Laura Pezzaniti: “Sono stata curata grazie a Ciavula, al Sindaco di Caulonia e alla Protezione civile”
Riceviamo e pubblichiamo:
Si dimette in data 27/04/2020 con seguente diagnosi: PANCREATITE ACUTA, COLECISTITE CALCOLOTICA, EPATOCOLANGITE, ITTERO OSTRUTTIVO, ANGIOMA EPATICO”. Beh, diciamo che non mi sono fatta mancare nulla!
Era ormai 2 anni che stavo male, il dolore era molto acuto e colpiva stomaco, sterno, la parte destra alta dell’addome per poi passare alla schiena in particolare sotto la scapola destra.in due anni ho fatto molte visite, analisi e cure: gastroscopia, tac, esami ematocriti, ecografie addominali e alla tiroide.Tutto perfetto. Tutto nella norma. Ciò nonostante si tentano svariate cure per presunta gastrite o ulcera intestinale, intestino irritabile, sospetta intolleranza al glutine e anche allergia alimentare. Ma il dolore, con il tempo, si faceva sempre più presente; dagli iniziali 10 minuti sono arrivata a stare male per ore, alla fine giorni interi. A dicembre su consiglio di mia mamma faccio un’ecografia addome. Il dottor Francesco Niutta è attento e scupoloso.
Risultato: un calcolo di 1 cm presente nella colecisti, ispessimento della stessa e fegato nei limiti della norma. Ma possibile che un solo calcolo potesse scatenare un simile dolore, tale da sottrarmi energie, farmi piangere e sembrare una vecchietta in fin di vita con un filo di respiro…? Mi viene prescritta una cura di 2 mesi, ma che non da nessun effetto. Tutto molto strano. Anche perché mi venivano sconsigliati alimenti che io non mangio.Sono vegetariana, non fumo e soprattutto bevo solo ed esclusivamente acqua. E nonostante fossi costretta a lunghi digiuni per via del dolore, prendevo peso. Da qualche medico mi sono sentita dire “è fibromialgia”; da altri addirittura che il mio era “un dolore inventato”. E quando un dottore non crede al fatto che per ore ti senti morire, che non esistono analgesici, antidolorifici che facciano scomparire il dolore, ti logora. Pensi che non c’è speranza; che c’è un tumore o che semplicemente si è pazzi per davvero. Continuo a dover chiamare i miei soprattutto la notte perché sto male, e poi ho un bimbo di poco più di 1 anno e mezzo…10 giorni sto male, uno sto meglio. Un altro buco nell’acqua. A fine gennaio sto sempre peggio. Eseguo nuova ecografia e compare una macchia sul fegato. Mi viene consigliato il parere di un chirurgo che per svariati motivi non riesce a fissarmi un appuntamento. Così mi viene proposto di recarmi al p.s. presso l’ospedale in cui presta servizio. Attendo 11 ore senza essere visitata come codice bianco. Solo il giorno dopo riesco a essere visitata da questo medico che mi mette in lista d’attesa per asportare la colecisti.Tempo massimo di attesa 60 giorni e, intanto, cura con 9 pillole al giorno fino al giorno del presunto intervento. Nel frattempo cambia lo scenario nazionale: a Codogno, il primo caso di Corona Virus. Da lì il tempo sembra non trascorrere mai. A inizio marzo prenoto una risonanza magnetica che, a questo punto , è l’unico esame che possa rilevare una diagnosi certa ma per via dell’emergenza sanitaria in atto, l’esame viene cancellato. La sera del 6 aprile, sento una forte fitta al petto, cado a terra, non riesco ad alzarmi , mio figlio piange e solo dopo più di mezz’ora riesco a chiamare i miei genitori che chiamano il nostro medico di base che suggerisce una puntura e l’intervento della guardia medica. Quest’ultima, si rifiuta di venire ed eseguire l’iniezione perchè potrebbero esserci problemi al pancreas e non si prendono la responsabilità.
Dopo due giorni, mercoledì 8 aprile, decido di recarmi all’ospedale di Locri. Ho accesso al p.s. come codice giallo, ma dopo 2 ore di flebo e un prelievo vengo rimandata a casa sapendo solo che ho degli esami alti. Il dolore si attenua tutta la notte dopo un mix di antidolorifici, uno dei quali mi provoca anche una reazione allergica. Allarmata , decido di eseguire degli esami del sangue che evidenziano i valori del fegato 300 volte superiori al limite. Consulto il medico che mi consiglia, a tutti i costi, di trovare una struttura disposta a eseguire una Risonanza magnetica. Chiamo tutti i centri della regione. La risposta è sempre la stessa “è tutto chiuso per via del corona virus”, oppure segreteria. Presa dalla paura, faccio appello tramite la vostra testata giornalistica, Ciavula. Da subito ricevo assistenza dalla Protezione civile, in particolar modo dalla gentilissima Antonella Ierace, dal nostro sindaco Caterina Belcastro, e da una moltitudine di persone che, pur non conoscendomi, hanno iniziato ad attivarsi per potermi aiutare. Sabato 11, prima di essere portata al p.s. di Locri da un volontario della protezione civile, Alberto, vengo visitata nuovamente dal dottor Francesco Niutta che, preoccupato non solo diagnostica la colecistite acuta e l’ittero, ma anche la dilatazione del coledoco, prescrivendomi una visita chirurgica d’urgenza. A Locri, mi “classificano” dopo due ore di attesa come codice verde. Assurdo. La mia permanenza lì dura fino a mezzogiorno di domenica di Pasqua, in una stanza del pronto soccorso senza essere ricoverata. Faccio la tac, esami del sangue, flebo, antibiotici e antidolorifici. L’esito della tac rileva un’ostruzione del coledoco (la via biliare principale) e pertanto necessito di un intervento d’urgenza chiamato E.R.C.P. che solo l’ospedale Riuniti di RC è in grado di eseguire. Le mie condizioni peggiorano così tanto che assumo un colorito giallo (ittero) e rischio la dialisi. Flebo per idratarmi e consulto chirurgico alle 2.30 di notte. Il giorno seguente mi viene consigliato di recarmi al Riuniti e che li avrebbero agito nel minor tempo possibile. Torno a casa ma sto sempre male. Il sindaco chiama di continuo in ospedale ed è continuamente aggiornata. Temendo per la mia vita, il nostro primo cittadino Caterina Belcastro, mi contatta e in collaborazione con il comando di polizia municipale in meno di mezz’ora,mi fa trovare sotto casa il signor Timpano della protezione civile di Caulonia superiore che, prontamente, mi fa arrivare in ospedale a Reggio Calabria accertandosi che io venissi assistita quanto prima. Arrivata nel Triage, eseguono il tampone covid 19 e vengo subito sottoposta ad esami e flebo. Successivamente vengo portata nella Lobby, dove passo tutta la notte monitorata. Nel primo pomeriggio di lunedì 13, vengo trasferita all’ospedale “Bianco Melacrino Morelli” di RC, perché è una delle strutture più controllate per quanto riguarda i contagi. Nessun positivo, accesso solo al personale medico e della pulizia. Che dire: al tempo del corona virus, per gli ammalati è ancora più dura… soli in mezzo propri dolori e ai dolori altrui. Qui conosco non dei semplici “medici” ma una famiglia. Non ho MAI sentito la solitudine, mai. Il dottor Alessio Rosato è il mio punto di riferimento e la mia “nuova dimora” è il reparto di medicina. Vengo subito sottoposta a elettrocardiogramma, prelievo, misurazione della pressione, flebo. Dottori, infermieri, OSS tutti premurosi, gentili ma soprattutto di un’umanità disarmante. Le analisi del sangue proseguono tutte le mattine per monitorare i valori di fegato, pancreas e reni. Giovedì faccio la tac e venerdì riescono a prenotarmi la tanto attesa Colangio Risonanza Magnetica. È tutto rallentato per via dell’emergenza sanitaria, ma almeno abbiamo un quadro più preciso: dilatazione delle vie biliari con presenza di due calcoli, uno dei quali occlude il canale del pancreas. Sabato 18 però divento più grave; nonostante il mio digiuno secco (12 giorni senza acqua né cibo), vomito ogni 10 minuti, ho forti brividi, capogiri e pressione bassissima… rischio la vita: Pancreatite Acuta. Con l’impegno dei dottori e la pronta assistenza degli infermieri, riesco a migliorare alle 2 di notte. Credevo non avrei più rivisto mio figlio, nè mio marito. Gli esami del sangue rivelano condizioni alterate di pancreas e fegato. Domenica mattina mi viene detto che l’indomani , sarei stata operata con la tecnica E.R.C.P. in anestesia parziale con durata di circa 60 minuti. L’intervento riesce, ma gli esami non accennano a rientrare nei valori della norma. Ulteriore digiuno di 5 giorni e sotto stretta osservazione perché il pancreas non sembra funzionare al 100%. Solo sabato 25 aprile inizio a bere acqua e a mangiare una fetta biscottata. E finalmente, lunedì 27 le dimissioni. Attendo il secondo intervento per asportare la colecisti, ma appena riacquisterò le forze. Se oggi posso raccontare questa odissea, lo devo al nostro sindaco, che mi è stata vicina tutti i giorni, posso dire come una mamma, alla redazione di Ciavula, che ha accolto con grande solidarietà la mia richiesta, ai responsabili della protezione civile Antonella Ierace e Giuseppe Timpano che hanno fatto tutto il possibile. Grazie a tutti i miei amici, ai miei parenti e alla mia famiglia che mi sono stati in ogni momento vicini. La parola GRAZIE non è sufficiente per esprimere la mia riconoscenza a quanti si sono preoccupati per me, grazie per le vostre preghiere, per il vostro supporto.
Laura Pezzaniti