Ndrangheta: Sequestrati beni per 160 mila euro
Nella mattinata del 2 luglio u.s., personale dell’Ufficio delle Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine, in esito ad una complessa indagine patrimoniale condotta nei confronti di DI BIASE Antonio, di anni 50, di Crotone, attualmente detenuto per l’espiazione di una condanna definitiva per associazione di stampo mafioso, ritenuto affiliato al consorteria mafiosa “VRENNA-CORIGLIANO-BONAVENTURA”, gravitante nell’hinterland crotonese, ha eseguito un decreto di sequestro preventivo antimafia, emesso dal Tribunale di Catanzaro, Sez. Misure di Prevenzione, presieduto allo scopo dal Presidente dott. Giuseppe VALEA e dai giudici dr.ssa Ermanna GROSSI e dr.ssa Simona MANNA, attraverso cui sono stati sottoposti a sequestro i beni mobili ed immobili, ed i connessi beni strumentali, appartenenti anche soggetti terzi del suo nucleo familiare, ma di fatto riconducibili al solo D.B.A.
Gli accertamenti patrimoniali, svolti di iniziativa da quest’ufficio, hanno preso l’abbrivio dalla citata sentenza di condanna definitiva, risalente al 14 gennaio 2016, della Corte di Assise di Appello di Catanzaro, attraverso cui non solo è stata ancora una volta confermata l’esistenza del locale di ‘Ndrangheta VRENNA-CORIGLIANO-BONAVENTURA, quanto piuttosto è stata certificata la partecipazione nei ruoli apicali del medesimo D.B.A., stante la sua condanna per tale imputazione alla pena di anni 9 e mesi 4 di reclusione di reclusione.
Le presenti risultanze investigative hanno in effetti dimostrato che l’intero patrimonio del D.B.A., denominato negli ambienti malavitosi “FANTOZZI”, è in realtà frutto della sua attiva militanza ai vertici della citata organizzazione mafiosa, essendo unanimemente ritenuto un uomo di strettissima fiducia del capo – promotore CORIGLIANO Paolo.
Il proposto, si è sempre distinto per la sua particolare scaltrezza e per la sua incondizionata fedeltà al capo dell’omonima organizzazione criminale.
Il D.B.A., nell’ambito della sua lunga militanza nelle fila della suddetta consorteria, oltre a commettere azioni tout court criminali, come il traffico internazionale di stupefacenti, diverse estorsioni e rapine, si è sempre avvalso del metus ‘ndranghedistico per imporre alle aziende aggiudicatrici di appalti le richieste estorsive, riuscendo ad accumulare nel corso di due lustri, a fronte di redditi modestissimi dichiarati al fisco, cospicui capitali, per poi investirli principalmente nell’acquisto di alcuni immobili che ha intestato ai suoi stretti congiunti.
Lo dimostrano in maniera intangibile i beni oggetto del sequestro antimafia, vale a dire:
– 2 unità immobiliari ubicate nella periferia cittadina, località Farina;
– Alcuni buoni fruttiferi postali;
– 1 autoveicolo;
– un conto corrente acceso in un istituto bancario;
Il valore commerciale complessivo dei beni in argomento ammonta ad almeno € 160.000.
Le operazioni di notificazione e di immissione in possesso, che hanno avuto inizio nella giornata di ieri, sono perdurati per tutta la mattinata odierna, per essere ultimati nei giorni a seguire.
A margine preme evidenziare che la suddetta misura di prevenzione scaturisce da una richiesta di sequestro formalizzata dal Questore di Crotone, nonché da autonome indagini patrimoniali, condotte di iniziativa dalla locale Questura. Queste ultime, infatti, vanno ad innestarsi in un progetto di riorganizzazione della locale Divisione Anticrimine e, in particolare dell’Ufficio delle Misure di Prevenzione Patrimoniali, recentemente oggetto di un rafforzamento dell’organico, ma che vede impegnato in prima persona il dirigente di quell’ufficio e un funzionario appositamente incaricato allo scopo.
QUESTURA DI CROTONE