Cu mina pe’ primu, mina ddu voti
Fu proprio il pomeriggio del giorno dopo a quello in cui la Madonna mi consigliò di andarci piano, che cominciai a non pensarci più. Il brutto doveva ancora arrivare. Rassettavo casa. Il mio senso dell’ospitalità non lo avevo ancora barattato con la voglia di spaccargli una sedia sulla schiena. Mi piace che le cose possano coesistere. Mi piace che le cose possano coesistere. Mistero della sete. La rete di contatti maturata in anni di carriera, mi avrebbe permesso di lasciarmi andare. Mi viene da ridere se ci penso. E ci penso spesso perché con questo caldo il rischio è quello di finire come ogni goccia della mia doccia, che parte fredda e solca la mia testa, passa tra i capelli, accarezza le spalle e prima di arrivare al culo è già cotta. Una botta e via? Chi se ne andrebbe mai dopo un momento così bello? Quello che voglio dire dovrebbe essere noto, accomodare l’ordine è solo una perdita di forze.
Forse non è così per tutti ma ho ho avuto la fortuna di capire quasi subito che “tutti” non esiste e allora che si alzino alte le bandiere dell’individualismo: che doccino gocce orgogliosamente autonome e fredde fino alla punta dei miei piedi. Chiedi e ti suonerà strano ma esistono risposte a tutte le tue domande. Ho preso una laurea in Teologia, dietro solito consiglio di Maria Confidente, rispondendo “Gesù Cristo” sempre e comunque. Se non fosse la risposta smantellerei l’impianto che foraggia troppa della quotidianità corrente, e allora perché non sfruttare l’occasione? L’opinione non conta più di un mozzicone di sigaretta spento, che è stata anche una bella sigaretta ma ora cosa ne resta? Attestano che il dottor Ciccio Cristo può esercitare, ci proverò. È mio dovere ribadire che le migliori intenzioni battono al ritmo del mio cuore e che ho un ottimo senso del tempo. Spazio tra gli argomenti come se li conoscessi veramente. Sazio anche senza denti rifiuto il pensiero di non gradire ogni pranzo al quale mi siedo. Credo che il corredo sia adatto e che potrei rivedere le mie posizioni solo nel caso in cui si trattasse di starci più comodo. Arano i campi della conoscenza senza cognizione di causa ma non potranno mai dire sia colpa mia.
Salpano le navi all’alba. La vita scialba ha preso per mano il portatore e ne ha fatto avventuriero. Le vele si gonfiano e le vene si irrigano di vita in divenire. Come si può dire quella cosa secondo la quale “voglio continuare a sorprendermi” non è certo un moto rivoluzionario ma è solo l’incisione sulla pelle del diario di bordo nel cassetto della scrivania del Capitano? Essere fraintesi è l’antitesi del concetto che ogni marinaio ha ben impresso nella propria testa mentre guarda il molo allontanarsi. Può darsi anche che sia solo una questione di soldi, ne sono consapevole, ma accolgo i manigoldi senza alcuno scrupolo di coscienza. Pensa a quanto sarebbe bello partire dalla condivisione delle reciproche necessità. Ce n’è per tutti, dicevano. Ce n’è per tutti, confermavano. Ma del concetto di “tutti” abbiamo già detto e non era menzionato alcun tetto salariale. Il regime dei minimi. Le confortanti massime che in alto mare diventano ancora di salvezza. Le medie ponderate si abbronzano incuranti della noia nella quale soccombere è un moto come un altro per rimanere fermi. Ci aspettano i vermi e ci aspettano grassi. Ci aspettano inermi e ci contano i passi. Potrebbe piacermi ma in quanto prassi è solo l’obbiettivo del mio fare bordello. Nel duello in cui mi sfido affilo i coltelli e mi piazzo sulla difensiva.
Cu mina pe’ primu, mina ddu voti, è vero solo se impari a non abbassare la guardia. Un ladro di occasioni potrebbe fotterti facilmente, non dovrei essere io a dirtelo. Lo so che sei bravo. Lo so che sei bello. Lo so che sei preparato. Lo sappiamo che ti hanno aiutato. E voglio aiutarti pure io, se me lo permetti. Sennò sai che fai? Cancella dalla tua testa gli ultimi minuti sprecati a leggere queste parole e prega la Madonna. Ti consiglierà di andarci piano. Ti consiglierà di andare affanculo ma di andarci piano. Il traffico da quelle parti ne ha uccisi più della penna che ne ha ucciso più della spada. Ecco perché ci droghiamo.