Cosimo Cavallaro: “Caulonia e la sua Monnezza”
Se Tifone di Aegium, cultore della civiltà Achea e presunto fondatore dell’antica Kaulon, potesse valutare il senso civico di alcuni dei suoi attuali posteri, si rivolterebbe nella tomba.
Da buoni eredi della civiltà greca dovremmo tenerne presenti gli insegnamenti, tra i quali emerge il famoso monito: “non compiere mai atti per i quali potresti vergognarti”.
Ma non occorre risalire a tempi così remoti per osservare con raccapriccio come può abbruttirsi una ridente località della costa dei gelsomini a causa di un manipolo di cittadini caparbi nella loro ostinata maleducazione.
Basta percorrere alcuni tratti di strade poco trafficate del comune di Caulonia, per assistere a spettacoli degni delle peggiori “porcarecce” di romana memoria.
Vere e proprie discariche a cielo aperto, paradisi per topi e cani randagi portatori di malattie e di miasmi maleodoranti. Un inno all’inciviltà che grida vendetta alle orecchie di coloro che con premura e attenzione si prendono cura dei propri rifiuti.
Eppure, sebbene giunta con ritardo, la raccolta differenziata nel comune di Caulonia funziona bene. Ad osservare quanto avviene a Caulonia Marina, bisogna riconoscere che gli operatori ecologici si prodigano con diligenza e tempestività rispettando scrupolosamente il calendario prefissato per la raccolta porta a porta.
Altro discorso sembrerebbe essere quello dello smaltimento dei rifiuti ingombranti. Mi chiedo se probabilmente mi è sfuggita la notizia sulla presenza, nel territorio comunale, di un’isola ecologica organizzata dove smaltire i vecchi elettrodomestici o altri rifiuti voluminosi.
Ma tornando ai nostri cultori della raccolta “a muzzu” della propria immondizia, una domanda nasce spontanea: “non è più dispendioso e stressante comportarsi da persone incivili piuttosto che compiere alcuni semplici gesti affidando a professionisti ben remunerati e preparati lo smaltimento dei rifiuti che, tra l’altro, paghiamo comunque”?
La risposta parrebbe ovvia ma, poiché non possiamo entrare nella psiche di questi concittadini, ci siamo rivolti alla fantasia immaginando quella che potremmo definire “la leggenda dell’indifferenziatore compulsivo”.
Nico contemplava il contenitore in PET appena svuotato e si domandò: “sarà plastica, vetro o nduja”? Poi osservò con sospetto i secchielli di colori differenti ancora intonsi, sospirò profondamente e, in assenza di risposta, gettò il contenitore nel solito sacchetto del supermercato già ingombro di immondizia varia.
La scena si ripeté più volte fin quando, gonfio come un otre di capra, lo shopper si ribellò ed il nostro eroe negativo dovette ricorrere al sacco nero formato condominio. Ma anche quest’ultimo in breve lievitò fino a somigliare ad un otre di mulo. Il cadavere di monnezza era pronto per essere tumulato.
Fu a questo punto che il pasdaran dell’indifferenziata indossò la mimetica e partì in ricognizione alla ricerca del cimitero immondezzaio sul territorio. Girovagò fin quando un olezzo maleodorante non pizzicò le sue narici, accostò l’auto e si attestò nelle vicinanze osservando i dintorni con circospezione.
Nessun viandante, niente telecamere, niente droni e rare auto di passaggio: luogo perfetto! L’indomani all’alba un’auto a luci spente si accostò alla discarica abusiva, si fermò e da un finestrino aperto mani anonime scaraventarono un cadavere di immondizia sul bordo della strada il quale, rotolando, si fermò contro un palo metallico sul quale troneggiava un cartello: “VIETATO DEPOSITARE IMMONDIZIA”.
Un rombo di motore annunciò che la missione era compiuta e che il pasdaran era pronto per una nuova gloriosa impresa. Nessuno vide la torma dei topi che si avventavano sulla nuova spoglia.
Ovviamente abbiamo utilizzato l’ironia per mitigare lo sdegno anche se l’argomento del degrado ambientale, parente stretto del cambiamento climatico, è estremamente serio e va affrontato con determinazione e con coscienza civile.
Tutti noi siamo e possiamo essere determinanti per salvare questo nostro unico pianeta dal disastro. Come recita un proverbio arabo: “pulisci davanti alla tua porta e la città sarà pulita”.
Cosimo Cavallaro