Coronavirus, Malara(PD): “Il rischio per la Calabria è quello di trovarsi impreparati alla riapertura”
La crisi sanitaria, economica e sociale che sta attraversando l’Italia parte da una diffusione a macchia d’olio del Coronavirus soprattutto nei suoi centri nevralgici in particolare Lombardia e Veneto.
La diffusione nella zona del mezzogiorno (Calabria, Sicilia, Puglia, Basilicata, Molise, Abruzzo, Campania) è arrivata tardiva e ad oggi rappresenta una soglia bassissima fra il 9 e il 10% dei contagi di tutta la nazione, almeno dai dati censiti tramite tampone.
Le cause sono da individuare, oltre che dalle arcinote ragioni di minori comunicazioni col mondo, dalla primaria diffusione nel resto d’Italia e, conseguentemente, la tempestiva chiusura, da una diversa concezione del mondo Sanitario, più “familiare”, lì dove il medico di base diventa quasi un membro della famiglia in grado di tracciarne anche i rapporti sociali, conseguentemente rintracciare i contatti del positivo diventa molto più semplice che nel resto d’Italia; vi è anche una ragione demografica: la centralità della Lombardia la rende una regione ad alta densità demografica con la sola provincia di Bergamo che conta gli stessi abitanti della Calabria. Le differenze sopra citate rendono addirittura impossibile ricavare i dati delle quarantene volontarie in Lombardia e addirittura quasi impossibile la comunicazione alle autorità preposte dal singolo cittadino.
L’esperienza del resto d’Italia rapportata alla diversa diffusione del fenomeno nella nostra Calabria in particolare, non deve diventare una posizione di confort, ma un vero e proprio monito: il lockdown Nazionale non è risolutivo ma è un tampone ad una struttura sanitaria che precedentemente all’avvento del Covid-19 aveva una media di 2,6 posti ICU ogni 1000 abitanti ben al di sotto dell’indice OCSE (4,7) e dalla Germania (6) con il picco peggiore nel mezzogiorno e in particolare proprio nella nostra realtà Calabrese (1,95), un non ottimo 2,8 in Lombardia senza contare la sanità privata, con una quasi eccellenza in Friuli (5). Dopo anni di austerità in cui sono stati tagliati circa 25mila posti letto ospedalieri ed altissime spese in sanità privata che si occupa più di specialistica che di ordinario, le ragioni della disfatta sono esattamente i dati sopraevidenziati, molto simili a quelli della Spagna (2,4) che sta vivendo la pandemia in maniera molto simile a noi.
Analizzando, quindi, le risposte sanitarie delle varie Regioni che per prime hanno subito i contagi, balza subito all’occhio il dato maggiormente positivo del Veneto in termini di letalità (5,47%) che ha rafforzato di più il sistema sanitario rispetto alle altre e che ha adottato tamponi a tappeto (oltre 120000 a dispetto di una Lombardia che ne ha fatti oltre 130000 ma con oltre il doppio degli abitanti) e quindi ha un dato più completo; la Lombardia (17,49%), invece, si pone come fanalino di coda. Spaventa il dato italiano complessivo, l’indice di letalità è al 12,25% ben diverso rispetto alle altre Nazioni.
Il rischio per la Calabria è quello, quindi, di trovarsi impreparati alla riapertura, ad oggi i dati sperati di espansione della sanità calabrese non ci sono, i DPI, che comunque rappresentano una sorta di palliativo, sono quasi totalmente assenti e gli 80000 kit tamponi Covid su 9 aziende sanitarie sono davvero pochi. La differenza fra noi e le regioni settentrionali sarà che il vantaggio dell’anticipo potrebbe trasformarsi in un boomerang, con una porzione settentrionale dell’Italia già contagiata e immunizzata, vi è infatti un dato non trascurabile, lo spaccato dei numeri analitici è un dato infinitesimamente minore rispetto ai reali numeri soprattutto nei territori dove il virus si è diffuso prima, come asserito anche da diversi importanti virologi, e un meridione già arretrato di suo che dovrà affrontare in piena crisi economica una pandemia. Per non incorrere in un rischio che la Calabria non può permettersi, bisogna iniziare da subito il rafforzamento sanitario investendo immediatamente su strutture di degenza, come ad esempio la nave ospedale suggerita da Aldo Alessio Sindaco di Gioia Tauro, investire sugli Ospedali già presenti decentrati partendo dal DCA di Cotticelli con 86 mln € subito disponibili ed investire su una reale prevenzione quale quella di un controllo a tappeto della popolazione con tamponi che ha già dimostrato la sua importanza in realtà come la Corea, il Giappone e lo stesso Veneto.
Antonio Malara Segretario PD Sbarre
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