Allonsanfàn
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21 Agosto 2020. Ritrovato un corpo senza vita ai piedi del Viadotto Sfalassà di Bagnara Calabra. Appartiene al franco-belga François Villon, autista di mezzi pesanti scomparso da quasi sei mesi dopo l’aggressione a monsignor Philippe Sermoise, come da denuncia della ditta Allonsanfàn per la quale l’autista lavorava da 11 anni. Gli inquirenti stanno indagando sui motivi del gesto estremo.
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23 Agosto 2020. Dagli elementi raccolti durante le prime indagini, emergono nuovi dettagli del suicidio dell’autista François Villon. A duecento metri dal corpo è stato ritrovato uno zaino contente diversi documenti tra cui, trascritto a mano, il testo del poeta parigino del XV° secolo omonimo dell’autista, intitolato “Ballade du concours de Blois”.
Ballata delle Contraddizioni
Muoio di sete accanto alla fontana,
di caldo avvampo e tremo per il freddo,
rimango in patria e insieme sono all’estero,
presso il braciere tremo tutto ardente,
vesto da re e son nudo come un verme,
rido e piango, non spero ma attendo,
mi riconforto e triste mi dispero,
mi rallegro e non provo alcun godere,
son privo di potere ma potente,
son bene accolto e tutti mi rifiutano.
Nulla mi è certo se non quel che è incerto
e oscuro se non quel che è evidente,
dubbi non ho se non su cosa certa,
tengo la scienza per un caso fortuito,
guadagno sempre ma resto perdente,
buona sera al mattino vi saluto,
giaccio sul dorso e temo di cadere,
ho quanto basta e non possiedo niente,
conto su un lascito e non sono erede,
son bene accolto e tutti mi rifiutano.
Di nulla ho cura, ma ogni sforzo impegno
a acquistar beni ai quali non aspiro,
di più mi secca chi meglio mi parla,
e chi mi dice il vero più mi mente,
è mio amico chi mi fa capire
che un cigno bianco è come un corvo nero,
e chi mi nuoce credo che mi aiuti,
menzogna o verità per me è tutt’uno,
ricordo tutto e niente so pensare
son bene accolto e tutti mi rifiutano.
Duca clemente, or vi piaccia sapere
che non ho senno o scienza e molto intendo;
che sono soggetto alle leggi comuni
ma che sono speciale. E che di più?
Ah, questo: voglio riaver quel che diedi.
Son bene accolto e tutti mi rifiutano.
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24 Agosto 2020. Suicidio Villon. L’autista franco-belga si è lanciato volontariamente dal Viadotto Sfalassà, che sovrasta la cittadina di Bagnara Calabra, in provincia di Reggio Calabria. Il maresciallo Nasone, del locale Comando Stazione dei Carabinieri, ha comunicato il ritrovamento di una borsa e di uno zaino nero contenenti effetti personali dell’uomo, diversi taccuini e vari appunti su fogli scritti a penna. Qui di seguito, tra gli atti raccolti, ecco il testo reso noto nell’ultima conferenza stampa.
“Caro F., negli ultimi mesi mi sono reso conto che non è possibile che sia tutta colpa mia. Poco importa che io adesso sia marmellata di uomo, è una mia scelta personale esserlo diventato, stanne certo. La dedizione nella ricerca di posti in cui io potessi star bene mi ha portato a scegliere il lavoro che faccio. E seppur già convinto che il luogo in cui io “posso essere” sia dentro di me, ho provato a cercarlo oltre. Che le strade del Signore siano infinite è stato solo il primo passo verso la querelle con Philippe, sfociata mio malgrado nell’incidente che ha portato alla sua morte, non di mia responsabilità per quanto possa contare dirlo adesso. Io e Philippe eravamo in classe insieme. Si può dire che siamo stati anche amici, di quell’amicizia adolescente che ti prepara a riconoscere la persona che sei e l’adulto che vorresti diventare. Quella che passa dalla prova, dalla consapevolezza e dall’accettazione dei paletti che si ritiene necessario dover mettere, non tanto come limite invalicabile quanto come promemoria del proprio passaggio. Segnare ciò che il passaggio ha comportato. Ho avuto per qualche anno la sensazione chiara che al dividersi delle nostre strade, io e Philippe avremmo voluto esser l’uno nei panni dell’altro. In un certo qual modo l’essere complementari è riconducibile al modo esponenziale di un potenziale che, sbagliando, ci riconosciamo solo in parte. Le cose si costruiscono e le cose si rompono. Magari per ricostruire altro, ma si rompono. Noi e le nostre coscienze siamo come i piatti in cui mangi tutti i giorni, che lavi tutti i giorni e che con cura riponi tutti i giorni al proprio posto nello scolapiatti. Ma un giorno capita che ti cada di mano perchè sei distratto, può succedere. Non dobbiamo mai dimenticare la funzione di noi piatti, portatori di ciò che è il nutrimento che accogliamo e serviamo. Non dobbiamo mai considerarci nutrimento, rischieremmo di avvelenare il pasto. Questo è successo con Philippe, niente altro. Ci siamo avvelenati, chi di noi due non è riuscito a sopravviverne ha poca importanza. Io non sono scappato, questo deve essere il punto di partenza per considerare questi miei ultimi mesi. Dell’empatia non mi piace parlare, specie se non la si avverte. La posizione che ho assunto nei miei confronti non deve gravare su nessuno. È ciò che mi sono ripetuto per qualche centinaio di chilometri, una volta deciso di intraprendere il viaggio che mi ha portato a guardare il mare dall’alto dello Sfalassà. Ci sono le isole di fronte a me. Sembra di poterle toccare con le mie stesse mani. Ho sedotto e mi sono lasciato sedurre dalle sirene che popolano queste acque, che popolano la mia testa. Mi sono lasciato convincere dall’idea che la concretezza sarà pure il modo scientifico per dimostrare la tesi che provo a portare avanti ma…
Il primo MA lo riservo alla mia mai celata voglia di sterminare ogni pensiero razionale. Il secondo MA, affonda le proprie basi sull’intuizione che (concreto o meno) ciò che tu senti, ciò che avverti, è. Esiste. L’ingerenza di un pensiero può svilupparsi al nostro interno ed essere come un nodo tra le sinapsi. L’embolo, il trombo e qualunque delle conseguenze che dobbiamo mettere in conto non passeranno inosservate ai medici dell’autopsia. Ma non è più affar mio, ammesso che lo sia mai stato. Oggi non è più affare mio. Caro F., io ho solo voglia di ricordare a me stesso che siamo esseri umani. Ed essere esseri umani comporta tutto ciò che sappiamo tanto quanto tutto ciò che non sappiamo, tutto ciò che ci piace e tutto ciò da cui scappiamo. Io per esempio non so volare, non so ancora volare. E credo sia arrivato il momento di imparare a volteggiare, chè l’elemento aria mi ha dato la vita e all’elemento aria voglio restituire parte di ciò che sono potuto essere, umano, come segno di riconoscenza. Non ne faccio un motivo di discussione, c’è poco da discutere. Le ali esistono. E vaffanculo Pindaro. E vaffanculo Icaro. E vaffanculo tu, caro F.. E vaffanculo pure io. Non state in pensiero per me. Io, marmellata di uomo, sto bene. Andiamo!”