Caulonia si risveglia amministrata dai fan di Silvio Berlusconi. Cagliuso e i suoi aderiscono a Forza Italia. La sinistra dorme
Caulonia si risveglia amministrata dal partito di Silvio Berlusconi.
Dalla stampa si apprende infatti dell’adesione del sindaco e di larga parte dei componenti della maggioranza a Forza Italia.
Caulonia Riparte, la lista che ha vinto le ultime comunali ed ha eletto sindaco Francesco Cagliuso, si è presentata agli elettori come una lista civica, pur essendo evidente che al suo interno erano presenti candidati di destra ed estrema destra. Ma con uno strano pudore la loro presenza è stata fatta passare quasi sotto traccia, come a voler ribadire che la coalizione non era politica ma esclusivamente civica.
Ora questa parvenza di “civismo” è definitivamente crollata, di fronte all’adesione a Forza Italia del sindaco Cagliuso, del vicesindaco Lancia, degli assessori Commisso e Ierace e dei consiglieri Panetta e Sorgiovanni.
Generalmente l’adesione ad un partito politico viene motivata, illustrata, rivendicata. Stavolta, nonostante non siano mancate in questa calda estate le occasioni pubbliche, nessuno degli amministratori ha ritenuto di motivarlo o quantomeno di comunicarlo. Come se fosse un gesto da compiere in sordina, quasi di nascosto. Una sorta di piazzamento politico sul carro di chi governa la regione e probabilmente presto l’intero Paese ma senza esporsi troppi, senza rumore. Di nuovo quel pudore o quella ritrosia già emersi nel dibattito sulla presenza dell’estrema destra in Caulonia Riparte.
Tra coloro che hanno sostenuto e votato la lista vincente alle comunali ci sono stati sicuramente elettori di destra, ma non solo.
Come spiegheranno, gli amministratori cauloniesi, ai loro elettori non di destra che continueranno a promuovere Caulonia come paese dell’accoglienza salvo aderire al partito che, con Berlusconi Presidente del Consiglio, approvò la legge Bossi-Fini e che attualmente sostiene la coalizione che vuole il blocco navale, che quando venne applicato nel 1997 provocò 81 morti (tra cui molti bambini) e 27 dispersi?
Ed è altrettanto insensato, a mio giudizio, essere un’amministrazione comunale di un paese del sud e sostenere la coalizione che attraverso la Lega promuove politiche antimeridionali, come l’autonomia differenziata di cui ha scritto anche su queste pagine Ilario Ammendolia nei giorni scorsi.
Forza Italia è il partito della riforma Moratti che ha devastato la scuola, delle leggi ad personam, del disastro economico.
Ma è anche ben altro.
I giudici del processo sulla trattativa stato-mafia, pur concluso con una assoluzione per tutti i rappresentanti istituzionali, hanno sancito i legami, ormai appurati, tra il partito di Silvio Berlusconi e Cosa Nostra. Marcello dell’Utri, fondatore del partito e poi senatore siglò, scrivono i giudici, “un deplorevole accordo politico-mafioso” con i membri di Cosa Nostra.
Nelle motivazioni della sentenza i giudici sono molto chiari: “Sono emersi elementi tali da far ritenere che, tra il 1993-1994, Dell’Utri abbia effettivamente incontrato personaggi mafiosi (non solo siciliani) per intessere un patto politico-mafioso nel quale si inserivano anche e, anzi, soprattutto, per quanto emerge in questo processo, gli incontri di Vittorio Mangano con Dell’Utri per ricapitargli i desiderata di Cosa Nostra”. Vi sarebbe stata quindi: “piena corrispondenza dell’intera Cosa Nostra nella decisione di ‘puntare’ su alcuni politici di quella neo formazione che si proponevano di sostituire la vecchia classe di governo e che, per ciò che Marcello Dell’Utri aveva assicurato, avrebbero portato ad interventi in linea con certe aspettative in tema di riforme normative”. Insomma, scrivono ancora i giudici: “vi fu chi, come appunto Marcello Dell’Utri, tramava (anche in ambito calabrese) per assicurare certi risultati elettorali dialogando direttamente con gli esponenti mafiosi”.
E chi forniva gli input a Dell’Utri? Ce lo dicono ancora i giudici: ““Su input, tra gli altri, di Bernardo Provenzano (allora capo di Cosa Nostra) e Giuseppe Graviano (boss di Brancaccio, organizzatore della strage di Via D’Amelio e delle stragi del 1993, nonché dell’omicidio di Don Pino Puglisi”. Tutto questo portò alla decisione di Cosa Nostra “di appoggiare il neo costituito partito politico Forza Italia nella convinzione che, grazie al canale con il suo leader Silvio Berlusconi, garantito dai risalenti e ampiamente sperimentati rapporti con Dell’Utri, si sarebbero potuti ottenere i benefici per i quali tutta l’organizzazione mafiosa si era impegnata sin dalla metà del 1992”.
Dell’Utri è infine stato assolto “nonostante il suo pesante coinvolgimento nella fase pre-elettorale ed anche post-elettorale (con delle azioni tali da assumere astrattamente rilievo per una differente fattispecie di reato, tuttavia coperta dall’intangibile giudicato assolutorio di cui si è detto intervenuto per i fatti di cui agli artt. 110 e 416 bis c.p. successivi al 1992)”. Ossia l’ex senatore è già stato giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa e assolto per i fatti successivi al 1992. La sentenza che invece lo condannò per i fatti risalenti agli anni precedenti attestò anche che Silvio Berlusconi finanziò la mafia palermitana in maniera continuativa tra il 1974 e il 1992 dopo avere stretto un “patto di protezione” con il capo di allora di Cosa Nostra, Stefano Bontate. I versamenti non si interruppero nemmeno quando Bontate fu rovesciato dai corleonesi di Riina.
Se avete voglia di leggere le quasi 3000 pagine della sentenza di appello del processo sulla trattativa stato-mafia eccovi il link: https://www.giurisprudenzapenale.com/wp-content/uploads/2022/08/SENTENZA-TRATTATIVA-APPELLO-Depositata-.pdf
A sentire alcuni dei nuovi aderenti cauloniesi a Forza Italia sembra quasi che si tratti di un piazzamento tattico, per il quale si è optato senza particolare convinzione. Ma intanto la scelta è ufficiale, Caulonia è governata da un’amministrazione comunale di destra. Hanno scelto il partito che oggi rappresentra la “destra moderata” ma che ha dei precedenti per nulla lusinghieri e che oggi è alleata di quelli che hanno come slogan: “Dio, Patria, Famiglia” ( https://www.fanpage.it/politica/dio-patria-e-famiglia-e-un-manifesto-fascista-sono-questi-i-suoi-valori-beatrice-venezi/), ossia lo slogan del criminale che firmò le leggi razziali.
E gli elettori cauloniesi, senza che nessuno li abbia avvisati, hanno eletto inconsapevolmente un’amministrazione di destra.
La mossa di Cagliuso rischia di alimentare inevitabilmente lo scontro politico cauloniese, che finora si era limitato a qualche battibecco e a qualche comunicato stampa del gruppo di minoranza, che non ha mai voluto esprimere una identità politica, se si esclude il consigliere Antonio Marziano, che da sempre milita nel centro sinistra.
A questo punto il centro sinistra cauloniese, se ancora esiste, ha due opzioni: continuare a dormire nascondendosi dietro ad un civismo che gli permetta di imbarcare il Domenico Campisi di turno (non ce ne voglia l’ex vicesindaco, per il quale nutriamo grande simpatia personale) oppure può “rialzare la testa” e ri-organizzarsi assumendo una identità precisa, a partire dalla campagna elettorale per queste decisive elezioni politiche, che potrebbero vedere l’Italia entrare nell’orbita russa e in quella dei paesi illiberali (come Ungheria e Polonia) a cui guarda con ammirazione la peggiore destra italiana.