Aiello: “Il Modello Riace avrebbe fatto perdere consensi alla Lega, per questo hanno voluto fermare Lucano”
di Pasquale Aiello
Dunque, alla luce del giudizio del Consiglio di Stato, il “Modello Riace” poteva e stava funzionando. Come i giudici amministrativi del Tar, anche quelli del CdS danno ragione a Mimmo lucano e alle sue politiche definendo ‘encomiabile’ quell’ esempio e smantellano così il piano dell’ex ministro degli interni Salvini che è servito, purtroppo, a delegittimare quel progetto collaudato a Riace dall’ex sindaco e che stava facendo scuola nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti. Per amore di verità, era cominciato tutto con accertamenti ordinati dal precedente ministro Minniti che hanno di fatto interrotto le sovvenzioni dei progetti dal 2017 in poi, ma con Salvini ha subìto il colpo del KO e perciò era stato estromesso dalla rete Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati del governo.
E’ evidente quindi che il ministero degli interni a guida leghista di allora non aveva nessuna motivazione valida per escluderlo, in aggiunta senza un avvertimento che intimasse di correggere eventuali anomalie e, addirittura dopo una relazione ispettiva della prefettura che, invece, ne elogiava la bontà. In effetti non erano emersi reati che potevano portare all’espulsione dallo Sprar e all’arresto di Lucano, trasformato poi in esilio. In sostanza, in merito alle accuse di irregolarità amministrative e gestionali, non erano stati individuati realmente ed effettivamente i punti critici, solo accuse generiche. Insomma si è voluto realizzare un quadro con tinte fosche che suscita molte perplessità. Ora è chiaro a tutti, quantomeno a coloro che vogliono vedere e non guardare in aria, che l’unica spiegazione di tutta questa vicenda per cui Lucano è ancora sotto processo, può essere esclusivamente di natura politica ovvero quella di abbattere una esperienza unica, che per mezzo del suo artefice rischiava di innescare una rivoluzione socio-culturale che poteva essere esportata anche fuori, difatti in tanti altri posti si stava provando a riprodurla. Si capisce bene, allora, che per un ministero a guida reazionaria e oscurantista, che ha sempre avversato la cultura dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, era una sconfitta rumorosa che poteva suonare qualche campanello d’allarme e fare arretrare il consenso. Perciò Mimmo Lucano andava bloccato e la sua idea demolita. Adesso si spera che con la decisione dei massimi giudici, Riace, per il momento a trazione leghista, venga riammesso a tutti gli effetti nel programma di protezione per i migranti da parte dello stato, si attende la sentenza definitiva del processo in corso con la speranza che presto venga fatta luce su un uomo che ha solo commesso reato di umanità pagando un prezzo molto alto per aver accolto e difeso gli ultimi, e su un capitolo di storia socio-politica di livello mondiale che parla di fratellanza tra popoli e che nonostante tutto non è mai stato definitivamente chiuso, grazie a tanti cittadini liberi, intellettuali, politici, artisti riuniti in altrettante associazioni, animati dalla cultura della solidarietà e della partecipazione alla lotta per la difesa della libertà, dell’uguaglianza e dei diritti universali.