Aiello: “La ‘ndrangheta e la massoneria sono gli sponsor della politica calabrese fino ad oggi. E’ ora di ribellarsi”
Di Pasquale Aiello
“Dei giovani meridionali ci siamo rotti i coglioni! Al sud non fanno un cazzo dalla mattina alla sera. Il vero problema del sud sono i terroni che lo abitano.” Erano questi i concetti che esprimevano con rabbia e odio i ‘predatori’ leghisti, al congresso dei giovani padani del 2013, spalleggiati dal loro ‘capitano di cartone’.
Ebbene, la Lega, paradossalmente, da qualche anno è nel governo della regione Calabria, insieme alla destra più squallida. Non è scesa dall’alto, è stata votata dai calabresi, gli stessi, destinatari di quegli insulti. La Calabria era scaduta in un tracollo etico e sociale, ha spento il cervello e ha dato credito a gentaglia da cui è stata sempre maltrattata, umiliata e beffeggiata.
In Calabria per un attimo si è assistito alla decadenza della dignità umana. Di sicuro esiste una questione meridionale sempre aperta che investe l’Italia intera con la quale nessun governo centrale finora ha mai voluto confrontarsi e che quaggiù, è ancora più meridionale, ma è altrettanto vero che i ‘politicanti’, sia di destra, sia appartenenti a una certa pseudosinistra, che si sono avvicendatati da diversi decenni al governo della regione, nulla hanno fatto per risollevare le sorti di questa terra.
Le strategie politiche, a parte i bei proclami sciorinati nelle campagne elettorali, sono sempre uguali e hanno sempre lo stesso fine. Servirsi della politica per fare gli interessi degli amici e amici degli amici, svuotandola degli ideali propri della vera Politica, quelli di essere l’unico strumento per la risoluzione dei problemi che angosciano tante comunità, e garantire i diritti di tutti, specie dei più deboli e indifesi.
Lo sdoganamento degli slogan ‘tutti possono fare politica’ e ‘l’ideale non esiste più’, ha infarcito il mondo politico di gente con grandi limiti, senza formazione, con scarse capacità politiche e sociali anche per non aver fatto quantomeno la ‘palestra’ degli enti locali e senza esperienza per non avere mai svolto militanza attiva sul territorio, semplicemente, forse, perché la politica non li ha mai interessati, e magari anche ambigui e oscuri moralmente, si sono ritrovati scaraventati dagli sponsor di turno, in una realtà che fino a poco prima era loro sconosciuta, rendendola simile a una cloaca, bersaglio di imprecazioni e maledizioni.
I dati degli osservatori, al netto del ‘capro espiatorio’ pandemia, dicono che la Calabria ha l’indice più alto d’Europa per quanto riguarda la disoccupazione e il più alto tasso di povertà del mezzogiorno, il lavoro è merce rara, la sanità arranca, nella Locride è stata praticamente quasi azzerata, i treni a lunga percorrenza nella jonica non esistono più, quelli a breve percorso viaggiano col freno a mano, ponti fatiscenti e strade impercorribili, e l’alleanza mafia-politica è sempre più compatta, aspettando i soldi del Next Generation EU alias Recovery Fund, in un apparato di corruzione e ammorbamento che ha ormai avvelenato la vita.
La ndrangheta e la massoneria sono gli sponsor della politica calabrese fino a oggi. La loro forza è nelle relazioni con il potere pubblico. La loro storia è pertanto la storia sociale delle classi dirigenti, dei loro valori, delle loro abitudini e costumi, delle loro regole di gestione della cosa pubblica. E’ un connubio come un “pastrano” che copre tutto, consentendo ai suoi affiliati di introdursi in ogni settore sociale e finanche nei luoghi istituzionali dove insieme alle locali amministrazioni si decide la sorte di interi territori.
Da parecchio tempo, da quando i partiti sono stati sostituiti dai ‘comitati d’affari’, la politica non rende conto del suo operato ai cittadini, ma a quei poteri che decidono tutto e governano l’esistenza. Poteri che si traducono in dominio soprattutto economico, che impongono regole e stabiliscono il destino di intere popolazioni.
Una politica becera, arrogante e banditesca divenuta ormai un cancro, che ha fatto dello scambio di voti e dell’inquinamento sociale una dottrina. Ancora in questa elezione regionale di Ottobre 2021, si incontra in lista gente del vecchio arsenale politico, vecchi arnesi di una politica malsana, disonesta e immorale che ha contribuito allo sfascio e al decadimento dell’intera regione.
Se il popolo calabrese, continuerà a dare fiducia a una casta del passato tra destra e pseudosinistra, palese o nell’ombra, che ha costruito carriere distruggendo la sanità e compromettendo il futuro di intere generazioni, non può dirsi vittima, è verosimilmente complice. Tuttavia per la prima volta, in questa tornata elettorale delle regionali del 3-4 ottobre 2021, scegliere l’alternativa a un sistema fatto di marciume, malaffare e corruzione che ha dominato finora, è possibile e sarebbe opportuno cogliere l’occasione.
E’ rappresentata da una coalizione civica che raduna donne e uomini che da anni portano avanti battaglie nei territori per la difesa dei diritti e a sostegno degli ultimi, lottano per l’acqua pubblica, per il diritto alla salute e la tutela dell’ambiente e parecchi… salutano ancora col pugno chiuso. Sono per l’uguaglianza sociale e a favore della solidarietà con i popoli.
Con queste connotazioni, sicuramente non è un misfatto definirla di sinistra e più ancora, anche con qualche nota Comunista. E’ capeggiata da De Magistris e affiancata, tra le altre, con la lista ‘Un’altra Calabria è possibile’, da Mimmo Lucano ‘il curdo’. Di De Magistris, sindaco di Napoli al secondo mandato, si conosce l’integrità morale, la lotta al crimine organizzato da Magistrato in Calabria, la sua avversione a ‘paranze’ varie della malapolitica e la determinazione a marciare spedito verso gli obiettivi prestabiliti.
Di Mimmo ormai, tutti sanno tutto. La colossale opera dell’accoglienza con il ‘modello Riace’, i grandi ideali e gli ammirevoli valori civili, morali e politici insieme alla sua dichiarata appartenenza di Sinistra quella reale e autentica e l’ostilità che ne è seguita, da parte dei poteri reazionari che comandano in Italia, sono il suo biglietto.
E’ scontato che l’elezione di De Magistris, in Calabria, potrebbe rompere gli equilibri ambigui e poco trasparenti di un consolidato sistema criminogeno. I presidenti di regione fatti in casa, finora non hanno mai brillato, né costruito alcunché, è evidente. Molti di loro, hanno sempre inteso il governo della regione come fonte di potere per portare avanti gli interessi dei clan di turno. Se si vuole il vero sviluppo di questa terra, la partita non dovrà finire con l’elezione, comunque vada.
Le elezioni sono un gioco di marionette, dice Lenin. Il capitale è tutto. E allora è nella direzione del suo abbattimento che bisognerà concentrare il conflitto. Ne sono una dimostrazione i lavoratori della GKN e della Whirlpool, che da mesi sono in lotta per difendere il lavoro. E’ ora di ribellarsi alle imposizioni di un sistema che, poco per volta, annichilisce le menti tentando di partorire una dittatura in giacca e cravatta.
Bisogna che anche in Calabria la parte bella e pulita di questo popolo, con i lavoratori in testa, diventi una ‘massa’ in grado di ragionare in senso collettivo, che elargisca energie nuove e fresche e faccia crescere le basi per una Rivoluzione in grado di sovvertire lo stato presente delle cose. Mimmo Lucano ci stava provando…
Il popolo calabrese deve organizzarsi e riprendersi la vita. Continuare nel solco che ha indicato Mimmo non è follia e nemmeno utopia. E’ semplicemente la lotta per i diritti di tutti, per il riscatto della Calabria e del meridione intero, per una nuova fratellanza tra i popoli, per il lavoro e per la necessità di un mondo migliore.