Ilario Ammendolia candidato a sindaco di Scilla. Il senso della sua candidatura
di Ilario Ammendolia
Appartengo ad un movimento politico che è impegnato da anni sul fronte umanitario, garantista e meridionalista.Un mese fa abbiamo deciso che le iniziative politico-culturali non erano più sufficienti ad incidere in una realtà disgregata e complessa come quella calabrese.Da qui la nostra decisione di utilizzare ogni consultazione elettorale come possibile “tribuna” per chiedere il ripristino dello “Stato di diritto” e l’attuazione, anche in Calabria, della Costituzione Repubblicana.Avevamo puntato ad una nostra presenza politica nella città di Reggio Calabria. E personalmente avevo dato la mia disponibilità a candidarmi alla carica di consigliere comunale così come avevano fatto quasi tutti i componenti del direttivo. I motivi, che abbiamo dettagliatamente esposto sui giornali, ci hanno indotto a rinunciare alla presentazione della lista.
Qualche giorno fa mi è stato proposto di essere candidato a Scilla per la formazione “Democrazia, Diritti e Libertà”. Ovviamente non con lo scopo di occupare la carica di sindaco e neanche di consigliere comunale ma per introdurre i nostri temi in un Comune come Scilla, il cui consiglio comunale è stato sciolto per mafia.Intuisco che una lista, improvvisata in 24 ore, é un forte punto di debolezza.Ripeto però che che nelle mie intenzioni non era finalizzata al successo elettorale ma avrebbe dovuto avere solo una funzione squisitamente politica. Ieri alle 12 mi è stato comunicato dagli amici, che più di me hanno seguito l’evolversi della situazione sul campo, che la nostra sarebbe stata una delle due liste presentate.
Credo sarebbe stato opportuno che i banchi dell’opposizione e della maggioranza fossero occupati da cittadini di Scilla e tuttavia ciò è riconducibile solo ed esclusivamente alla volontà della comunità politica scillese.Tuttavia sono contento che il Comune di Scilla, anche grazie alla nostra decisione, sarà amministrata da un sindaco e da un consiglio comunale democraticamente eletti, convinti come siamo, che un sindaco mediocre sia notevolmente preferibile al migliore dei commissari imposti dall’alto e non legittimati dal voto popolare.