Temevo fosse malato, e così l’ho insultato
La paura dell’altro
assumeva la forma
di un pretesto irrazionale
per poterlo allontanare;
la facilità del rancore
soffocava l’impegno
che richiede l’amore.
Vedevo un nemico
in quell’animo ferito,
temevo fosse malato
e così l’ho insultato.
Ma senza neanche saperlo
ero io a stare male,
non riuscendo più a gioire
nell’esser solidale.
Eppure c’è una salvezza,
qualcosa in cui sperare,
una mano protesa,
a cui potersi aggrappare.
A chi, in un mondo che è cambiato, non guarisce dalla propria disumanità.
A chi, nonostante il mondo sia cambiato, continua ad impegnarsi per renderlo migliore.