Nell’attesa di un Long Island
Non credo di aver mai raccontato a nessuno di quella volta in cui incontrai un uomo con il coltello in tasca. Che poi mica tanto in tasca, visto che lo aveva appena tirato fuori ed aspettava il prossimo Long Island giocando al gioco in cui la mano sinistra è aperta sul tavolo, bendata, alla mercé della mano destra che segue il tempo di una canzoncina per bambini mentre sfarfalla il coltello tra le dita ben stese e rigide.
Un tardo pomeriggio come tanti, sul lungomare di Bagnara, in attesa che il tramonto regalasse i colori che ogni grande pittore avrebbe ammesso di non riuscire a riprodurre. All’arrivo del Long Island, il sorriso concentrato lasciò il posto ad uno sguardo sognante che, proiettato in lontananza, sembrava saper scorgere divinatorio i destini dell’umanità. Come se il mondo al tramonto fossero la sua palla di cristallo.
“Salute! Io sono Francesco”, mi esposi.
“Mi chiamo Francesco anche io”, mi disse con la consapevolezza di chi avrebbe risposto Giovanni, se mi fossi chiamato Giovanni, o Paolo, se mi fossi chiamato Paolo. Poi continuo: “Lo sai che quando Dio creò il mondo non aveva alcuna intenzione di scandire i tempi del giorno e della notte con il giochetto del tramonto e dell’alba?”, bevve un sorso “la sua idea iniziale prevedeva due mondi: uno alla luce ed uno al buio. Quello alla luce fu raccontato dai tizi che chiamano profeti come il Paradiso. Il buio rappresentava l’inferno. Ca va san dire.”
“Credo di non aver capito bene a cosa tu faccia riferimento…”
“Non esistono i riferimenti. Esiste la verità. Ognuno di noi contiene moltitudini ed ogni moltitudine contiene una moltitudine di verità”
“Ma è come dire che la verità non esiste…”
“Sembri un caro ragazzo”, continuò a bere “come cazzo fai a sostenere che la verità non esiste, quando ti ho appena detto che esistono moltitudini di verità?”
“Sembro quello che sembro ma forse…”
“Non esiste il forse. Esiste la verità. E per fortuna esistono moltitudini di verità. Ciò che ti sto dicendo è chiaramente una verità, ma tu non mi segui…”
“Ti seguo…”
“No. Non mi stai seguendo.”
“Ci sto provando…”
“No. Non ci stai provando.”
“Sto provando a seguire il ragionamento secondo le dinamiche mi racconti…”
“No. Stai provando a seguire il ragionamento secondo le dinamiche che il tuo cervello elabora in conseguenza alla tua visione delle cose.”
“Ti seguo.”
“Mi segui?”
“Ti sto seguendo…”
“Lo sai che quando Dio decise di impiantare il cuore nel corpo degli esseri umani fece scoppiare una bomba? Un piccola deflagrazione all’interno del primo prototipo di cuore. Ai piccolissimi pezzi spuntarono delle ali. Come posso spiegarti? Alcune sembravano quelle delle farfalle, altre sembravano le ali dei pipistrelli. Da bravo naturalista si spogliò, prese il suo retino da mezzo metro e nudo come un verme in attesa di sbocciare, iniziò ad inseguirli. Tanti pezzettini, tanto divertimento. Hai mai pensato che Lui sia uno di quelli che soffre di ansia da prestazione?”
“No”
“Bravo”
“Grazie”
“Uno alla volta rincorse e catturò tutti i pezzetti dell’esplosione. Uno alla volta li ripose dentro una voliera delle stesse dimensioni della teca che conteneva il cuore, o meglio, il primo prototipo di ciò che sarebbe dovuto essere il cuore”
“E?”
“E trasformò la voliera in una gabbietta di carne e sangue. Pipistrelli e farfalle avevano bisogno di nutrimenti ed ecco l’idea del sangue. Una fantastica elaborazione del concetto di nutrimento. Non credi?”
“Non ti seguo più”
“Lo avevo capito”
“Mentivo, ti seguo”
“È il tuo orgoglio a parlare”
“Ti seguo”
“Allora hai capito quanto sia geniale il concetto di nutrimento attraverso il fluire del sangue?”
“Certo”
“Sei un medico?”
“No. Ma una volta ho visto un documentario in cui un tizio è stato morso da un serpente e per prima cosa hanno provato a succhiare via il veleno prima che entrasse in circolo”
“Hanno fatto bene”
“Certo che hanno fatto bene. Il concetto è tanto fantastico quando si parla di nutrimento, quanto letale quando entra in circolo un veleno”
“Sei sveglio…”
“Ti seguo”
“Bravo”
“Grazie”
“E il colore della pelle?”
“Quando Dio decise di lavorare al colore della pelle degli esseri viventi era molto titubante. Lui è uno di fantasia. Sa essere anche un grande improvvisatore. Ed è certamente uno che non si pone limiti. Dunque la sera prima di mettersi al lavoro sul colore della pelle si sbronzò e l’indomani vomitò per ore ogni colore che tu possa immaginare. Lo vomitò proprio sull’ultimo campione di pelle a sua disposizione. Così fu”.
“Mi stai dicendo che il colore della pelle è solo il risultato di un post sbronza?”
“Ti stai dicendo che il colore della pelle è solo il risultato di un post sbronza”
“Non ti credo”
“Ti facevo un tipo sveglio”
“Sono un tipo sveglio ma non ti seguo”
“Lo so che non mi segui”
“In realtà ti seguo”
“In realtà non segui”
“Certo che ti seguo. Ma questo significa che siamo una massa di cazzoni…”
“Sei un tipo sveglio”
“Grazie”
“Figurati”
“Siamo una massa di cazzoni…”
“Siamo una massa di cazzoni…”
Guardò di nuovo il lontananza. Ordinò un altro Long Island. Nell’attesa tirò fuori il coltello e ricominciò a giocare.