Minacce, violenze ed “elettroshock” per Patrick Zaki, egiziano studente a Bologna, arrestato al Cairo
Arrestato al Cairo il 7 febbraio scorso, Patrik George Zaki, ricercatore di 27 anni iscritto all’Università di Bologna per un master sugli Studi di genere e sulle donne, perché “incita a manifestare senza permesso del governo per diminuirne il prestigio, incoraggia a rovesciare il governo, usa Facebook per disturbare l’ordine pubblico, promuove la commissione di un crimine terroristico e l’uso della violenza”. Queste le accuse della Polizia Egiziana.
Per il giovane, che collabora con un’organizzazione non governativa che si batte per difendere i diritti umani, un’ordinanza di carcerazione di 15 giorni, per “permettere lo svolgimento delle indagini, ma è una misura che si può rinnovare più volte: altri attivisti politici sono detenuti così da tre anni”, comunica Amnesty, che denuncia: “Per 24 ore di lui si è persa ogni traccia. Non ha potuto contattare la famiglia, né un avvocato. Gli avvocati di Zaki hanno dichiarato che il loro assistito è stato picchiato, minacciato, sottoposto a scariche elettriche e interrogato sul suo impegno da attivista.”
Il Ministro dell’Università, Manfredi, e il Ministro degli Esteri, Di Maio, stanno “operando tramite i canali diplomatici per reperire informazioni certe e trasparenti e verificare la situazione”.
Nelle sere del 9 e 10 febbraio studenti, docenti e Amnesty sono scesi in piazza per chiedere la liberazione. L’Europa intanto dichiara, attraverso il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano: “stiamo valutando il caso con la nostra delegazione Ue al Cairo, e se necessario intraprenderemo le adeguate azioni.” facendo sapere che è stata l’Italia a richiamare l’attenzione sul caso dello studente.
Il ministero dell’Interno egiziano ci ha tenuto a precisare che “la persona in questione è di nazionalità egiziana e il suo nome completo è Patrick George Michel Zaki Soleyman ed è stato fermato in esecuzione di un mandato di cattura emesso dalla procura generale”.
L’episodio ha riportato alla memoria di molti quanto accaduto a Giulio Regeni, per cui ancora si chiede verità; quello che invece è stato chiesto, da più parti, in questi giorni è di non permettere che accada di nuovo.