Caulonia, intervista a tutto campo all’ex assessore Franco Napoli
Dottore Napoli, Lei è stato assessore a Caulonia con due giunte diverse. Dalla sua posizione di conoscitore della macchina amministrativa cauloniese come giudica l’operato dell’attuale amministrazione?
Fanno quello che possono. Auspico per la cittadinanza che le cose possano migliorare ma vedo notevoli difficoltà oggettive e le dico il perché.
Da sempre i sindaci sono stati votati per il programma che mettevano in campo, per la loro squadra, per i partiti, liste e movimenti che li sostenevano. In quel momento storico a Caulonia niente di tutto ciò è purtroppo avvenuto. Tutto fatto in fretta e furia, una confusione ed una concitazione ci ha assalito nelle scelte, secondo me, alla fine operate senza un vero e proprio discernimento politico: penso che sia la prima volta che ciò capita a Caulonia.
In quei giorni la
cittadinanza si domandava a torto o a ragione: ma votiamo una compagine
assemblata con pezzi provenienti dalla destra e dalla sinistra più convinta per un “futuro” che avrebbe
rimarcato il passato, oppure votiamo l’altra compagine più innovativa messa però
insieme da idee in “officina” che in quanto tali dovevano ancora nascere o erano già imperfette? Risultato:
alla fine hanno vinto i candidati che sia da una parte che dall’altra erano tutti
validi elementi con esperienza o con
buoni propositi; lo scarto è stato
veramente minimo con l’unico risultato
di spaccare un paese già in ginocchio da circa un decennio.
Con commozione le dico che la mia esperienza
amministrativa sia con il sindaco
Campisi che con Ammendolia è stata positiva.
La seconda è stata più fortunata in quanto ha potuto beneficiare di una contingenza
politica sovracomunale migliore. Certamente avremmo potuto fare di più e
meglio, ma sia con una che con l’altra, tantissime sono state le
realizzazioni: rifacimento di strade, illuminazioni, campetti sportivi,
Casa della Pace, l’Istituto Agrario, il Lungomare, diverse reti fognarie, l’assunzione
in stabilizzazione a 30 ore di 14 elementi, incentivazione del volontariato, l’attenzione
verso i bisognosi di ogni genere e razza, delle attività di assistenza ed associative, l’incremento dell’attenzione verso i movimenti culturali e di culto, dell’artigianato,
dell’imprenditoria commerciale e della
politica abitativa attrattiva. Tante altre iniziative erano state messe in cantiere nella speranza
che dopo di noi ci potesse essere una continuità amministrativa invece tali
sono rimaste, anzi alcune sono scomparse, come il progetto del Cimitero di
Focà, il Compattatore, le case popolari di C/da Aguglia,il centro di
riabilitazione per neurolesi ed il poliambulatorio ASP, la riqualificazione del
centro storico, il rilancio delle meravigliose frazioni e dell’entroterra, il
rilancio turistico con il santuario della Madonna dello Scoglio, l’utilizzazione
plurifunzionale ed aggregativa della Casa della Pace, la strada delle Fate,
l’altro ponte sull’Allaro, l’eliporto, un insediamento industriale di
trasformazione agrumaria, la sopraelevata per l’accesso al mare e tanti altri
progetti che si possono ancora leggere sul piano delle opere pubbliche dell’amministrazione
Campisi, sostanzialmente confermato ed integrato da quella Ammendolia. Gli
uffici comunali davano risposte in tempi canonici ed il personale compresi
LPU/LSU lavoravano per la popolazione. In una parola una cittadina moderna
capace di riprendersi il ruolo fondamentale
che le competeva nell’alto Ionio reggino. In questa amministrazione, a
cui le ripeto auguro per il proseguo le migliori cose del mondo avendo in seno
veramente tantissimi amici, vivono delle repubbliche indipendenti dove alcuni
brillano più degli altri ma al momento nelle famiglie e nelle poche
imprese ed attività superstiti, si
vive soltanto un grande disagio economico e sociale dovendo scontare l’amarezza
di un dissesto, delle contribuzioni comunali tra le più alte d’Italia con bollette
che pagano sempre gli stessi, con delle tentate stabilizzazioni di personale anche
con funzioni dirigenziali improponibili e per niente funzionali al ruolo ed al
carico di lavoro, l’assegnazione di servizi a soggetti esterni al comune come
se nel nostro comprensorio non ci fossero stati elementi all’altezza, e mi
voglio veramente fermare qui perché sono
avvenimenti, mi creda, fuori dalle mie corde di pensiero.
Quali sono le priorità su cui dovrebbe puntare l’amministrazione Belcastro per risolvere i principali problemi del paese?
E’ una domanda molto difficile vista la situazione dissestata, le risorse e le esigenze con cui Caterina deve fare i conti. Che dire? Che almeno al momento porti a termine quello che ha promesso affermando che ha già stanziati i fondi tra cui: l’approvvigionamento idrico e l’intervento di consolidazione della rupe, l’inizio dei lavori del Poliambulatorio, il Paese Albergo, l’istituzione del pulmino per i bambini di Campoli e delle altre frazioni o in subordine riattivare l’attività didattica in loco, la riqualificazione della Tarantella con personaggi di spicco, che facesse delle trattative per pagare almeno in parte i suoi creditori dopo il dissesto dando loro ossigeno per potere continuare l’attività.
Potremmo rivederla in campo nelle prossime consultazioni comunali?
Sarebbe meglio il silenzio che l’equivoco, ma non sarebbe da me. Speriamo che Caulonia ce la faccia, dipende da quello che accadrà nei prossimi mesi. Gli ultimi 10 anni hanno trasformato il paese ed imprese, famiglie e lavoratori ne stanno sopportando il peso, stanno sostenendo sacrifici, spesso cambiando il proprio stile di vita. Caulonia è pertanto un paese incompiuto. La politica, oggi più di ieri, è chiamata a dare risposte concrete: con le azioni, l’esempio, i risultati non partendo dai programmi ma dalle persone. Il mio ideale politico è liberalsocialista. Ogni cittadino deve essere rispettato nella suo essere e nessuno deve essere idolatrato. Vedremo se è finito il tempo per tanti di fare da spettatori anche se si rivestono cariche pubbliche sotto il pretesto che si è onesti e magari cristiani: questi ancora hanno le mani pulite perché non hanno mai fatto niente, o troppo, ma per loro stessi. Concludo dunque rispondendo alla sua domanda dicendole che saranno le situazioni e le necessità del paese che mi faranno decidere se rimettermi o meno in gioco: vedremo per il meglio.