Ilario Ammendolia, il sindaco che ha rischiato il carcere per ripulire Caulonia dai rifiuti
Correva l’anno 2010 ed era estate. Ilario Ammendolia era sindaco di Caulonia e Presidente del Comitato dei Sindaci della Locride. A un certo punto le discariche chiusero e ci fu un blocco totale del conferimento dei rifiuti. Solo la discarica di Casignana funzionava al 20% ma non riusciva nemmeno a smaltire il 10% dei rifiuti della sola città di Reggio Calabria. Le strade si riempirono ovunque di rifiuti, un centinaio di cassonetti vennero dati alle fiamme nella provincia di Reggio, molti a Locri e Bovalino, ma il problema riguardava tutti i comuni.
A quel punto Ilario Ammendolia decise di non restare con le mani in mano ma di prendere in pugno la situazione senza attendere che le condizioni igienico sanitarie per le vie di Caulonia degenerassero ed emanò una ordinanza con la quale incaricava il tecnico comunale di preparare la copertura del suolo, per come previsto dalle normative, al fine di ripristinare una vecchia discarica in contrada Santa Domenica, nel vallone Apriche, da utilizzare come stazione di trasferenza in attesa di mandare tutto alle discariche quando fossero riaperte.
Il trasferimento ad Apriche durò circa 20 giorni non continuativi e nel frattempo una parte di quei rifiuti era stata smaltita in discarica. Ad Apriche però, visto che non si era mai proceduto alla bonifica, si trovavano ancora rifiuti degli anni ’80.
“Abbiamo ripulito il paese – ricorda con orgoglio Ilario Ammendolia – ma da Vibo Valentia si levò un elicottero del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri per recarsi ad Apriche, dove intervenirono circa 15 carabinieri. Ne fui informato e immediatamente mi recai sul posto – racconta – Li mandava la procura antimafia, che è competente per il traffico di rifiuti ma non per le questioni relative allo scarico temporaneo di rifiuti da parte degli operai comunali”.
Ammendolia e i suoi legali ne contestarono la competenza ma sia il sindaco che il tecnico comunale furono mandati a processo davanti al Tribunale di Locri che li condannò a un anno di carcere senza sospensione della pena oltre che al pagamento di 14mila euro di danni per la riapertura, secondo il Tribunale illegittima, della vecchia discarica.
Ovviamente venne fatto ricorso e la Corte di Appello di Reggio Calabria ribaltò totalmente la sentenza di Locri. Nella decisione dei giudici della Corte di Appello si legge che la scelta di Ammendolia fu “ragionevole” e presa in condizioni di “necessità e urgenza”. “Si trattava di una situazione di estrema difficoltà – scrivo i giudici – nella quale i rischi per la salute pubblica dell’utilizzo temporaneo di un’area eventualmente non perfettamente a norma per la raccolta dei rifiuti andavano bilanciati con i rischi ben maggiori che potevano profilarsi se l’impossibilità di conferire con la necessaria regolarità i rifiuti nelle discariche predisposte dal Commissario avesse comportato che essi restassero per giorni per le strade cittadine o stoccati in luoghi non adeguati o sui mezzi di raccolta”. Gli imputati Ilario Ammendolia (sindaco) e Giuseppe Commisso (tecnico comunale) vennero così assolti perchè il fatto non costituiva reato.
Quella di Ammendolia fu una decisione coraggiosa fatta nell’esclusivo interesse collettivo che però comportò una gogna mediatica e giudiziaria non indifferente.
Noi crediamo che siano queste le scelte che danno lustro al mandato di un politico e di un amministratore e oggi Ilario Ammendolia faccia bene a rivendicare con orgoglio il proprio operato.