Rifondazione: “Meloni batte tutti, suo il primo arrestato dopo le regionali calabresi”
In Calabria grazie a una legge elettorale antidemocratica che impone lo sbarramento dell’8% è impossibile entrare in Consiglio per una lista che sia effettivamente di rottura con i sistemi di potere consolidati. Invece di personaggi in odor di ndrangheta notoriamente da anni ne entrano molti.
Ancora una volta si conferma che la categoria con più alto tasso di inquisiti non è quella degli immigrati ma quella dei politicanti della destra.
Il partito della Meloni batte tutti sul tempo e totalizza un consigliere regionale arrestato a meno di un mese dalle elezioni in Calabria.
Forza Italia segue perché essendo indagato nella stessa inchiesta un senatore la richiesta di autorizzazione all’arresto è soggetta al voto dell’aula.
Il quadro che emerge dalle notizie trapelate finora è desolante. E’ evidente che l’intreccio tra criminalità organizzata e politica rimane sistemico, le risultanze delle indagine sembrano fotocopiate per quanto è diffuso il fenomeno.
Se il centrodestra non ha mai combattuto le mafie con cui ha sempre avuto massima contiguità fin dai vertici e dai fondatori va detto che anche il centrosinistra in Calabria non scherza. Non a caso l’arrestato di Fratelli d’Italia prima era collocato con la coalizione di centrosinistra.
Il trasformismo è l’altro elemento che caratterizza la degenerazione della vita pubblica nel nostro pase e in particolare nelle regioni meridionali.
Si tratta di un altro effetto negativo del bipolarismo favorito dalle leggi elettorali maggioritarie. Mandrie di politicanti si spostano con i loro voti spesso in odor di mafie da uno schieramento vincente all’altro risultando determinanti.
La conseguenza è che non abbiamo partiti che esprimono indirizzi politico programmatici, ma comitati elettorali in cui gli interessi della criminalità pesano assai più delle esigenze della collettività.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale Rifondazione Comunista – Sinistra Europea