Zito: “Dobbiamo aspettarci che il virus sia già tra noi roccellesi”
di Vittorio Zito – Sindaco di Roccella Jonica
La fase che stiamo vivendo è con ogni probabilità la più impegnativa di questa emergenza epocale. In questi giorni in tanti, preoccupati e impauriti dalle difficoltà e dai pericoli dei prossimi giorni, si chiedono perché il Governo nazionale, il Governo regionale, le autorità sanitarie locali e i governi locali non abbiano fatto e non facciano di più per contenere la diffusione del COVID 19.
Per quanto sia difficile da accettare, la verità è che nessuno, e dico nessuno, era, è e sarà mai totalmente preparato ad un evento del genere. Lo dimostra il fatto che non c’è nessun governo al mondo e nessuna organizzazione sanitaria sul globo che si è dimostrata in grado di contrastare l’avanzamento della epidemia in maniera marcatamente migliore rispetto a quanto si stia facendo qui da noi.
Quando ci viene voglia di prendercela con Conte o Speranza, pensiamo a cosa sta succedendo in Francia, in Belgio, in Spagna e nella stessa Germania. Quando facciamo anche ironia sulle difficoltà delle nostre ASP a processare i tamponi e sulla incapacità a tracciare i contatti, concludendo che siamo ad un passo dal collasso, pensiamo al fatto che in Lombardia e in Veneto ci sono gli stessi, identici e spesso più marcati problemi e che anche li sono a un passo, e forse oltre, il collasso.
Invece di discutere su cosa i governi dovrebbero fare, forse è più utile mettere in campo un’arma che solo noi uomini possediamo e che attiviamo da sempre per fronteggiare i fortunali della sorte: la ragione. E’ la ragione che guida i medici nelle ricerca delle cure, gli scienziati nella ricerca dei vaccini; e la ragione, in questo momento, deve guidare ognuno di noi nelle nostre azioni e nei nostri comportamenti. Se perdiamo questa capacità, quella di ragionare per comprendere cosa fare, difficilmente vinceremo questa dura battaglia contro il virus.
E allora, ragionevolmente dobbiamo aspettarci che il virus sia già presente tra noi roccellesi. Con i numeri dell’incidenza dei positivi in Calabria sulla popolazione a Roccella potremmo attenderci circa 25 casi di positività. E se dovessimo riferirci all’incidenza registrata in Italia ci dovremmo attendere ben più di 70 casi. Quindi è da folli poter pensare che a Roccella non ci siano casi positivi. Ma siccome più del 60% dei casi positivi non sa di esserlo perché non manifesta sintomi rilevanti, sappiamo che il virus circola tra di noi, ma non sappiamo chi potrebbe essere positivo al COVID 19. Da qualche giorno in tanti stanno facendo il tampone rapido, che è un sistema molto attendibile per individuare possibili contagi. E da giorni si rincorrono voci sui casi di positività riscontrati a Roccella attraverso questo importantissimo strumento di diagnosi. E tanti ci chiedono se le voci siano vere e cosa intendiamo fare.
Ma forse, prima di chiedere chi e quanti sono i positivi a Roccella, dovremmo tutti chiederci come vogliamo vivere i prossimi giorni e mesi. Sapere se tizio o caio sono positivi cambierà i nostri comportamenti? Saremmo più tranquilli? E fino a quando, fino alla prossima notizia di tamponi positivi?
Non è ragionando così che supereremo questa emergenza. Il problema non è legato a ciò che può e deve fare il Sindaco o l’ASP. Il problema è se prendiamo o no coscienza che chiunque di noi potrebbe essere, senza saperlo, positivo al virus. E allora è certamente importante sapere quanti casi ci sono a Roccella e individuare chi è positivo. Ma lo è solo per poter attivare subito le azioni di sanità pubblica necessarie a contenere la diffusione: isolamento e quarantena. E non lo è per determinare differenze nei nostri comportamenti. Non possiamo essere tranquilli se non ci sono tamponi positivi e preoccupati se ce ne sono.
Indossare la mascherina, mantenere il distanziamento, lavare spesso le mani, evitare riunioni e incontri non necessari, spostarsi di casa il meno possibile. Questo siamo chiamati a fare, semplicemente questo. Tutti, indipendentemente da quanti casi ci sono a Roccella e dalle difficoltà dell’ASP a fare i tamponi. Solo questo possiamo e dobbiamo fare. Perché non abbiamo alternative o vie di fuga.
E chi sa di essere positivo al COVID 19 a seguito di esame con tampone rapido deve RESPONSABILMENTE fare due cose. La prima è auto isolarsi dentro casa, avvisando il proprio medico, che richiederà all’ASP l’effettuazione del tampone. La seconda, importantissima, è avvisare i CONTATTI STRETTI, perché non c’è nulla da tacere. Ricordando che contatto stretto è chi nei 10 giorni precedenti ha avuto un con un caso positivo un contatto diretto (faccia a faccia), a distanza minore di 2 metri e di durata maggiore a 15 minuti o si è trovato con lui in un ambiente chiuso (es. aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) senza indossare la mascherina.
Non sappiamo se arriveremo di nuovo alla chiusura totale. Sappiamo però cosa possiamo e dobbiamo fare per tentare di superare questa emergenza. Essere razionali e responsabili.
Due opzioni che solo noi, singolarmente, possiamo esercitare, e che non possiamo delegare ad altri.
Non al Comune, non all’ASP.