Aggiornamenti sul blitz che questa mattina ha portato all’arresto di 37 persone
Questa mattina, i Carabinieri di Brindisi, in vari comuni della provincia di Brindisi e nelle Case Circondariali di Milano, Voghera, Lecce, Taranto, Brindisi e Bari, hanno dato esecuzione a due distinte ordinanze di custodia cautelare – entrambe emesse dal GIP del Tribunale di Lecce su richiesta di quella Procura Distrettuale della Repubblica, che ha condotto le indagini in un’ottica di rinnovata attenzione alla repressione di condotte di criminalità associata di stampo mafioso – nei confronti di 37 soggetti (di cui 29 in carcere e 8 ai domiciliari), ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, con l’aggravante della disponibilità di armi, associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsioni, eseguite congiuntamente, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce per convergenze investigative su 5 soggetti colpiti da entrambe le Ordinanze di Custodia Cautelare.
Le due indagini sono state condotte rispettivamente da novembre 2014 a luglio 2019 e da gennaio 2018 ad aprile 2019 anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche ed ambientali.
SYNEDRIUM
La prima indagine (convenzionalmente denominata “Synedrium”), condotta dal Nucleo Investigativo di Brindisi, che ha portato all’emissione dell’o.c.c. nei confronti di 20 persone (di cui 7 già detenute) per associazione mafiosa, armi, estorsioni e associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, nasce l’1.11.2014 a seguito dell’omicidio di TEDESCO Cosimo e tentato omicidio del figlio TEDESCO Luca avvenuti a Brindisi. L’attività svolta ha permesso, nella prima fase, di accertare dinamica e movente dell’efferato delitto commesso e di individuati come partecipanti, a vario titolo, i responsabili, ovvero ROMANO Andrea, COFFA Francesco e POLITO Alessandro (ndr. tutti legati da vari vincoli di parentela[1] tra loro).
Le attività di indagine svolte nella fase successiva hanno consentito di raccogliere elementi probatori circa le attività illecite che venivano svolte dai nuclei familiari COFFA/ROMANO per favorire e finanziare l’irreperibilità dei ricercati ROMANO Andrea e POLITO Alessandro ed anche quale fonte di sostentamento primaria dei citati nuclei familiari.
Le attività illecite poste in essere dal gruppo venivano gestite, in prima persona, dall’unico dei quattro individui in quel momento in regime di arresti domiciliari e che poteva impartire ordini ed imporre il suo carisma criminale sui loro sodali e cioè COFFA Alessandro.
Lo stesso, a causa della detenzione carceraria del fratello Francesco e dello stato di latitanza dei due cognati ROMANO e POLITO, seppur ristretto in regime di detenzione domiciliare, continuava a gestire le attività illecite per conto del gruppo criminale capeggiato dai soggetti in precedenza menzionati. Il COFFA Alessandro, non potendosi allontanare dal proprio domicilio, impartiva ordini che una fitta rete di sodali tramutava in azioni il cui grado di violenza veniva deciso in base all’obiettivo illecito da perseguire.
COFFA Alessandro si attivava sia per raccogliere il denaro necessario al sostentamento del fratello detenuto, dei cognati ricercati e delle rispettive famiglie, sia per far sapere “a tutti”(ndr. nel sottobosco criminale brindisino) che non era più ristretto e che quindi vi era elemento di spicco della loro consorteria a reggere le fila del gruppo.
Lo stesso, incontrando presso la propria abitazione i sodali dell’associazione:
– riceveva e inviava ai citati ROMANO, COFFA F. e POLITO notizie sull’andamento dell’attività, sia attraverso i loro familiari, sia attraverso “pizzini” manoscritti;
– trafficava in stupefacenti che consegnava ai suoi sodali per il successivo spaccio;
– riscuoteva il denaro provento di tutte le attività illecite condotte dal gruppo, tra cui il traffico e lo spaccio di stupefacenti, con il quale finanziava la latitanza del ROMANO e del POLITO, il sostentamento dei loro nuclei familiari nonché gli affiliati liberi e detenuti.
L’associazione mafiosa e l’associazione finalizzata al traffico
L’attività d’indagine svolta ha consentito di disvelare l’esistenza di un’associazione per delinquere di tipo mafioso operante nella città di Brindisi che si finanziava attraverso la commissione di attività estorsive ai danni di vari imprenditori e commercianti del posto, nonché attraverso il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti e riconducibile in particolare a COFFA Alessandro e ROMANO Andrea che sono riusciti, nel tempo, a fidelizzare intorno a sè diversi individui che guardavano a loro come chiari punti di riferimento nel panorama criminale di Brindisi. I due risultavano già affiliati da tempo ad alcuni esponenti della “Sacra Corona Unita” di Mesagne. Tale sodalizio, operante già in epoca antecedente all’omicidio del TEDESCO Cosimo, è denominato “Famiglia ROMANO/COFFA”, traendo spunto come detto dai nominativi dei due principali promotori di tale organizzazione criminale, e cioè ROMANO Andrea e COFFA Alessandro.
I componenti della “Famiglia ROMANO/COFFA”, sotto la direzione operativa dei due capi, si sono avvalsi di vari sodali per la commissione del traffico di stupefacenti, consolidatosi nel tempo e che aveva permesso al sodalizio di ritagliarsi un’ampia fetta di mercato attraverso una capillare rete di spacciatori, che veniva condotta dal PRETE e dal REMITRI, con l’ausilio di altri adepti, nei comuni di San Vito dei Normanni, Oria e Carovigno mentre il COFFA, attraverso altri affiliati, gestiva le attività di spaccio su Brindisi in particolare nei quartieri Sant’Elia e Paradiso.
In tale contesti è da evidenziare il ruolo svolto dalle donne per l’apporto che le stesse fornivano alla vita del sodalizio e allo svolgimento delle attività illecite dello stesso ma anche la piena consapevolezza e volontà di essere stabilmente a disposizione dell’organizzazione. I vincoli familiari che le legano agli uomini del sodalizio hanno rafforzato indubbiamente il vincolo associativo.
La rilevanza del ruolo delle donne è ancor più evidente laddove si considerino i compiti che le stesse sono chiamate a svolgere in mancanza dei mariti perché detenuti o latitanti, come nel caso di COFFA Angela, moglie di ROMANO Andrea e COFFA Annarita, moglie di POLITO Alessandro (prima latitante e poi detenuti in carcere per l’omicidio TEDESCO), che partecipano attivamente alle discussioni relative alla gestione delle attività illecite del gruppo, alle decisioni da adottare in merito alla ripartizione dei proventi per il proprio sostentamento e quello dei mariti latitanti, con specifico riferimento anche al traffico di stupefacenti.
I pizzini
Il 13 novembre 2014 sono stati sequestrati due pizzini ai sodali PRETE Giuseppe e CARPARELLI Luigi. Un primo manoscritto, redatto con pennarello di colore nero, conteneva gli ordini e le indicazioni che ROMANO Andrea trasmetteva ai suoi sodali e relative, principalmente, alla raccolta di denaro provento delle attività illecite poste in essere dal gruppo.
Un secondo manoscritto, redatto con inchiostro di colore marrone su di un foglio tratto da un’agenda settimanale, conteneva gli aggiornamenti sulle attività illecite che i sodali trasmettevano al ROMANO per informarlo sia dell’attuazione delle sue disposizioni che delle iniziative intraprese in suo nome.
La vicenda relativa al rinvenimento dei “pizzini” è assolutamente fondamentale perché dimostra:
– dapprima la pregressa, stabile e risalente nel tempo esistenza ed operatività del sodalizio, sotto la direzione di ROMANO Andrea e COFFA Alessandro, ancor prima dell’omicidio;
– il coinvolgimento nella vicenda di alcuni indagati: ROMANO Andrea, COFFA Alessandro e RUGGIERO Vito Simone autori dei “pizzini”; PRETE Giuseppe e CARPARELLI Luigi, che avevano portato i “pizzini” a REMITRI Cosimo affinchè ne riferisse il contenuto a ROMANO Andrea; COFFA Angela, moglie di ROMANO, che veniva immediatamente avvisata dell’accaduto dal RUGGIERO Simone e commentava con quest’ultimo la vicenda
– la partecipazione al sodalizio di alcuni indagati ed il ruolo di alcuni indagati all’interno dello stesso:
– i ruolo apicale di ROMANO Andrea, nonchè la frase di congedo con la quale quest’ultimo autorizzava i sodali ad agire: “IL RESTO FATE VOI AVETE IL MIO VIA”.
Le armi
L’attività d’indagine condotta sull’associazione di tipo mafioso ha consentito di accertare il possesso, in capo ad alcuni sodali e comunque la disponibilità in favore dei vertici dell’organizzazione criminale, di armi da fuoco di vario genere.
Le armi venivano detenute dai sodali per sottolineare con la violenza, in caso di problemi, la loro egemonia sul territorio cittadino.
La citata disponibilità di armi da fuoco, è emersa:
– il 01 novembre 2014 allorquando TEDESCO Luca, TEDESCO Luciano e DE LEO Daniele (ndr. testimoni oculari dell’omicidio del TEDESCO Cosimo e del tentato omicidio del TEDESCO Luca) dichiaravano che ROMANO Andrea, COFFA Francesco e POLITO Alessandro erano tutti armati di pistole durante le fasi dell’omicidio del Cosimo e del tentato omicidio del Luca;
– il 25 novembre 2014 ROMANO Andrea e POLITO Alessandro durante uno spostamento a bordo di un autovettura noleggiata in compagnia delle rispettive consorti, in agro di Carovigno, intravedevano in lontananza una pattuglia dei Carabinieri. I due latitanti, presi dal panico, abbandonavano l’autovettura e si dileguavano per le campagne circostanti. Le due COFFA si preoccupavano che il ROMANO avesse portato con sè la pistola di cui disponeva;
– il 25 febbraio 2015 il ROMANO Andrea, all’atto del suo arresto, veniva trovato in possesso di una pistola semiautomatica cal. 9 corto con matricola abrasa con inserito un caricatore nel cui interno vi erano n. 6 proiettili cal. 9 corto/380° AUTO il tutto perfettamente efficiente;
– il 29 giugno 2015 il CANNALIRE Ivano veniva tratto in arresto, in flagranza di reato, dal Comando Compagnia Carabinieri di Brindisi, poiché trovato in possesso di una pistola Beretta modello 92 FS con n.15 colpi all’interno del caricatore.
“FIDELIS”
L’indagine, convenzionalmente denominata “Fidelis”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Lecce e delegata alla Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Brindisi, trae origine a seguito del ferimento mediante l’esplosione di colpi d’arma da fuoco ai danni di TRUPPI Damiano, evento verificatosi a Brindisi la sera del 2 novembre 2017 e per il quale, al termine delle indagini, sono stati tratti in arresto i responsabili in esecuzione di un o.c.c. il 15 marzo 2018, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi a seguito di richiesta della locale Procura della Repubblica.
Dall’attività investigativa che ne è derivata, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, sono emersi taluni aspetti investigativamente utili in ordine ad un presunto traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, anche a livello internazionale, posto in essere da DE GIORGI Renato.
Contestualmente, nel corso delle indagini, sono stati acquisiti gravi elementi indiziari circa l’esistenza di una stabile ed articolata associazione criminale operante nel territorio di Brindisi riconducibile alla famiglia COFFA con al vertice i coniugi COFFA Alessandro e PETRACHI Maria (divenuta reggente dopo l’arresto del marito) e con componenti di rilievo COFFA Angela/STASI Marika/LAZOI Rosaria/ROMANO Alessio/COFFA Francesco, in ragione del loro rapporto di parentela e del ruolo direttivo rivestito all’interno della organizzazione, tant’è vero che hanno condotto personalmente le trattative legate compravendita/cessione delle sostanze stupefacenti.
Stretti collaboratori nella attività di spaccio degli stupefacenti e stabilmente inseriti nella associazione sono risultati MARTINELLI Abele e SCHENA Cosimo, MELLONE Enrico (il cui apporto è risultato fondamentale anche sotto il profilo dell’approvvigionamento di marijuana da Curto Marco) e CANNALIRE Pamela.
Un ruolo importante nell’attuazione dell’associazione hanno avuto i coniugi D’ANGELO Fabrizio/GIANNELLO Anna i quali, avendo perfetta conoscenza dell’esistenza di un gruppo criminoso dedito al traffico di sostanze stupefacenti, con condotte ripetute, abituali e stabili, hanno contribuito alla realizzazione del programma criminoso, agevolando l’attività di spaccio attraverso l’occultamento dello stupefacente da loro detenuto nel caso di controlli della polizia giudiziaria procedente.
Le indagini hanno permesso di individuare due distinti e diversi canali di approvvigionamento di stupefacente (cocaina) da cui l’organizzazione si riforniva: il primo riconducibile a DE GIORGI Renato ed il secondo riconducibile alla criminalità di Oria, che è stato individuato per il tramite delle conoscenze di MARTINELLI Abele e SCHENA Cosimo nonché attraverso la mediazione di PATISSO Giovanni. L’indagine ha consentito altresì di decodificare il linguaggio criptico utilizzato dagli indagati per comunicare tra loro e con gli acquirenti per mascherare sia le cessioni di cocaina che ogni riferimento circa la quantità, la qualità ed il prezzo.
CURTO Marco e COCCIOLO Vitantonio, pur non appartenendo all’associazione, rifornivano la stessa delle sostanze stupefacenti, ed in particolare:
– CURTO Marco riforniva di marijuana MELLONE Enrico che a sua volta la cedeva a COCCIOLO Vitantonio. Il CURTO risultava invece acquirente di cocaina dal medesimo gruppo;
– COCCIOLO Vitantonio era dedito ad una costante attività di spaccio di marijuana ed in talune occasioni ha collaborato con MELLONE Enrico per le cessioni di cocaina.
Infine, nel corso delle indagini, a conferma dell’attività tecnica svolta, sono stati eseguiti i riscontri investigativi di fondamentale importanza di seguito indicati:
– in data 08.03.2018, CURTO Marco ha ceduto 2 kg di sostanza stupefacente del tipo marijuana a MELLONE;
– in data 15.03.2018, CURTO Marco ha venduto al prezzo di 2100 euro 3 kg di sostanza stupefacente del tipo marijuana a MELLONE, che a sua volta la cedeva a COCCIOLO per la successiva attività di spaccio;
– in data 19.03.2018 la polizia greca in collaborazione con l’agenzia federale antidroga statunitense (D.E.A. – Drug Enforcement Administration) ha tratto in arresto, in territorio ellenico, DE GIORGI Renato e DE SANTIS Christian poiché trovati in possesso di 26,6 kg circa di cocaina destinata in Italia;
– in data 04.04.2018 è stato tratto in arresto MELLONE Enrico per detenzione ai fini di spaccio di 500 grammi di cocaina;
– in data 24.12.2018 è stato deferito in stato di libertà ROMANO Alessio per detenzione ai fini di spaccio di 2,10 grammi di cocaina; nel corso delle operazioni è stato rinvenuto materiale per il confezionamento ed appunti vari riconducibili ad un’attività di spaccio (un foglietto manoscritto sul quale erano annotati nomi ed importi).
– in data 20.03.2018, VOLPE Gianluca, figlio di COFFA Annarita e nipote di COFFA Angela e LANZOI Rosaria, ha esercitato violenza fisica nei confronti di un acquirente di sostanza stupefacente, per costringerlo a saldare i propri debiti nei confronti dell’organizzazione;
L’indagine, infine, ha consentito di impedire la commissione di altre e molteplici spedizioni punitive nei confronti degli acquirenti di stupefacenti inadempienti nei pagamenti, costantemente vittime di minacce e ritorsioni, anche gravi.
Comunicato Stampa Comando Provinciale CC di Brindisi