Bombe sull’ospedale pediatrico di Mariupol, Coordinamento Docenti: “Continuiamo a parlare di pace nelle nostre scuole”
Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della Disciplina di Diritti Umani esprime preoccupazione per le drammatiche notizie pervenuteci inerenti alla distruzione di un ospedale pediatrico a Mariupol in Ucraina.
Ricusiamo ogni forma di violenza che non può trovare in nessun caso alcuna giustificazione meno che mai negli interessi economici e di parte.
A subire le conseguenze sono soprattutto i cittadini inermi, bambini, anziani e donne.
La guerra va contrastata con i negoziati e con le azioni diplomatiche che si spera vengano al più presto strutturate in modo più efficace e accolte dalle parti in causa.
È spaventoso immaginare piccole creature spaventate, affamate, ferite e addirittura uccise a causa dell’incapacità degli esseri umani di coesistere in modo pacifico.
Non ci aspettavamo certo che dopo la pandemia un altro spaventoso pericolo gravasse sulla collettività; la guerra bussa alle porte dell’Europa ma infuria senza troppa retorica da sempre in Asia e Africa. La pace non è una priorità europea ma dovrebbe essere garantita ovunque. Non esistono distinzioni quando i diritti civili vengono calpestati. La guerra costituisce il flagello più gravoso per l’umanità sempre e comunque. Finché non si affermerà un modus vivendi autenticamente pacifico e solidale, finché gli uomini continueranno a spararsi addosso in qualche angolo del pianeta, l’umanità rimarrà in pericolo.
Continuiamo a parlare di pace nelle nostre aule scolastiche e invitiamo gli studenti a coltivare propositi di solidarietà e amicizia verso tutti i popoli sofferenti a causa dei conflitti.
“Se parlo oggi della pace è perché la guerra ha assunto nuove sembianze. La guerra totale non ha senso in un’epoca in cui le grandi potenze possono mantenere forze nucleari enormi e relativamente invulnerabili, rifiutando di arrendersi senza fare ricorso a questi arsenali. Non ha senso in un’epoca in cui un’unica arma nucleare contiene una forza esplosiva quasi dieci volte maggiore di quella scatenata dalle forze aeree alleate nella Seconda Guerra Mondiale. Non ha senso in un’età in cui i veleni mortali prodotti da una reazione nucleare sarebbero trasportati dal vento, dall’acqua e dal suolo, contaminando gli angoli più remoti del pianeta e le generazioni future.”
(John Fitzgerald Kennedy,Washington, D.C.,10 giugno 1963)
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU