La destra in piazza per danneggiare i commercianti che dicono di volere aiutare
Non dobbiamo mettere nessuno in guardia dai commercianti. Dobbiamo mettere i commercianti in guardia dai fascisti. Perché sono loro, i fascisti, a sfasciare le vetrine. Sono loro, i fascisti, a cercare la guerriglia con la polizia. Sono loro, i fascisti, a spegnere le voci di chi è disperato con il rumore delle bombe carta.
A quei rumori bisogna dare risposte giudiziarie. A quelle voci, però, occorre dare risposte politiche. Perché la vetrina di un negozio la si può ripulire il giorno dopo. Per il disagio sociale, invece, non c’è scopa che tenga. Concentrarci su quella vetrina rotta è esattamente ciò che i fascisti vogliono.
È il loro gioco ed è così da sempre: non aiutare il popolo ma dividerlo, non dare soluzioni ma cercare costantemente un nemico con cui destabilizzare il Paese. Una volta sono i migranti, una volta gli omosessuali, una volta lo Stato cattivo che, guardate, anziché ascoltarvi vi definisce criminali. Quando i criminali sono unicamente loro. Non le partite Iva, non i ristoratori, non i baristi, non i gestori o i trainer di piscine e palestre, non chi, in questi mesi, si è indebitato per rispettare alla lettera ogni norma, ogni comma di leggi e protocolli tra saturimetri, sanificazioni, termometri, distanziamento dei tavoli, riduzione dei posti, plexiglas e così via.
Ecco, mettiamo in guardia anche noi stessi, ricordandoci che il vero punto da affrontare, mentre combattiamo con fermezza la pandemia, è il disagio sociale. Che c’è, esiste. Perché non sarà il marchio Gucci a pagare la crisi, ma il lavoratore del bar di provincia. Quello stesso lavoratore che, magari, manifestava pacificamente a pochi metri più in là da chi giocava a sfasciare tutto. Non lasciamole a loro, queste persone. Rispettiamo le regole, combattiamo il virus, aiutiamo le persone. Perché il fascismo non è mai la risposta. Lo Stato, sì.
Marco Furfaro