Riattiviamo l’economia con i GAS
Bisogna ripartire subito col lavoro, ma non come lo abbiamo conosciuto fin ora.
Bisogna ripensare il modello, troppo fragile, di società in cui la nostra generazione si è trovata costretta a dover vivere. Il mondo che la nostra generazione deve lasciare ai propri figli non deve avere nulla a che fare con quello in cui siamo nati.
Quel modello di società che si piega alle regole del profitto e dell’interesse economico; quel sistema secondo cui le aziende trasferiscono i loro capitali e le loro capacità imprenditoriali nel luogo di maggiore convenienza fiscale; quel sistema in cui si sacrificano i diritti dei singoli cittadini in favore di una “stabilità” economica. Ma sappiamo benissimo che in un mondo liquido, come quello in cui viviamo, è assurdo parlare di economia “stabile” o “solida”.
Viviamo…anzi…
Abbiamo vissuto in una società dove di stabile non esiste più nulla; una società in cui le aziende, che oggi mantengono “solida” l’economia di un determinato territorio, domani potrebbero farla crollare solo perché un altro territorio offre una tassazione, o un costo della manodopera, inferiore.
Per questo è necessario ripensare l’economia e renderla realmente solida, basandola su ciò che il territorio stesso offre attraverso la creazione di cooperative e start up capaci di rispondere, immediatamente, alla crisi economica e sociale verso cui la Pandemia ci sta trascinando e che gli esperti hanno già annunciato.
I territori economicamente deboli, come quello in cui viviamo, non possono permettersi di farsi cogliere impreparati ed è per questo che è necessario ripartire, da subito, col lavoro.
Si deve innanzitutto pensare a un sistema economico da applicare al periodo di emergenza perché tutti hanno bisogno di mangiare ed è indispensabile riuscire a creare lavoro soprattutto per chi è maggiormente in difficoltà.
Nonostante l’emergenza, le nostre piccole attività locali esistono e resistono ma è necessario, ora più che mai, sostenerle acquistando i loro prodotti, sostituendoli a quelli della grande distribuzione; bisogna metterle nelle condizioni di dover incrementare la produzione e di dover assumere nuovi dipendenti, generando così nuovi posti di lavoro.
Occorre mantenere le entrate nell’economia locale, eliminando tutti quegli inutili passaggi, tra produttore e consumatore, che arricchiscono le aziende della grande distribuzione lasciando le briciole ai produttori costringendoli a vendere il frutto del loro lavoro a prezzi stracciati, ma che il consumatore si trova comunque a dover acquistare con costi elevati.
Ma come fare concretamente a collegare produttori e consumatori per generare un’economia solida e solidale basata sui concetti di filiera corta, eticità e giustizia sociale?
La risposta a questa esigenza sono i Gruppi d’Acquisto Solidale (GAS).
I GAS esistono in Italia dalla metà degli anni ’90 e nel 2008 sono stati riconosciuti formalmente come “soggetti associativi senza scopo di lucro costituiti al fine di svolgere attività di acquisto collettivo di beni e distribuzione dei medesimi con finalità etiche, di solidarietà sociale e sostenibilità ambientale” nella Legge Finanziaria 2008.
Le strutture di riferimento dei GAS sono i Distretti di Economia Solidale (DES) e le Reti di Economia Solidale (RES).
I DES vengo generalmente utilizzati per raggruppare realtà territoriali, di una o più province, all’interno dei quali si riuniscono GAS e Produttori per permettere di incrociare domanda e offerta del territorio d’azione del Distretto.
Le RES invece si applicano su larga scala e servono a collegare le esperienze locali con altre, analoghe, distribuite in Italia e nel Mondo per favorire lo scambio tra le varie realtà e lo sviluppo dell’attività.
Abbiamo visto da quanto tempo esistono e quali sono le strutture di riferimento di un GAS. Ma cosa sono concretamente?
Un Gruppo d’Acquisto Solidale è, sostanzialmente, un gruppo di famiglie, amici o conoscenti che acquistano beni direttamente dai produttori, i membri di un GAS vengono chiamati Gasisti.
Ogni Gasista può fare i propri ordini direttamente al rappresentante del GAS di appartenenza che a sua volta provvede ad acquistare i beni dai produttori del DES di riferimento per poi distribuirli tra i Gasisti.
Abbiamo parlato di Reti e Distretti di Economia Solidale e Gruppi d’Acquisto Solidale. Ma cosa si intende con Solidale e verso chi è rivolta la Solidarietà?
L’Economia Solidale si fonda sui concetti di Solidarietà, Filiera Corta, Eticità, e Giustizia.
La Solidarietà è rivolta innanzitutto alla collettività di cui si fa parte, attraverso l’acquisto e il consumo di beni prodotti all’interno delle comunità stesse, sostenendo così l’economia locale; grazie a questo, la solidarietà si estende alle attività locali e, scegliendo produttori che operano nel rispetto della natura, anche all’ambiente.
Infatti i concetti di Filiera Corta, e cioè del minor numero possibile di passaggi di un bene dal Produttore al Consumatore, di Eticità, nell’impiego di metodi di lavoro rispettosi dell’ambiente, e di Giustizia, intesa come un rapporto equo con i lavoratori, rendono possibile l’estensione della solidarietà a tutta la comunità. In questo modo è possibile stimolare inoltre la crescita delle attività locali favorendo così la creazione di nuovi posti di lavoro.
L’attività dei GAS non si ferma al solo settore agroalimentare, ma può essere estesa a molte altre categorie di prodotti, da quelli per la cura della persona e della casa a quelli per l’edilizia, rispettando comunque il concetto di Economia Solidale.
La nascita di GAS all’interno dei territori può essere utilizzata come sistema di resilienza economica nell’affrontare le problematiche che la crisi, generata dalla diffusione del Coronavirus, ci porrà di fronte.
I Gruppi d’Acquisto possono essere attivati anche subito, infatti i Decreti emanati dalla Presidenza del Consiglio non impediscono lo svolgimento delle loro attività che stanno continuando a svolgersi attraverso l’acquisto e la distribuzione, a domicilio, dei prodotti ordinati dai Gasisti, favorendo anche la loro permanenza a casa.
La nascita dei GAS è la soluzione economica e sociale per rispondere alla crisi che sta per colpirci a causa della sospensione di molte attività lavorative, ma può anche essere uno strumento per il rilancio di un territorio, come il nostro, che è in crisi da sempre.