Ennesima follia “NO green pass”: Insegna di una birreria paragona il green pass ai lager nazisti
Che vergogna. Davvero, che vergogna. A Iseo, in provincia di Brescia, il birrificio Lakehop ha pensato di appendere questa insegna: “Il Green Pass rende liberi”.
Scimmiottandone un’altra, quella che accoglieva i deportati in numerosi lager nazisti, tra cui Auschwitz e Dachau. Lager in cui le persone non andavano a bere la birra e a mangiare hamburger e patatine, ma a morire di stenti. O nelle camere a gas. O sbranati vivi dai cani. O fucilati contro un muro. O dopo essere stati utilizzati, loro sì, per atroci esperimenti pseudo-medici.
Ad Auschwitz, una mattina, un gruppo di gerarchi nazisti si rivolse a dei bambini in questo modo: “Chi di voi vuole rivedere la mamma?”. A Sergio De Simone, un bambino di appena 7 anni, non parve vero: fece un passo avanti, perché lui voleva rivederla. Ma non la incontrò.
Perché per quel passo avanti, Sergio non venne portato dalla mamma, ma in un secondo campo di concentramento, a Neuengamme, per essere sottoposto a barbari esperimenti medici. Gli furono iniettati i bacilli tubercolari. Poi, una volta ammalatosi, gli vennero asportati i linfonodi dalle ascelle per cercare eventuali anticorpi.
Infine, quando l’esperimento fallì e l’esercito Alleato era prossimo a sopraggiungere, i nazisti presero Sergio, lo condussero in un sotterraneo e lo impiccarono con i ganci che si usano in macelleria. Sergio non rivide mai sua mamma. Perché questo era il nazismo, quello vero.
E non esiste protesta o critica che possa legittimare una bestialità simile a questa insegna. Che deve essere rimossa, subito, e i suoi autori sanzionati. La misura della barbarie è tutta qui.
Marco Furfaro