La mano in tasca

La mano in tasca

Guardando scorrere le immagini dell’omicidio di George Floyd, c’è un dettaglio che mi ha particolarmente colpito: l’ufficiale della Polizia di Minneapolis, nel tenere premuto il proprio ginocchio sul collo di Floyd che è immobilizzato a terra, ha la mano in tasca.
Ha la mano in tasca, mentre un uomo urla di non riuscire a respirare (“I can’t breathe”, divenuta espressione di denuncia in questi giorni).
Ha la mano in tasca, mentre porta un uomo alla morte incurante delle sue suppliche.

Ha la mano in tasca anche quando l’uomo giace ormai esanime sull’asfalto e lui, impassibile, non allenta la pressione per altri tre lunghissimi minuti.
Quella mano in tasca non è solo un gesto: è un manifesto del disprezzo e dell’indifferenza di un essere umano nei confronti di un altro essere umano. Quella mano in tasca è un modo di pensare, una visione del mondo.
Ancora oggi, una parte degli Stati Uniti e del mondo è costretta a vivere senza respirare a causa di chi, incurante, rimane a guardare con le mani in tasca.

CATEGORIES
TAGS
Share This