L’allarme di USB Calabria sul trasporto pubblico locale
Troppi sono i dubbi e le incertezze relative al trasporto pubblico locale, soprattutto nella nostra regione: è questo il grido di allarme lanciato da USB Calabria rispetto alla situazione della mobilità pubblica, già deficitaria di suo ma oggi aggravata dagli effetti delle disposizioni anti Covid-19.
Con l’ordinanza n.9 del 16 marzo scorso il Presidente della Regione Calabria disponeva alle sei società consortili calabresi – che rappresentano 28 aziende di tpl – una riduzione minima del 70% del servizio normalmente autorizzato. Da quella data, complice il lockdown disposto dal governo centrale, è stato pressoché impossibile muoversi con i mezzi pubblici sul territorio calabrese, anche per chi aveva la necessità di farlo rientrando nei casi consentiti dalle varie disposizioni al riguardo.
L’ordinanza ha imposto, quindi, la più alta percentuale di riduzione del servizio adottata nelle regioni italiane, visto che disponeva di effettuare non più del 30% dei servizi. Alcune aziende sono scese addirittura al di sotto di questa percentuale, comportando per molte aree della Calabria una riduzione maggiore dell’80% dei servizi. In poche parole, trasporto pubblico azzerato.
Questa condizione non solo ha impedito ai calabresi l’utilizzo del mezzo pubblico, ma ha catapultato i lavoratori del settore nel girone infernale dei Fondi di Solidarietà Bilaterali (cassa integrazione, per intenderci, con perdite che variano dal 20% al 60% del salario di primo livello e la totale perdita della contrattazione di secondo livello, laddove esistente).
La quasi totalità dei lavoratori del settore nel mese di maggio dovrebbe finire le 9 settimane di ammortizzatore sociale a cui le aziende sono ricorse, salvo nuovo Dpcm. Ed è questa ultima previsione che genera incertezza nei lavoratori del settore, per una probabile continuazione degli ammortizzatori sociali oltre le 9 settimane già subite.
Allo stato, a pochi giorni da un ufficiale allargamento delle maglie del lockdown per la Fase 2, non vi è certezza di una ordinanza calabrese che possa prevedere l’aumento dei servizi offerti. Questo nonostante in Calabria le “Ordinanze Santelli” abbiano di fatto già aperto alcune attività di produzione, che hanno creato a loro volta l’esigenza di una domanda di mobilità adeguata.
Le “Ordinanze Santelli” hanno già creato, nel settore del trasporto urbano, momenti di tensione. Vengono segnalate nella città di Catanzaro molte difficoltà nell’utilizzo degli autobus urbani, il cui affollamento non consente di ottenere la sicurezza necessaria anti covid-19, complice anche il noto “festeggiamento” esibito dal sindaco e che ha indotto la cittadinanza a credere che tutto fosse finito.
Dal 18 maggio ci si attende anche per il trasporto extraurbano un aumento di richiesta di utilizzo.
Se continua questa riduzione di servizi, le misure di contenimento, stabilite dal ministero dei trasporti per il trasporto dei viaggiatori sui mezzi pubblici, non consentiranno il trasporto in sicurezza di tutti i calabresi che volessero utilizzarli, né la sicurezza degli autisti. È auspicabile, quindi, attendersi un potenziamento dei servizi. Non si può, infatti, stabilire per le attività commerciali un distanziamento minimo e non farlo rispettare a bordo dei mezzi di trasporto.
Visto che in Calabria i problemi aumentano, come si vorranno trasportare i calabresi attraverso il servizio pubblico? Adesso, con un aumento dei servizi, sarà possibile contenere in tutta sicurezza un aumento di viaggiatori? E a settembre, invece, cosa succederà? È chiaro che tutto dipenderà anche da come si vorrà organizzare il mondo della scuola. Ma, anche in previsione di una didattica a presenza ridotta, gli autobus basteranno? Il numero dei dipendenti sarà adatto? E le risorse in più, chi le metterà?
Ma vi è di più! Il Dpcm, convertito in legge, ha stabilito che le aziende non debbano subire decurtazioni nei corrispettivi, salvo subordinare il tutto ad un’autorizzazione della commissione europea, mentre il ministero dei trasporti, dal canto suo, ha già deliberato l’anticipazione delle quote parti del fondo nazionale dei trasporti alle regioni, stanziando altri 500 mln al comparto. La Regione, però, in virtù della subordinata non liquida ai consorzi i corrispettivi e le aziende lamentano una quasi totale riduzione dei ricavi da traffico, a causa della riduzione dei servizi e del lockdown. Di fatto però, tutto ciò tradotto significa scaricare sui lavoratori tale costo, con l’adesione agli ammortizzatori sociali.
Tutto ciò è inaccettabile, USB non tollererà che i mezzi di trasporto si trasformino in trappole di contagio per i lavoratori, le lavoratrici e gli utenti.
Il silenzio della Regione Calabria in merito alla possibilità di aumentare i servizi è assordante. Non vorremmo che questa categoria di lavoratrici e lavoratori subisse addirittura una proroga di ammortizzatori sociali, e non vorremmo che, per sostenere questo, si possa derogare alle norme sulla sicurezza, non aumentando i programmi di esercizio.
Tutto ciò per USB è inaccettabile. La tutela della salute è la priorità, se questa viene meno non può esserci garanzia del servizio.
USB Calabria