A fuoco una casa nel comune di Benestare. Il racconto dell’ex sindaco Rocca

A fuoco una casa nel comune di Benestare. Il racconto dell’ex sindaco Rocca

Di Rosario Rocca

Stanotte ho temuto veramente per la vita di mia moglie e di mio figlio.

In piazza Municipio, a pochi passi da casa mia, la Pro Loco aveva organizzato una festa. La festa dell’uva. Ero passato qualche oretta con il bambino, c’erano delle bancarelle, una sagra ben organizzata e suonatori.

Tarantella, vino, allegria di paese. Il mio paese. Mi sentivo affaticato per via di un viaggio consumato nel giro delle precedenti 36 ore. Ma prima di andare, Elio mi ha chiesto di comprare un braccialetto da regalare alla sua mamma.

Francesca ci aspettava a casa, stanca ma felice di abbracciare il piccolo come ogni sera. Come se fosse sempre la prima volta dopo molto tempo. Il resto sarebbe stata la routine serena di un padre che riscalda il latte in un pentolino e di una mamma che racconta una storia.

Poi un biberon, un libro animato di animali in vena di fare festa, una ninna nanna. E, soprattutto, un bambino meraviglioso che si addormenta. La mia famiglia.

In genere mi abbandono al sonno per ultimo, forse perché amo vederli addormentarsi abbracciati. Le loro braccia intrecciate, i loro capelli adagiati tra il cuscino e il lenzuolo. E così è stato anche ieri. Sono certo che il mio dormiveglia, quello che precede di poco il sonno, ad un certo punto era ancora più piacevole per il suono degli organetti che sentivo in lontananza.

Quando il citofono ha rotto quel divenire di una notte di un settembre ormai avanzato, ho pensato che fossero dei ragazzini in festa. Ma non ho imprecato nulla, anzi credo mi sia tornato in mente il tempo della mia adolescenza, quando per gioco si suonavano ancora i campanelli delle case e si scappava tra le viuzze intricate del centro storico.

Forse ho sorriso di quel ricordo, o è stata solo l’immagine di un sogno. Certo è che, almeno per un attimo, quella fotografia sbiadita mi è passata per la mente. Al secondo suono mi sono alzato per rispondere. Ho sentito una voce sconvolta che mi esortava ad uscire rapidamente da casa. Mi sono voltato verso la finestra e ho visto delle fiamme.

Mi sfuggono alla ricostruzione i momenti successivi, ricordo solo una corsa per le scale, le lacrime di Francesca e il bambino avvolto in una coperta. In macchina tremavano tutti e due. Non avevo la lucidità nè le parole per rassenarli.

Il resto è stato un lavoro instancabile del Vigili del Fuoco, i ragazzi che si davano da fare per dare una mano ai soccorsi e Tota, la mia anziana vicina, in lacrime.

Mimì, il mio vicino e proprietario della casa andata in fiamme, vive a Roma. Ha 97 anni ed è un carabiniere in pensione da mezzo secolo. È persona cordiale e perbene, di tanto in tanto torna al paese e viaggia ancora in macchina autonomamente.

Ama giocare a tressette con i suoi amici e va a pescare in barca. Questa estate la sua auto è andata in fiamme pure. Tutti in paese, conoscendolo, hanno pensato si trattasse di autocombustuine. Del resto, chi potrebbe avercela con una persona così gioviale e fondamentalmente buona.

In queste ore le forze dell’ordine stanno cercando di fare luce sull’incendio di ieri sera. Certo è che, se rinvenissero elementi tali da confermarne la natura dolosa, le fiamme continuerebbero ad ardere nel cuore del paese ancora a lungo.

Le immagini di oggi sono terrificanti, come il puzzo acre di gomma bruciata. Ma, malgrado tutto, mi piace pensare che storie di animali in festa continueranno ad addormentare bambini felici.

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