche al peggiore dei mafiosi. E’ stato ritenuto colpevole di associazione a delinquere, per una serie di reati commessi contro la Pubblica Amministrazione.
Mimì, come affettuosamente viene chiamato da amici e attivisti è fortemente rattristato e frustrato per essere stato “trattato come un mafioso” dal potere di quello stesso Stato che lo aveva elevato a ‘santo’ per l’opera svolta, definendolo ‘San Lucano’, per essersi reso sempre disponibile ad accogliere, soprattutto quando le istituzioni andavano in tilt per la numerosità degli sbarchi.
Egli, comunque, conferma che rifarebbe tutto, perseguendo gli ideali di fratellanza, solidarietà e accoglienza in cui ha sempre creduto. “Non voglio la pietà di nessuno, se ho sbagliato pagherò, ma non rinuncio neanche a un grammo delle idee che sono alla base di quello che è successo a Riace”. Lo ha affermato ancora durante l’incontro a Riace tenutosi nella piazzetta della “Taverna donna Rosa” a cui hanno partecipato gli avvocati che lo difendono nel processo d’appello, Andrea Daqua e Giuliano Pisapia collegato da Milano, e Luigi de Magistris, leader di Unione Popolare, coalizione di Sinistra in
corsa alle politiche di settembre 2022. Un sistema che condanna chi accoglie i fratelli che fuggono da miseria e guerre e promulga leggi che fanno a pugni coi diritti umani e avviano meccanismi che rendono tollerabili luoghi-lager dove sistemare persone che non hanno nessuna colpa.
Un provvedimento tra tutti è la “detenzione amministrativa” contemplato dalla legge Turco-Napolitano del 1998 che ha dato il via libera e l’agibilità a molte strutture-prigioni (Cpt, Cie e Cpr) per ospitare i profughi in attesa di essere respinti. Comunque sia, pur con tutte le difficoltà, il Villaggio Globale, a Riace, rimane aperto. E anche l’ambulatorio medico Jmuel fondato dal dottore Isidoro Napoli e tutte le attività artigianali con i rispettivi laboratori.
Nonostante la mancanza di fondi, conseguente al Decreto Salvini n.113/2018 che ha stravolto il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo, tagliando i finanziamenti, Riace continua a essere meta di un’accoglienza spontanea. “Le persone” – è la testimonianza di alcuni volontari – “arrivano ugualmente tramite il passaparola.
Alcuni che non fanno più parte dei progetti di accoglienza non sanno dove andare, noi apriamo le porte del nostro villaggio globale e forniamo assistenza e sostegno”. A Riace svolgono attivismo militante molte associazioni tra cui il “Comitato 11 Giugno” che prende il nome dalla data di inizio del processo a Mimmo Lucano, sorto pure in altre parti d’Italia, le quali insieme tengono in piedi, tramite sottoscrizioni, questo “capolavoro di accoglienza e inclusione”.
Un modello di società, insomma, immaginata e da plasmare sul modello Riace. Una visione altra del fenomeno migratorio che non sia da intendersi come un affare per trarre profitto, ma come un dovere nei confronti di chi è stato depredato per decenni, e continua a esserlo da parte dell’occidente opulento, Italia compresa. Tuttavia, una cosa è certa, indubbia e ‘inappellabile’.
E’ l’immagine o soltanto il pensiero di tutti quei migranti che fin dal primo sbarco sulle coste di Riace hanno incontrato sulla loro strada Mimmo Lucano, e che oggi, siamo certi, con tutto l’affetto di cui sono capaci non fanno altro che ringraziarlo e esprimergli gratitudine perché li ha salvati.
Mimmo Lucano, dunque non molla e la speranza è che la sentenza di condanna venga ribaltata e possa incarnare la lotta per la difesa dei diritti umani e il riscatto per tutti gli ultimi e gli indifesi della terra.