Molti esponenti di Fratelli d’Italia arrestati per vicinanza alla criminalità. Ma la Meloni non si dimette
Da Roberto Rosso, rinviato a giudizio in Piemonte per voto di scambio politico-mafioso, a Giuseppe Caruso, arrestato con l’accusa di aver aiutato la ‘ndrangheta ad accedere ai fondi europei, da Enzo Misiano, fermato per legami con le cosche, a Gianfranco Pittelli, considerato dai giudici elemento di cerniera tra istituzioni, ‘ndrangheta e massoneria, a cui si aggiungono i recenti arresti di Domenico Creazzo e Alessandro Nicolò, fino all’ex tesoriere alla Camera Pasquale Maietta, considerato vicino alla criminalità organizzata romana di etnia sinti e accusato di aver creato un sistema di riciclaggio da 200 milioni di euro.
E poi legami politici via via sempre più stretti con forze di estrema destra come CasaPound, la vicinanza con Forza Nuova, che negli ultimi mesi ha pianificato e organizzato violenze di piazza, scontri, in una miscela esplosiva di fascismo, negazionismo, No-vax e No-mask.
Quella che Report ha restituito di Fratelli d’Italia ieri sera, con la consueta chirurgica puntualità giornalistica, è la fotografia impietosa di un partito infiltrato e infiltrabile, permeabile, fragilissimo, privo di ogni scrupolo o parametro etico o morale, smaccatamente vicino ad ambienti neri ed evrersivi, e di una leader, Giorgia Meloni, del tutto incapace non solo di controllare ma – peggio ancora – di reagire e rispondere nel merito ad accuse gravissime per chiunque, figuriamoci per un partito dal 16% che aspira a guidare un Paese come l’Italia.
In qualunque democrazia del mondo, anche la più scalcinata, dopo un’inchiesta del genere saresti costretto a dimetterti l’istante successivo alla fine del servizio.
Qui da noi Meloni, per difendersi, cita, infangandolo, nientemeno che Paolo Borsellino.
“Io ho cominciato a fare politica quando hanno ucciso Borsellino” ha risposto in modo lunare. “L’ultima cosa possibile nella mia vita è che qualcuno utilizzi i sacrifici che sto facendo per fare favori alla criminalità organizzata”.
Ecco, “cara” Giorgia, donna, madre e cristiana, puoi anche nasconderti dietro un dito, gridare ai complotti, al killeraggio mediatico, al servizio pubblico deviato, ed è persino probabile che milioni di italiani continueranno a bersela e grideranno, a loro volta, al complotto di quei “comunisti” di Report.
Ma giù le mani, la bocca, la faccia da Paolo Borsellino e dalla sua memoria. Perché tu quest’uomo, questo grande italiano, non sei degna neanche di nominarlo.
Lorenzo Tosa