Verso una casa più pulita: Come la pandemia sta rimodellando il concetto di igiene domestica
Forse qualcuno di voi avrà notato la differenza tra il catalogo IKEA 2020 e quelli degli anni passati. L’attenzione si è spostata dal design alla praticità, dalla bellezza al comfort, come se il concetto “casa da copertina” si fosse capovolto in quello di copertina ispirata a una casa (vera). Non poteva essere altrimenti: se è vero che il marketing non inventa nulla ma al limite si limita a interpretare la realtà, il catalogo del colosso svedese ha interpretato una realtà stravolta rispetto a un anno e mezzo fa. Una realtà con un nome ben preciso: pandemia, che ha costretto miliardi di persone a trascorrere molto più tempo in casa di quanto sia mai avvenuto nelle loro vite, in molti casi lavorando o studiando senza poter uscire per settimane. Le ricadute sulle case sono state visibili, e non parliamo solo di muri scarabocchiati da bambini annoiati, ma di scelte pratiche e funzionali volte a modificare gli habitat e consentire alla famiglia di trascorrere tutto il proprio tempo tra le mura domestiche, senza neppure ricevere visite dall’esterno.
Vivere in Lockdown: la trasformazione delle case
Come poteva perciò restare identico a prima il salotto? Non più stanza della tv serale o al massimo dei compiti durante il fine settimana, ma ufficio, aula scolastica, zona per pranzo, cena e colazione, sala giochi, sala relax e chi più ne ha più ne metta. Sparita la necessità di ricever gli ospiti, è diventata una stanza funzionale alla famiglia, in tutto e per tutto.
Cosa dire delle camere da letto? Meglio investire su armadi capienti e contenitori per lo stoccaggio dei giocattoli che su elementi accessori ormai percepiti come superflui (tende o tessili decorativi).
La cucina invece diventa laboratorio di sapori sempre in attività, per la preparazione di pasti da somministrare a tutti, e più volte al giorno. Il concetto di panino a pranzo e cena tutti insieme alla sera è scomparso nel giro di poche ore e il frigo degli italiani si è riempito improvvisamente, come prima avveniva solo nel periodo delle feste.
L’ingresso è tornato a rivestire la sua vecchia funzione: vestibolo dove sistemare tutti gli oggetti sporchi – “contaminati” diremmo oggi – prima di accedere a una casa vissuta, questo sì, ma sicuramente pulita con maggiore frequenza rispetto a prima. Scarpe, cappotti, ma anche chiavi e borse: tutto bandito e relegato all’ingresso di casa, la terra di mezzo tra un interno sicuro e quell’esterno sporco, spaventoso e pericoloso.
In casa l’igiene parte dal bagno
Ok, forse adesso stiamo esagerando, ma una cosa è certa: da febbraio 2020 i germi sono diventati ospiti ancora meno desiderati nelle case italiane. Del resto, altre pandemie in passato hanno determinato altre trasformazioni del modus habitandi delle popolazioni del mondo. In un certo senso, il design ha sempre tratto grande spinta dalle emergenze sanitarie, in particolare il design dei bagni.
Ebbene sì, perché molte malattie, in passato, sono passate proprio da un uso poco accorto dei servizi. E molte amministrazioni pubbliche sono riuscite ad arginare le epidemie diffondendo nuove abitudini nell’arredo e nell’utilizzo del bagno. Un po’ come con il covid-19, che ci ha finalmente fatto comprendere l’importanza del lavaggio accurato delle mani.
Pensate che negli Stati Uniti, quando infuriarono colera e tubercolosi, si sostituirono gli arredi bagno in legno, ormai riconosciuti come poco igienici, con la ghisa smaltata, più asettica, impermeabile e facile da pulire.
La stessa cosa accadde sui rivestimenti a terra, quando si iniziò a calpestare sempre più frequentemente il linoleum, materiale certamente meno corruttibile e “colonizzabile” dai microorganismi rispetto al legno. Nel frattempo, i pesanti tendaggi da bagno venivano sostituiti
dalle tende in lino, più luminose (all’epoca ci si affidava molto al sole per mantenersi in salute).
Ovviamente stiamo parlando di un periodo, quello a cavallo tra Ottocento e Novecento, in cui il bagno era ancora un privilegio dei ceti più abbienti, ecco perché fu proprio in questi anni che iniziò a comparire la distinzione tra bagno di servizio, cioè per gli ospiti, e bagno padronale, in zone della casa più riservate, meno esposte alle contaminazioni esterne. Infine, apparvero le maioliche sulle pareti, ultimo atto di un processo volto a creare un ambiente quanto più possibile igienico e igienizzabile.
Ma torniamo al 2021: cosa sta cambiando nei nostri bagni a causa della pandemia da coronavirus?
La prima necessità è che il bagno sia igienico e funzionale, con piani d’appoggio facili da pulire, che non si rovinino per l’utilizzo di alcol e candeggina, entrambi indicati dalle Autorità Sanitarie come sostanze chimiche in grado di eliminare il virus dagli oggetti. Gli accessori da bagno si adeguano proponendo dispenser con sensori, per non dover manipolare gli oggetti toccati da altre persone (infette?) per ottenere il sapone. Lo scopino del wc è sempre più spesso sostituito dall’idroscopino, anche se in commercio esistono soluzioni che non necessitano di modifiche strutturali all’impianto, come ad esempio lo scopino Wc senza setole o lo scopino Xiaomi a raggi UV che si igienizza da solo.
Domotica e wireless ci aiutano a vivere la stanza da bagno toccandola il meno possibile, accendendo le luci, aprendo l’acqua o tirando lo sciacquone senza premere nessun pulsante. E presto, dicono i designer e gli architetti, potremmo ritrovarci il lavabo anche fuori dal bagno, ad esempio all’ingresso, per essere sicuri di non dimenticare l’undicesimo comandamento dei tempi moderni: ricordati di lavare le mani!