La classifica parla chiaro
Quindi alla fine pagai quei tizi, gli scrittori online, e mi sono lasciato convincere che comprare tre incipit e averne altri sette in omaggio era davvero un’offerta irripetibile. O irrinunciabile, non ricordo. Quindi pago, mi dicono di ricopiare parola per parola tutto ciò che mandano loro e di prenderlo come (s)punto di partenza per ciò che sarà la più bella storia che sarò “mai in grado di scrivere”. Questa cosa mi ha messo in imbarazzo perché non ho capito se partire dai tre che ho pagato o da uno dei sette in omaggio. Chi può dirlo se quelli omaggio valgono tanto quanto quelli che mi mandano dietro riconoscimento in denaro di un lavoro? Mi dico e mi chiedo come sia possibile scegliere quali vendere e quali regalare. Mi dico che scrivere dieci incipit di un certo tipo ha una sua importanza sennò finisci con lo scrivere incipit nei quali tiri in ballo gente che cerca di sfangarla scrivendo e vendendo incipit meravigliosi ma poi sono cazzi tuoi, eh. Il rischio di impantanarti a metà percorso è troppo alto e allora ti tocca magari fare un passo indietro e pensare al fatto che oramai quella roba l’hai comprata e quindi devi dare un peso al valore dei soldi che hai investito in questa cosa e questa cosa devi, DEVI, farla continuare. E come puoi farla continuare? Metti che ti trovi a dover parlare di feticisti degli incipit, sai esistono. Vivono tra di noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a farci rapire solo dagli incipit salvo poi abbandonare la lettura. Può capitare e non devi mai, MAI, fartene una colpa. Che colpa sarebbe quella di avere delle fissazioni? Le abbiamo tutti, TUTTI, e mi sembra come minimo presuntuoso pensare all’ipotetica classifica del feticismo più o meno importante. Anche perché lo sanno tutti (lo sappiamo tutti, sì?) che quello della Fede, con la effe maiuscola, è irraggiungibile. O inaccettabile, non ricordo. E quindi se mi trovassi di fronte a gente che mi vende gli incipit e una classifica comandata senza rivali da almeno un millennio abbondante, mi troverei impantanato nella mia passione di scrivere ma scriverei soltanto per riempire un foglio di nulla che al massimo mi pagherebbero poco più di nulla grazie a quel concetto sul valore aggiunto che in ipotesi dovrebbe riferirsi allo spreco di tempo che ho dedicato a scrivere quelle righe per soddisfare una malcelata (o maledetta, non ricordo) esigenza terapeutica di imprimere in concreto i pensieri da qualche parte, in qualche modo, per qualche strano apotropaico rituale che soddisferebbe al massimo la mia maestra delle elementari che, bontà sua, segue con piacere i suoi ragazzi anche nell’età adulta.
Dunque la questione è questa: “Nel principio Iddio creò i cieli e la terra. E la terra era informe e vuota, e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso, e lo spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque”. Mi sembra cosa buona. Che possa essere giusta è una delle diatribe ancora apertissime e presumibilmente destinate a rimanere irrisolte nei secoli dei secoli che gli scoli non ridurranno mai a sintesi. Rimane complicatissimo riuscire ad andare avanti con dei concetti che dovrebbero fare da iperbole per un raccontino capace di saziare le voglie che una maestra delle elementari ha provato a inoculare in ognuno dei suoi più attenti studenti. Si affronta la seconda parte con titubanza e ci si ritrova a far finta di imbastire trame capaci di tener dentro qualche riga l’attenzione di un lettore. E metti che il lettore sia per la prima volta il lettore delle cose che scrivi, potrebbe pensare che tu sia a corto di idee e che stai cercando di prenderlo per il culo, che tu stia provando a mettere insieme un cumulo di parole raffazzonate e con la scusa di chiederti, chiederci?, cosa significhi davvero avere un buon incipit; potrebbe pensare che stai provando a sfangarla a tua volta in quell’effetto matrioska in cui cazzate contengono altre cazzate più grandi, che contengono altre cazzate più grandi. In Bubbia, con Bubba, per Bubba. Il dubbio non è lecito, il dubbio è necessario. L’armamentario come campionario di possibilità è solo una cassetta degli attrezzi troppo pensante per portarla al settimo piano per fare quello che dici essere il tuo lavoro. L’oro sta in fondo e Re Mida è crepato da troppo tempo. Il barlume della discendenza si è estinto tra i filoni socioculturali di un tempo che ha tradito il tempo a sua disposizione. La lezione è finita con un campanello d’allarme. Antitarme, naftalina e ogni altra ingegnosa precauzione non sarebbero richieste se solo si fosse immaginato altro. Nell’altro i miei cieli sono accecanti ma qui non si vendono sogni, solo sordide realtà. “Se alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte in questo libro; e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Iddio gli torrà la sua parte dell’albero della vita e della città santa, delle cose scritte su questo libro. Colui che attesta queste cose dice: sì; vengo tosto! Amen! Vieni, Signore!”. Ora, siccome la mia competitività arriva fino a un certo punto e mi caco sotto di certe cose, chiedo: conoscete qualcuno o qualche sito di gente che per vivacchiare scrive pure dei finali degni, sfidando quello che in classifica è il miglior finale da almeno un millennio abbondante? O abbacinante, non ricordo.