In un comune calabrese scatta il divieto dell’uso dell’acqua a fini alimentari, insorge il Codacons
“La tariffa da pagare deve essere ridotta del cinquanta per cento”.
Così il Codacons per i problemi idrici che in questi giorni hanno imposto al Sindaco di Montauro di vietare l’uso dell’acqua.
Per il Codacons “l’ordinanza di non potabilità, n. 68/2021 del 20 agosto 2021, con la quale il Comune di Montauro ha disposto il divieto d’uso dell’acqua a fini alimentari in tutta la marina zona marina – in questo periodo estremamente affollata – apre ad una possibile maxi azione giudiziaria”.
Mentre il pensiero dei nostri amministratori è volto alla prossima tornata elettorale, viene negato il diritto all’acqua danneggiando la stagione turistica e le possibilità di questo territorio.
L’associazione chiede al sindaco di disporre in favore dei cittadini la riduzione della tariffa in misura pari al 50 per cento, come previsto dalla normativa vigente.
Ma non basta. Secondo il Codacons, l’ utente che non può usufruire dell’ acqua a fini alimentari, infatti, “va risarcito e gli vanno rimborsati anche tutti i costi sopportati per reperire scorte di acqua da utilizzare sia per bere che per l’ igiene personale ed a livello domestico”.
“Senza considerare, poi, chi esercita una attività commerciale.
Bar, Ristoranti ma anche parrucchieri impossibilitati a svolgere la propria attività e per i quali s’impone un approvvigionamento anche per ragioni di emergenza sanitaria.
Per questi motivi il Codacons chiede un immediato incontro con l’amministrazione comunale anche per ricevere chiarimenti in ordine agli interventi programmati per gestire la crisi idrica. In caso di diniego o inerzia verranno promosse azioni collettive a tutela dei diritti di tutta la cittadinanza ingiustamente penalizzata dal grave disservizio”.
Nel contempo il Codacons chiede all’ASP di Catanzaro di verificare, ai sensi del Decreto Legislativo 31/2001, la qualità delle acque destinate al consumo umano in tutti i comuni della fascia Jonica, al fine di proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque, garantendone salubrità e pulizia.
L’ASP, per disposizione normativa, è tenuta a compiere campionamenti ed analisi mediante ispezioni sugli impianti e in prelievi di campioni che vengono successivamente sottoposti ad analisi presso i laboratori ArpaCal al fine di garantire che l’acqua erogata dagli acquedotti pubblici sia conforme ai requisiti previsti dalla normativa.
Francesco Di Lieto