Polemiche processo Rinascita-Scott, Aiello: “Presa Diretta ha fatto un servizio di vero giornalismo”
di Pasquale Aiello
E’ come un “pastrano” che copre tutto, permettendo ai suoi affiliati di introdursi in ogni compartimento sociale e finanche nei luoghi istituzionali dove insieme alle pubbliche amministrazioni si decide la sorte di interi territori. Ma sentire le varie opinioni, a parte la difformità di pensiero, si rimane un po’ perplessi.
In Calabria si sta celebrando il processo a una miriade di imputati venuti fuori dalla maxi-inchiesta Rinascita-Scott, forse la più grande operazione di sempre contro la ‘ndrangheta, messa in piedi dalla procura di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri, uno dei magistrati in prima linea contro la ndrangheta e il malaffare in Calabria. Un valente giornalista d’inchiesta, Riccardo Iacona, insieme al suo staff è sceso in Calabria per raccogliere materiale e documentarne l’evento nella trasmissione ‘Presa Diretta’ da lui stesso condotta.
Un servizio di vero giornalismo che ha frantumato il muro di silenzio dell’informazione determinato dai discutibili limiti imposti dal Tribunale di Vibo Valentia alle riprese audiovisive della discussione in aula. Una inchiesta per mezzo della quale, la gente ha potuto vedere e capire toccando con mano tutto il marcio e il putridume che si annidano in questa bellissima terra.
La messa in onda del programma, ha scatenato una serie di polemiche, si è parlato di processo mediatico e sentenze anticipate, di abuso del diritto-dovere di informare, di giornalisti e testate che in nome del dio audience si prestano a dare voce a un “tiranno che tratta i propri cittadini come sudditi”. Bisogna dire che in Calabria, ormai si è al paradosso. Si sta parlando di mafia, non è una partita di subbuteo, non si tratta di tifare, i mafiosi non sono normali cittadini ma criminali e tanti si incazzano e si agitano perché se ne parla. Lavorare onestamente, e adempiere al proprio dovere con integrità morale e rettitudine, anche rischiando la pelle per servire lo stato è tirannia, mentre usare la strategia del rinvio per dilatare a dismisura i tempi, magari aspettando che il giudice si ‘ammorbidisca’, invece è cosa buona e giusta. In una terra dove ormai la masso-mafia spadroneggia, ha invaso con i suoi tentacoli tutti gli spazi di democrazia e libertà, tiene sotto scacco la società civile con prepotenze e soprusi e si è impossessata di un intera regione bloccando sul nascere ogni idea di sviluppo, tessendo collusioni fra criminalità, politica, massoneria deviata, professionisti organici alle cosche e pezzi delle istituzioni, in una terra dove magistrati integerrimi, giornalisti ‘schienadritta’ e imprenditori onesti vivono sottoscorta, e dove le testimonianze delle vittime indignano e fanno angosciare anche i sassi, il problema principale è rappresentato dal ‘processo mediatico’ e dal conseguente probabile indebolimento del diritto di difesa. Il ‘processo’ al fenomeno mafia inteso ovviamente, come parlare, documentarsi ed esprimersi, andrebbe fatto dappertutto, in piazza, al bar, sul posto di lavoro, nelle chiese, a teatro, nelle scuole e in qualsiasi luogo e momento. Bisognerebbe urlare contro e prendere le distanze dalla ‘montagna di merda’ per contribuire in tutti i modi a estirpare il ‘cancro’ che annichilisce le nostre vite e ne pregiudica il futuro.
A chi fa paura se si ricomincia di nuovo a parlare di mafia sostenendo tutti i magistrati onesti e perbene, alcuni magari delegittimati da quel ‘sistema’ di cui si parla nel libro-intervista di Palamara. Sulla mafia non c’è da fare filosofia. Se veramente si vuole liberare la Calabria dal male dei mali e costruire un nuovo modello di vita per le nuove generazioni, è giunta l’ora che ognuno faccia la sua parte. Bisogna che la politica smetta di andare a braccetto, i professionisti e dirigenti non forniscano gli strumenti per aggirare leggi e normative e lo stato non scenda a patti e trattative. Bisogna mettere in pratica, da parte della società civile, un NO a tutte le mafie senza paura, senza se e senza ma, assumere una concezione di legalità che sbaragli la sottocultura della prevaricazione e della prepotenza, avere fiducia in quella grande maggioranza di magistratura sana che esiste e si vede, e sperare che Rinascita-Scott sia solo l’inizio di un riscatto per una società libera e affrancata da questo giogo maledetto.
‘Presa Diretta’, aldilà di presunti processi fatti in TV o sentenze anticipate, ha riportato avvenimenti e vicende di criminalità, usura, corruzione soprusi e ricatti raccontando come e perché è scattata l’inchiesta, ha dato voce alle vittime e ha fatto informazione legittima e onesta, seria e completa, così come tutta la stampa libera dovrebbe fare. Toccherà ai giudici e solo a loro valutare, condannare e assolvere in base all’elemento probatorio certo e sicuro. Chi non è corruttibile o influenzabile non dubita e neanche barcolla. Ovviamente, sempre nel nome del popolo italiano.